L’onda lunga del Concilio


6 nostri concittadini su 20 di tutta la Diocesi di Napoli hanno ricevuto l’istituzione al ministero del lettorato. “Conoscere Dio è Entusiasmante”


Sabato scorso 19 gennaio, presso la Basilica dell’ Incoronata Madre del Buon Consiglio di Capodimonte, sei nostri concittadini hanno ricevuto, dalle mani del Vescovo Ausiliario dell’Arcidiocesi di Napoli,  mons. Gennaro Acampa, l’istituzione al ministero del lettorato.
Detta così la cosa potrebbe interessare a pochi, tanto più che quasi nessuno sa cosa siano i ministeri laici, del resto le persone che leggono le Sacre Scritture durante la Messa  non sono mai mancate, ma basti pensare che i sei istituiti di sabato, a Calvizzano saranno tra i primi a farlo dopo una istituzione “ad acta” da parte della chiesa, per porsi alcune domande… E allora (se vi va) cerchiamo di capire meglio.
In effetti, per ricercare il senso dell’istituzione dei ministeri laici, bisogna partire dalla rivoluzionaria virata da parte della chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II, iniziato nel 1962 con Papa Giovanni 23° e concluso sotto Paolo 6° nel 1965. Più che una svolta verso il futuro, quel Concilio è stato un ritorno alle origini, quando la chiesa era intesa come “popolo di Dio” e non come una enclave di prelati come purtroppo era diventata e rimasta per troppo tempo. Nella chiesa dei primissimi secoli i ministeri laici erano già presenti e anche molto più numerosi, perfino il delegato alla sepoltura delle salme (fossores) era un ministro della chiesa.
Al momento, i ministeri a cui i laici possono tendere sono tre: Lettorato, accolitato e diaconato, prima del Vaticano II intesi solo come tappe verso il presbiteriato (sacerdozio).
Ricordiamo che al Concilio Vaticano II si deve la celebrazione della liturgia non più in latino, ma nella lingua nazionale e con il sacerdote rivolto non più all’altare ma verso l’assemblea dei fedeli che prima assisteva passivamente ad un prete girato di spalle, ascoltando  qualcosa che non capiva, separati dal presbiterio da una balaustra per sottolineare il confine tra sacro e profano. Oggi quella balaustra ha ceduto ed è presente solo come elemento architettonico nelle nostre chiese.
Quella che adesso è  una tradizione: tintinnio del campanellino, durante la Consacrazione dell’Eucaristia, in effetti nacque come esigenza per richiamare i presenti, presumibilmente inconsapevoli e assonnati ad un attimo di attenzione.
Nonostante i tempi della Chiesa, quel Concilio è stato uno tsunami con epicentro in profondo mare aperto le cui onde  alte stanno arrivando ai nostri tempi, onde non devastatrici ma sicuramente demolitrici di un sistema ormai fuori contesto storico (e spirituale).
L’aspetto positivo delle demolizioni è la ricostruzione e la struttura complessa della chiesa cattolica, giustifica i tempi, una chiesa sempre più in borghese fatta di persone formate e consapevoli, loro stesse evangelizzatrici di una Fede sempre più di coscienza e sempre meno per fiducia o peggio ereditaria, più credenti e meno clienti.
I sei lettori istituiti  hanno frequentato un corso di formazione attivo in tutte le diocesi della durata di tre anni denominato P.U.F (Progetto Unitario di Formazione) al termine del quale hanno ricevuto l’idoneità al ministero. Il Puf è propedeutico non solo al ministero di lettore ma praticamente a tutte le attività in cui ci si intendere impegnare all’interno della pastorale parrocchiale: Ministro straordinario, catechista, operatore Caritas ecc.
 E’ necessario sottolineare che in questo caso, il termine “ministero” riacquista il senso che gli deriva dall’etimologia stessa (Ministerium: servizio), in questo contesto, quindi, il ministro è servo della comunità e non un rappresentante del potere, come purtroppo lo si intende, soprattutto nella politica.
In totale gli istituiti di sabato sono stati 20, rappresentanti delle parrocchie di tutta la diocesi di Napoli, facile quindi fare i conti e osservare come la parrocchia di Calvizzano sia ancora una volta un fiore all’occhiello per la comunità, visto che da sola è riuscita a contare 6 su 20 ministri lettori diocesani.
Alla domanda “perché formarsi?
Posso rispondere, visto che lo scrivente era fra i sei, dicendo che credere in Dio senza capire il perché, è come avere una Ferrari senza la patente. Abbiamo avuto la fortuna di esserci quando l’onda lunga è arrivata sulla  spiaggia della nostra vita, proviamo con coraggio a prendere la tavola e cavalcarla, nessuno è nato surfista, ma chiunque abbia un cervello e un cuore può imparare… e soprattutto a Calvizzano non abbiamo scuse per restare a guardare. Concludendo, credo che il termine giusto per rispondere al perché formarsi, sia che conoscere Dio è “Entusiasmante”.

Gennaro Gb Ricciardiello

Lettore Gennaro

Lettore Pierluigi

Lettore Gianni

Lettore Ciro

Lettore Castrese

Lettore Antonio



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