Gennaro GB Ricciardiello: “via corvi e gufi, Calvizzano è ancora viva”



Il duro commento su facebook di Ricciardiello, responsabile del gruppo social “Agorà Calvizzano” e la nostra risposta   

Ricciardiello: “così il commercio muore" (parte finale del titolo di un articolo di calvizzanoweb, pubblicato ieri, Ndr) è una affermazione eufemistica. A Calvizzano il commercio non esiste da anni, anzi ripartiamo ancora più da dietro togliendoci dalla testa l'associazione di idee Calvizzano/Via Conte Mirabelli, perchè non è e non può essere solo questo.
Inoltre, leggo ancora una volta di protestare... ma contro chi? Contro cosa?
Lo sport preferito dei calvizzanesi, il puntare il dito, per forza di cose è andato in disuso. Non c'è più niente e nessuno contro cui protestare per il semplice motivo che Calvizzano non è più niente, quindi prendiamoci la nostra parte di macerie e di responsabilità, una volta tanto. Mettiamo da parte il vittimismo, lo scetticismo, il pessimismo e soprattutto la rassegnazione e pensiamo a cosa possiamo dare e fare.
Mentre a chi si sofferma ancora ad elencare le negatività, ricordo un adagio di una vecchia canzone napoletana "A' strada è libera, puo' cammenà". I corvi ed i gufi non sono mai serviti a costruire ma solo a mangiare carogne, Calvizzano è ancora viva e quindi li invitiamo a svolazzare via.

La nostra risposta

Siccome siamo stati chiamati in causa, seppur di riflesso, è doveroso da parte nostra una risposta all’amico Ricciardiello, uno degli ultimi osservatori civici rimasti in città, ma anche un fine pensatore e dispensatore di idee progettuali per rivitalizzare Calvizzano. Partiamo dall’ultima tua affermazione: “Calvizzano è ancora viva…”. Siamo in totale disaccordo, poiché Calvizzano è “morta” da tempo, sotto tutti gli aspetti e il commercio (qui arranca da anni, ma ora, con la chiusura di Corso Mirabelli, rischia di morire se non si interviene tempestivamente. Quindi nessun eufemismo, o retorica) è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno di sottosviluppo voluto dagli amministratori degli ultimi venti- trenta anni, tra cui diversi mediocri e ignoranti, purtroppo votati da tanti cittadini per questioni nepotistiche e clientelari. In passato, ai fini elettorali contavano  più i certificati anagrafici che le idee, il che la dice lunga sul degrado sociale e culturale che imperava dalle nostre parti. Dunque, la domanda da porsi è: Calvizzano può resuscitare? Sicuramente e  non servono corvi e carogne  (questo tuo passaggio lo condividiamo in toto), ma persone di buona volontà che sappiano interfacciarsi con le Istituzioni, e anche protestare (non è vero che non serve la contestazione) al momento opportuno. Ma soprattutto occorre una classe dirigente di valore che abbia un’idea di città per costruirne la vocazione e l’identità.      


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