C’è stato un periodo (fine anni ’90) durante il quale
i tre ex Primi cittadini di Marano
(Bertini), di Mugnano (Maturo) e di Villaricca (Campanile) andavano d’accordo e
stringevano continuamente patti e strategie comuni, tenendo fuori puntualmente
altre realtà amministrative come Qualiano e Giugliano. Lo fecero con “Oficina” e con il Patto Territoriale (denominato
Terra Nostra), uno dei primi
esperimenti di programmazione negoziata dell’area giuglianese, che, però, fallì
sul nascere. Ma cosa li univa in modo così profondo, visto che provenivano da partiti
differenti (Bertini era un militante comunista; Campanile all’epoca era un
iscritto del Ppi; Maturo era un indipendente di sinistra, vicino al Pds e all’onorevole
Gambale, in quel periodo acerrimo nemico di Bertini). Ma perché andavano così d’accordo,
visto che rispetto all’asse politico nazionale erano collocati su posizioni
molto differenti (Campanile e Maturo erano “ulivisti” convinti; sostenevano
Prodi e il suo governo. Bertini, al contrario, era su posizioni molto critiche
verso il governo, verso il centrosinistra dell’epoca, verso le scelte
neoliberiste del Pds)? Ma cosa li teneva così vicino? Scavando nel loro
passato, c’erano due elementi che li accomunava: i percorsi personali che
ognuno ebbe nella sua vita con la cristianità, con la spiritualità, con l’impegno
religioso; il secondo elemento comune era che tutti e tre vennero sfiduciati
dai loro rispettivi Consigli comunali, erano detestati dai partiti (anche i
loro).
Percorsi
religiosi
Mauro Bertini (da prete mancato a sindaco operaio)
E’ quello che ha una storia più lunga. All’età di 13
anni entrò in seminario in Toscana, dove frequentò la scuola superiore con l’intenzione
di diventare prete. Dopo undici anni di seminario andò in Francia, dove fece
tre anni di esperienza nelle realtà religiose operaie, con particolare
riferimento a quelle che si chiamano “Le
Petits Freres” (i piccoli
fratelli). Visse drammaticamente un’esperienza a Marsiglia, con i preti operai
scaricanti di porto. Sono dei preti che rinunciano alle prebende del Vaticano e
vivono del proprio lavoro. Preti che fanno delle scelte sociali e di vita
diverse. Ma come arrivò a Marano?
“Fui mandato a
Napoli – dice – da Carlo Caretto (un mito del mondo cattolico, anche lui prete operaio)
per costruire una fraternità e continuare gli studi di teologia. Dovevo essere
destinato in Algeria”.
Dove non è mai andato…
“ A Napoli ho
fatto diverse esperienze, tra cui la Comunità Artigiana; poi, per una serie di
circostanze, non ho mai ricevuto gli ordini sacerdotali”.
Come ci racconta Bertini, da frate operaio, guidava le
lotte dei lavoratori di alcune fabbriche napoletane, e la cosa non piaceva alla
Curia. In quel periodo ebbe scontri furibondi con l’allora vescovo di Napoli,
Corrado Ursi. Così, poco prima di essere
ordinato sacerdote, decise di abbandonare e si sposò, venendo ad abitare a
Marano. Da allora, avendo conosciuto dall’interno la burocrazia clericale,
maturò un lento e graduale allontanamento dalla Chiesa, mantenendo però, nel
suo impegno politico un’impronta cristiana.
“Il mondo
operaio – aggiunge – è entrato nella
mia vita perché ho sempre stimato l’intelligenza e l’onestà di mio padre,
buonanima. Ho sempre ritenuto, quindi, che fosse normale essere intelligenti e
onesti essendo operai”.
Nicola Campanile
Campanile, 59 anni, è un cattolico praticante. Ha
militato nelle fila dell’Azione cattolica, non aderì mai alla Democrazia
Cristiana, anche se quella era la sua area politica di riferimento. A Bologna,
dove lavorava all’Inps, è stato anche segretario provinciale della Cisl, il
sindacato vicino all’area cattolica per eccellenza. Campanile, dunque, ha nella
matrice cristiana un elemento portante della sua cultura e della sua formazione
politica. Anche rispetto a lui, si parla di una vocazione sacerdotale bloccata
a metà. Campanile addirittura sarebbe voluto diventare un sacerdote missionario
e avrebbe anche studiato per questo. Poi ha rinunciato all’idea, ma non al suo
impegno religioso.
Maurizio
Maturo
Anche a proposito dell’ex sindaco di Mugnano (per un
periodo gli fu assegnata la scorta) si parla di una crisi mistica che avrebbe
avuto intorno ai vent’anni e che l’avrebbe portato a un passo dall’abito
talare. Dunque, tre ex sindaci di diversa rea politica che, all’epoca, venivano
accomunati nelle loro storie personali da un elemento: quello di essere tre
sacerdoti mancati.
Sia Campanile che Maturo, dopo le rispettive
esperienze di sindaci, continuarono a collaborare con Bertini. Campanile nel
ruolo di assessore al Lavoro e Maturo in quello di city manager, ma dopo
quattro mesi si dimise, perché, come si vociferava all’epoca, aveva capito che c’era una falla nei conti pubblici
e che il Comune avrebbe rischiato il dissesto. Maturo si mise contro l’intera
macchina comunale poiché premeva per una drastica riduzione del fondo
incentivante e un maggiore rigore nel lavoro ordinario. Nel 2006, Campanile,
lanciato da Bertini, si candidò a sindaco, appoggiato dal PDCI (Partito dei
Comunisti Italiani), ma entrò nell’assise cittadina da semplice consigliere
comunale. Si dimise dopo due anni (l’ultimo suo atto consiliare fu un’interpellanza
contro i parcheggiatori abusivi), dopo diversi scontri e divergenze di vedute
con Bertini. Da diversi anni vive a Cercola. Si vocifera di un suo ritorno a
Marano da sovraordinato nell’amministrazione Visconti. Di Maturo si sa ben poco:
pare abiti proprio a Marano, nei pressi dell’area Pip, dove si diletterebbe a
coltivare un piccolo appezzamento di terreno. Ma si tratta di voci, nessuna
certezza.
Gennaio
1998: da un’idea di Bertini parte “Oficina”, uno dei primi progetti integrati
della Regione. Aderiscono Villaricca e Mugnano. Comincia, così, l’era della
programmazione negoziata