Il caseggiato della stazione Mugnano-Calvizzano come si presenta oggi |
Correva l’anno 1987
quando la vecchia “Piedimonte" fu spazzata via da una decisione scellerata
che ancora oggi fa discutere. Aveva settant’anni e, nonostante qualche
acciacco, se li portava bene: i treni giungevano puntuali (mediamente ogni
trenta minuti) a ogni stazione. Fu il Comune di Caiazzo, oltre un secolo fa, a
lanciare l’idea di avvicinare l’hinterland casertano (Teverola, Aversa,
Casaluce, Lusciano…) a Napoli. Una decina di anni dopo, venne approvato il
progetto esecutivo della strada ferrata, poi chiamata Alifana dal nome della
città capolinea (Alife). I lavori furono completati nel 1917, e i primi vagoni
erano trainati da motrici miste (alcune munite da motori elettrici, altre di
motori a vapore). La scomparsa dell’Alifana fu uno smacco per circa centomila
persone, che dovettero immediatamente cambiare le loro abitudini; per gli
amministratori, una figuraccia da nascondersi per il resto della vita. A
Marano, ma in tante altre realtà, appena gli speculatori seppero che l’Alifana
non sarebbe passata più, fecero carte false per far scomparire quei “maledetti”
binari. Molti acquistarono quei terreni che, per il fatto che non erano inclusi
in alcun piano regolatore ed erano attraversati da una strada ferrata, valevano
ben poco. Il resto è sotto gli occhi di tutti: tante case intorno a una strada
“liberata” dai binari.