Il Piano di “Rinascita Democratica” previsto dalla Loggia P2: quanti punti programmatici sono stati realizzati?
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Foto fonte youtube |
Secondo voi, la “P2” ha
influenzato la vita della nostra Repubblica o no? E se sì, in che misura?
Il 17 marzo 1981 (ironia della sorte, giorno dell’Unità d’Italia),
durante una perquisizione in una villa toscana, per ordine dei magistrati
milanesi Gherardo Colombo (quello di Mani
Pulite) e Giuliano Turone, la Guardia di Finanza, rinveniva una lista di
circa mille persone appartenenti a una loggia massonica segreta denominata “Propaganda 2”, poi chiamata
semplicemente “P2”. Sciolta con
un’apposita legge dello Stato l’anno successivo. Ritenuta: “criminale, eversiva, segreta”. Tre
aggettivazioni incostituzionali. A capo di questa loggia, c’era il padrone
della villa, Licio Gelli. Personaggio oscuro e inquietante che si ritrovò
imbrigliato nelle trame spesso collegate di tutti i fatti luttuosi più gravi
della vita nazionale, stragi, sequestro Moro, depistaggi e intenti golpisti.
Tra i suoi iscritti, figuravano, politici, (anche stranieri, come i generali
golpisti argentini) magistrati, militari, giornalisti, industriali e artisti.
Tra i nomi più famosi, quelli di Silvio
Berlusconi, Maurizio Costanzo, Claudio Villa, Alighiero Noschese e altri.
Il documento più inquietante, a guardarlo bene fu un insieme di punti
programmatici per il governo del Paese e per il riordino delle Istituzioni
repubblicane denominato: “PIANO DI
RINASCITA DEMOCRATICO”. Sottratto alla figlia di Gelli all’aeroporto di
Roma dalle forze dell’ordine, l’anno successivo al ritrovamento della lista
della loggia, nascosto in un doppio fondo di una valigia. Tali punti non devono
trarre in inganno con il termine “democratico”
perché fu stabilito, attraverso inchieste e commissioni parlamentari, che in
realtà si trattava di impiantare nel corpo dello Stato un complesso di forze
autoritarie che mettessero sotto controllo il Paese senza ricorrere alle
classiche soluzioni cruente golpiste e militari. In effetti, non s’impiegavano
carri armati ma altri sistemi ben collaudati che avrebbero reso possibile il
“colpo”. In sintesi, il piano prevedeva di svuotare
la sostanza costitutiva democratica dello Stato dall’interno, lasciando intatto
l’involucro. All’apparenza, nessuno avrebbe potuto accusare gli italiani di
aver svoltato verso una dittatura, ma il meccanismo non avrebbe più tenuto
conto della volontà popolare per rispondere alle esigenze di un’oligarchia
trasversale con poteri molto ampi. I punti principali, che ora andremo ad
analizzare, sono ancora più inquietanti perché, li abbiamo ritrovati nei
programmi degli ultimi venticinque anni nell’azione di governo del
Centro-Destra e in misura minore anche del Centro-Sinistra e di molte delle
riforme che il Parlamento ha effettuato:
1)
La nascita di due partiti: "L’uno,
sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di
sinistra), e l'altra sulla destra (Con riserva di verificare la Destra
Nazionale)."
Questo è successo! Naturalmente
non c’è bisogno di fare indagini, si sa che in linea di principio, due grossi
blocchi contrapposti, non lasciano certo spazio alla dialettica democratica
delle minoranze, infatti, vediamo quanto astensionismo c’è nelle varie tornate
elettorali, che non è solo figlio del malgoverno ma di un fenomeno di
rappresentatività della società italiana. In aggiunta, si auspicava la nascita
di “club” associativi e snelli al posto dei vecchi, storici partiti politici di
massa. Anche qui ci siamo, FORZA ITALIA, e tutti i partiti che nascono e
muoiono successivamente, di orientamento personalistico se ne vedono a decine.
2)
La stampa, escludendo ogni
operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso
una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale,
Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del
Mezzogiorno, Giornale di Sicilia per i quotidiani; e, per i periodici: Europeo,
Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia cristiana. La RAI-TV non va
dimenticata.
Questo punto
prevedrebbe l’acquisizione di FAVORI dei singoli giornalisti e non delle
testate, in modo da poter tutelare e guidare con campagne di stampa mirate,
tutti i punti all’ordine del giorno. La RAI andava privatizzata almeno in
parte. La nascita di poli televisivi
privati. Vi dice nulla quest’ultimo punto?
3)
I sindacati, sia confederali CISL e
UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro
naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di
una libera associazione dei lavoratori;
Qui si farebbe
intendere molto chiaramente che i sindacati dovevano smettere di assolvere la
loro funzione di lotta e di rivendicazione socio-politica dei lavoratori. In
effetti, le organizzazioni confederali, dovevano divenire semplici apparati
associativi senza per altro rivendicare il diritto a determinare le scelte
delle politiche aziendali delle imprese e previdenziali del governo. In che modo?
Rompendo l’unione sindacale. Isolando quelli più intransigenti. (FIOM-CGIL
ecc.) Riducendo i diritti del lavoratore. L’attacco all’art. 18 dello “Statuto dei lavoratori” ne è un mirabile
esempio.
4)
Il Governo, che va ristrutturato
nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da preporre ai
singoli dicasteri;
Qui non si parla di
“qualità” degli uomini di governo in modo ideale ma piuttosto distopico, sia
per una normale esigenza di controllo su questi: se si tratta di uomini
veramente capaci e irreprensibili, come i Pertini, i Berlinguer, i Moro, non
sarebbe stato possibile nessun controllo. Abbiamo “ammirato” in questi anni, da
destra e da sinistra, tutte le “personalità” a dir poco comiche che si sono
avvicendate in alcuni ministeri. Sia sul piano dell’obiettivo, che non era
certo quello del buon governo ma del controllo del potere.
5)
La magistratura, che deve essere
ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione
delle leggi;
Francamente qui non si
capisce di cosa si accusa la Magistratura. Ma a ben guardare, è notoria fino
alla nausea la guerra senza tregua che il Centro-Destra berlusconiano e il
Centro-Sinistra negli ultimi anni hanno fatto alla magistratura. Sappiamo di
centinaia di leggi, decreti e disegni di legge atti a ricondurre la
Magistratura sotto un controllo che non fosse solo quello sancito dalla
Costituzione. “La separazione delle
carriere tra pubblici ministeri e giudici”(magistratura inquirente e quella giudicante)è un preciso punto del
piano ed è un cavallo di battaglia di Berlusconi. Separando le carriere di
queste due figure, tra l’altro distinte solo dal compito posto in essere
durante la fase dibattimentale di un processo e non nell’indirizzo specifico
del percorso di specializzazione della professione, si tentava di alzare un
muro d’incompatibilità tra competenze e di depauperamento del “Know
how” rendendo così tutte e due le figure monche della conoscenza
altrui. Rendendoli entrambi più esposti al condizionamento del controllo
dall’alto.
6)
il Parlamento, la cui efficienza è
subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la stampa ed i
sindacati.
Il Parlamento deve
creare le basi per la riuscita del Piano. Infatti, un’altra ossessione dei
partiti degli ultimi venticinque anni è stata quella di riformare la
Costituzione. Senza distinzione di orientamento politico e di appartenenza.
Berlusconi ci provò qualche anno prima col progetto di revisione costituzionale
del 2006, bocciato a schiacciante maggioranza dagli italiani nel Referendum. Ci
ha provato Renzi e il Centro-Sinistra, nel dicembre del 2016. Esito uguale. Il
piano prevedeva l’abolizione del bicameralismo perfetto. Proprio quello che si
proponeva in questo disegno di riforma. Prima di questa tentata riforma vi fu l’abolizione
delle Provincie, per essere più precisi, le elezioni per le provincie, mentre gli
incarichi restano, e fuori dal controllo popolare. Anche questo è un punto del
piano
Ora, fermiamoci un
attimo e riflettiamo un po’: secondo voi, La “P2” ha influenzato la vita della
nostra Repubblica o no? E se sì, in che misura?
Enzo
Salatiello