Marano: Stefania Fanelli firma la candidatura alla Camera per Liberi e Uguali e si commuove pensando al padre Giovanni deceduto nel 2009

Giovanni Fanelli

“ Non potevo che avere te al mio fianco oggi, quando ho firmato l'accettazione di candidatura alla Camera con Liberi e Uguali. Subito dopo te, i primi con cui ho condiviso questa “Candidatura collettiva” le compagne ed i compagni di Sinistra Italiana di Marano. Un collettivo a cui voglio un mondo di bene

Fanelli, battagliera per natura, è un vulcano di idee. Segretaria della sede maranese di Sinistra Italiana è tra le fondatrici di Frida Kahlo, l’associazione che da anni si batte per l’affermazione dei diritti civili e umani e che, in particolare, si occupa della diffusione della cultura contro la violenza sulle donne e la prevenzione di tutti quei reati che sempre più spesso vedono donne vittime e punto di liberazione dei conflitti e delle frustrazioni familiari. Ha la politica nel dna, trasmessale dal padre, il grande Giovanni Fanelli, uno degli ultimi veri comunisti di Marano, deceduto nel 2009. Stefania ne ha ricevuto il testimone e conserva lo stesso rigore di suo papà. Per lei la politica è la capacità di incidere sulla vita della gente, sui suoi bisogni. Sempre pronta a sposare le ragioni degli ultimi.  Una vita in trincea la sua. In prima fila contro la discarica di Chiaiano, contro i ripetitori telefonici, contro il malaffare: il suo chiodo fisso è sempre stato quello della ricognizione del patrimonio comunale, per evitare che le case popolari siano appannaggio di avvocati, medici e proprietari di altri immobili e per dare la possibilità alle famiglie disagiate di usufruire di un canone agevolato. 
Con Giovanni Fanelli se ne va un testimone di impegno civile
Così titolò il periodico l’attesa nel numero di maggio 2009 in occasione della morte di Giovanni Fanelli. Riproponiamo l’articolo
Giovanni Fanelli, all’età di 82 anni, ci ha lasciati. Dopo una lunga malattia  è morto confortato dai figli, dalla moglie (all’epoca ancora viva, NdR) e dagli amatissimi nipoti. La figlia Stefania, consigliere comunale a Marano, ancora con le lacrime agli occhi, nel ricordare il padre ha solo la forza di dire che è fiera di aver avuto un papà così. Giovanni le ripeteva continuamente: “Meno male che ho te”. Fuor di retorica, non crediamo di esagerare dicendo che con fanelli se ne va uno degli ultimi veri comunisti di Marano. Giovanni, infatti, pugliese di origine (nato a Cassano delle Murge, provincia di Bari il 13 febbraio 1927 da una famiglia di braccianti agricoli, umile e povera) ha sempre rivendicato con orgoglio la sua fede politica. Primo di sette figli, giovanissimo, lasciò la Puglia per cercare lavoro. Nel 1952 a Milano si iscrisse al PCI nella sezione Gramsci. Nel 1955 si trasferì da Milano a Napoli e cominciò subito la sua attività di strenuo diffusore dell’Unità.
Come hanno ricordato, partecipando alla festa dei suoi 80 anni, i senatori Eugenio Donise e Massimo Villone, Giovanni è stato il simbolo di una battaglia per un partito, per un’idea, per la speranza e la volontà di cambiare le cose. Gran parte della sua vita l’ha spesa proprio nel diffondere l’Unità nelle fabbriche, dove si recava anche per sostenere la Cgil. E’ stato, per anni, il re delle sottoscrizioni. Era bravissimo a raccogliere soldi sempre per scopi benefici, vuoi per le tessere del partito, vuoi per ricostruire un teatro o per aiutare le famiglie in difficoltà. Nei primi anni Novanta, per poco tempo, è stato anche consigliere comunale a Marano. Alle ultime feste di compleanno ha ricevuto tante lettere, compreso gli auguri di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica.
Un’intera generazione – hanno detto Teresa Granata e Federico Libertino della segreteria regionale Cgil – gli deve molto, perché, più di un insegnamento, ci ha consegnato un esempio di vita sobria, di umiltà, di discrezione, ma, insieme, di volontà fortissima di contribuire a migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, di possibilità di esercitare un ruolo, forse piccolo ma per tanti fondamentale, attraverso l’impegno personale e quotidiano, volontario, disinteressato. Ci mancherà il suo brontolare e dovremo saper indicare, alle nuove generazioni che vogliono cimentarsi con la politica, il suo instancabile lavoro la sua presenza discreta, la sua causa giusta di emancipazione e crescita, sociale e civile delle lavoratrici e lavoratori di questa regione”.
Tanti ricordi – ha dichiarato Bassolino (all’epoca governatore della Campania, NdR) – mi legano a Giovanni. Incontri, manifestazioni, assemblee e l’immancabile Unità da diffondere. Quanto dobbiamo essere grati a uomini come Giovanni. Quanto deve essere grata la democrazia nel nostro Paese a tanti uomini e donne semplici che hanno fatto dell’impegno civile e della giustizia sociale una ragione di vita. Grazie Giovanni”.
         


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