Dove abita la poesia?

“Forse la nostra signora Angelina non lo sospetta, ma ci ha regalato un intenso momento di bellezza, un respiro reciproco tra lei e il creato”



E rose
Che fior bell e che prufum ca sanne mannà
vuless esser na' farfalla pe putè vulà
'ngopp a tutte e rose e qualsiasi qualità
bianche... gialle ... rosse...
'Nu bagne me vulesse fà
pe putè addura 'e rose pe l'eternità.
Angelina

Dove abita la poesia? Si diceva sul Parnaso, tra le sue sorelle (le muse sorvegliate da Apollo) Euterpe è quella della musica e della poesia, il suo nome Eu-terpe, (colei che rallegra) dice tutto sull’effetto speciale che la poesia suscita su tutti noi. Ma la poesia, secondo noi non abita soltanto sul Sacro Monte che domina Delfi, ma in tutti gli anfratti più remoti dell’animo umano, ma anche nella natura, infatti, essa può annidarsi nel cuore della simpatica signora Angelina e tra le rose, e siccome la poesia è capace di stare in più posti, ecco che viene fuori in tutto il suo fulgore. Gli accademici si rassegnino, non è solo questione “aulica” ma piuttosto di un’assonanza tra le cose della natura. La dimostrazione che la signora Angelina ci dà della poesia è allo stesso tempo potente e “greca”. Potente perché arriva da un recesso della natura umana più arcaico: il suo cuore, e spazia nel concetto “ellenico” di Ánthrōpos-Physis-Polis (Uomo-natura-comunità). Forse la nostra signora Angelina non lo sospetta ma, ci ha regalato un bellissimo intenso momento di bellezza, un respiro reciproco tra lei e il creato. Questa breve poesia è carica di bellezza e suggestione che tradisce l’ideale di mondo di questa donna fatto di contemplazione tipica del mondo greco antico ma anche di alcune discipline orientali. Sembrano chiacchiere e il più delle volte non ci si crede ma chi, è preso dal demone (non è un termine negativo nell’accezione greca che è la sua radice, significa “essere divino”, EUDAIMONIA: RICERCA DELLA FELICITÁ poi il cristianesimo lo ha mutuato come elemento infernale) della poesia, spesso, non se ne accorge di partorire una bella lirica come questa, basta il piccolo essere felice che è in tutti noi, la follia del bambino e la dolcezza della signora Angelina. L’animo leggero della signora vola delicato sulle rose per farne parte e per assimilarsi, con le stesse, per sempre, annullando il tempo che scorre. Mi viene in mente un’immagine potente ungarettiana, “L’Isonzo scorrendo Mi levigava Come un suo sasso…” [I fiumi, 1916], del sasso levigato dall’acqua del fiume! Grazie signora Angelina, un abbraccio affettuoso.
Enzo Salatiello

Caro Enzo, era obbligatorio designarti tra i vincitori del “Premio culturale città di Calvizzano” .

M.R. 


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