Mario Liccardo, il pittore che ama ascoltare il silenzio




 Da più di venticinque anni, mi torna spesso un’immagine nella mente,anche nelle occasioni più disparate: una composizione policroma a carattere geometrico, dipinta sul cofano di una Citröen “Dyane 6”. Era una creazione del mio fraterno amico Mario Liccardo. Pittore e scultore. Egli, da quel “quadro” semovente, ha tracciato una cammino evolutivo, di tipo stilistico e contenutistico notevole. Dotato di una sensibilità quasi come un vero e proprio organo sensoriale, ha sempre avuto un “canale aperto” sul piano telepatico con i grandi artisti del  passato, so che ha un grado di parentela con il grande Domenico Antonio Vaccaro, di cui andiamo orgogliosi: a Calvizzano nella nostra chiesa abbiamo delle sue tele. Personalmente, credo che ogni talento, secondo le teorie “junghiane” dell’inconscio collettivo (e condiviso, direi aggiungiamo) abbia un cordone ombelicale mai reciso con quelli che li hanno preceduti. La pittura di Mario oggi è una meraviglia di spazi e di essenziali concetti meditativi. Ho visto alcune cose che mi hanno molto impressionato. Egli dipinge oggetti immersi in spazi cromatici e prospettici simili per stile e consistenza alle esperienze quattrocentesche, ma è in realtà solo un accostamento apparente. Toni apparentemente “tenui” sono in realtà scenari luminosi che invitano l’osservatore a riflessioni gnostiche, molto profonde. Vediamo ora questo: “CIOTOLA”, (olio su tela, 90X100. Dipinto tra il 2000 e il 2005). La tela sembra rappresentare un oggetto comunissimo apparentemente semplice, non lo è. Mario ha una spiritualità e un meccanismo di ricerca interiore che si dipanano attraverso tre direzioni prospettiche: egli sa che l’Universo va indagato con un visione a “periscopio”, cioè emergendo dalle acque dell’esistenza quotidiana per andare in viaggio verso tutti i punti dello spazio, non quello cosmico, che pure esiste in lui ma, quello ascetico meditativo. La ciotola possiede in sé un doppio messaggio. Il primo, è l’Universo, Mario formula un’ipotesi di “Universo aperto” dove la sua curvatura non raggiunge mai la chiusura su sé stessa. Essa è un “contenitore” del sapere condiviso dall’umanità, infatti notiamo al suo interno, l’ombra che si staglia delicata, con un sapiente gioco di mano dalla sommità sinistra per poi stringere verso il fondo, creando un emiciclo che ricorda un corpo celeste, immerso nella semioscurità dello Spazio siderale. Dalla linea flebile di confine, tra ombra e luce, si va verso una nuova dimensione cromatica, luminosa questa volta. Alla destra della parete interna della ciotola abbiamo l’illuminazione, il chiarore, tutto parte dal contrasto tra i due mondi che determina l’identità universale: l’elemento e il suo contrario. La seconda idea che regala questa intensissima tela è la ricerca interna che l’uomo fa durante tutta la sua vita. L’Universo interiore di una coscienza è simile a quello cosmico e sterminato dei sistemi stellari e delle galassie. Lo spazio posto al di fuori della ciotola, ribadisce il suo messaggio: luce e ombra, questa volta al contrario, alla sua sinistra vediamo la luce, e alla destra della ciotola, l’ombra. Qui la differenza sta nel fatto che questo ambito, non ha confini, siamo fuori dalle pareti interne della ciotola, Mario sperimenta un Universo ben più complesso di quello contenuto nell’oggetto, il “suo” Universo, che non è meno dimensionato del primo anzi, è certamente più esteso. Qui non ci sono limiti, niente unità di misura. Solo spazi aperti di conoscenza e studio di sé stessi. Fateci caso, la ciotola e il suo piano d’appoggio altro non sono che il “TAO” della filosofia cinese, dove, un elemento contiene il suo contrario: il nero ha un po’ di bianco e viceversa. Nella tela, la ciotola contiene ombra e luce. Lo spazio, contiene la ciotola e al contrario, luce e ombra. Mario, come dicevamo, possiede una complessa spiritualità che coinvolge l’elemento del “vuoto” (la ciotola e lo spazio) non inteso come assenza di qualcosa ma come struttura quadrimensionale di meditazione e autoconoscenza tipica delle culture mistiche orientali. Il campo quantico non è vuoto, ma vivo e polivalente su tutto il piano spazio temporale ma, soprattutto attiene al “salto dimensionale” e “vibrazionale” del pensiero come energia in puro movimento non locale e Mario lo avverte creando contrapposizioni meravigliose come in questa tela, inserendo una mirabile veste cromatica frutto d’innumerevoli sperimentazioni e che ci restituisce una tela che è l’equazione di Einstein: invertendo gli elementi ai lati del segno di uguaglianza, il risultato è lo stesso: Materia (la ciotola) è uguale a energia, cioè, pensiero, ricerca, emozione. Abbiamo voluto dire la nostra solo su questa bellissima tela, ma ce ne sono delle altre che non mancheremo di parlarne come ad esempio: “GUSCI”, olio su tela 90X110. Anche questo dello stesso periodo della “CIOTOLA”. Mario ha lavorato e fatto esperienza lontano da Calvizzano, in ambiti importanti. Ha avuto modo di sperimentare molto e si vede, dalle prime tele e le composizioni geometriche dell’adolescenza a questo grande approdo attuale. Non esageriamo, dicendo a chi non lo conosce, che egli è un vero motivo di grande orgoglio per noi di Calvizzano. Grazie Mario, ogni tua tela, è un viaggio emotivo che non ha confini. Abbiamo provato a goderci la “CIOTOLA” ascoltando “Set The Controls For The Heart Of The Sun” dei Pink Floyd. Fatelo e vedrete che emozione.

Enzo Salatiello

Pink Floyd



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