I càtari, l’armata di Dio massacrata dalla Chiesa



“Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi [Arnaud Amaury, arcivescovo cattolico]”

Tra la fine del X secolo e il XIV d.C., nella Francia meridionale e vaste aree europee si diffuse il movimento del “Catarismo”. Il termine càtaro significa “Puro, purificato, perfetto” ma era solo una definizione beffarda e dispregiativa che la Chiesa Cattolica affibbiò agli appartenenti a questa dottrina. Il catarismo si definisce anche “albigese”, dalla città occitana di Albi, dove ebbe inizio. In seno alla Chiesa medievale esistevano all’epoca già mille rivoli di dissenso nascosto che sfociavano in veri e propri fenomeni a volte ostili, altre volte pacifici come il francescanesimo e appunto il catarismo. Quest’ultimo, a differenza del primo, non riconosceva i dogmi e la liturgia della Chiesa cattolica ma soprattutto l’attaccamento alle cose materiali e di conseguenza alla ricchezza e alle proprietà che possedeva. I càtari impiantarono il loro credo su due elementi: lo Spirito e la materia. Il primo atteneva a Dio e quindi alla salvezza dell’anima, il secondo, era opera del demonio. L’inferno per un albigese, consisteva nel mondo materiale, ingannevole e privo della “Luce divina”. Tutto quello che apparteneva all’ortodossia cattolica era da condannare, la pratica della Messa, la comunione, le preghiere verso i santi, il segno della croce e perfino le chiese stesse. La condanna della “transustanziazione” scaturiva dal concetto che Dio non poteva essere assunto tramite un pezzo di pane e quindi materia. I sacramenti impartiti da un prete non potevano avere validità e significato anche per lo stato di decadimento morale (su cui nessuno si sognerebbe di negarne l’evidenza storica) nel quale versava la Chiesa Cattolica.Non c’era bisogno, secondo un “perfetto”, del “mezzo intermedio” per arrivare a Dio, e comunicarsi con Lui.Solo Gesù e la Vergine Maria, sua madre erano centrali nel loro insegnamento. Gesù era per i càtari solo in apparenza un uomo, trasfigurato come tale, egli era uno Spirito (o angelo) che Dio aveva inviato verso gli uomini e solo Lui poteva mostrare la strada per la salvezza, non certo la Chiesa, sfarzosa e presunta “Casa del Signore” in terra.   Come ogni movimento “ereticale” rispetto alla Chiesa, la dottrina càtara soffriva di un estremismo drammatico. Aogni azione netta e decisa, attuata dalla Chiesa, necorrispondeva una uguale e contraria. Infatti, alcuni aspetti del catarismo sono bizzarri e paradossali: il matrimonio con la conseguente unione carnale tra corpi (materia più materia) era un abomino nei confronti di Dio perché provocava la nascita di nuovi corpi con spiriti intrappolati dentro. Siccome lo spirito abitava le sfere celesti del Signore, quando nasceva un bambino, uno spirito vi era imprigionato dentro. La materia catturava così un’anima di Dio rendendola schiava del mondo delle tenebre. Era vietato per un càtaro mangiare carne che, poiché tale, proveniva da un atto riproduttivo. Secondo la dottrina càtara, il possesso di qualsiasi bene materiale era vietato, la proprietà privata era rifiutata. Tuttavia essi si organizzarono in comunità per senza un centro intorno al quale gravitare, si diedero un parvenza di appartenenza organica a un’unica struttura, tutto questo, specie dopo la “Riforma gregoriana” che centralizzava ancor più il potere della Chiesa, sottoponendo gli episcopati periferici alla sua autorità. Gli albigesi adottarono un certo ordine gerarchico che atteneva all’autonomia e diremmo all’estraneità dalla Chiesa di Roma.Quest’ultimareagì inizialmente in modo incruento e spedì emissari, monaci e religiosi a tentare un recupero di questi soggetti sotto l’autorità ecclesiale. Ma spesso i càtari ridicolizzavano le tesi dei canonici e ne stigmatizzavano l’incongruenza tra quello che affermavano e quella che era la loro “conditio materia” che certo non aiutava nel compito dissuadente. Papa Innocenzo III decise di agire. Una vasta operazione militare volta a distruggere tramite sanguinosissimi massacri tutta la comunità càtara. Era il 1219, più di ventimila, tra uomini, donne, bambini e vecchi, furono sterminati e bruciati dalle armate del papa con l’aiuto del re di Francia Luigi VIII. Questi sfortunati, tentarono una debole resistenza ma dovettero riparare verso rifugi e fughe rocambolesche. Il papa definì i càtari “piccole volpi che devastano la vigna del Signore”. Si narra, ma questo non ha un fondamento certo, che il legato pontificio, incaricato di contrastare il movimento albigese, nel tentativo di stanare càtari che si erano nascosti fra i fedeli cattolici, non potendo distinguerli, ebbe a dire: “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”. Ancora,dalTribunale della santa inquisizione: “Occorre annientare questa generazione di vipere, questa massa di bastardi, per colpa loro le antiche chiese sono abbandonate. Sono demoni, assumono l’aspetto di monaci e fingono di praticare la castità. Dobbiamo colpire con la scure la radice dell’albero avvelenato, abbatterlo perché non possa più nuocere”.  Tristemente coinvolto nella repressione e nelle condanne a morte degli eretici, è l’ordine domenicano e in misura minore quello francescano, che in pochi decenni, pur conservando i suoi aspetti di povertà e umiltà e avendo avuto anche dei confratelli condannati al rogo per aver inveito contro la ricchezza della Chiesa, si prestò a quest’ opera.I càtari, erano un po’ strani, controcorrente ed eretici, termine divenuto nei secoli infamanti per opera della Chiesa, che considerava come il male tutto quello che deviava dalla sua dottrina. Ma gli albigesi erano innocui e pacifici, esecravano le crociate, le armi, le uccisioni e tutto quello che la Chiesa dell’epoca faceva, in aperto contrasto coi dettami di Gesù. Per questo vennero sterminati senza alcuna pietà. In alcuni casi, gli albigesi ammazzati e sepolti, furono disseppelliti e bruciati! Le tombe distrutte. Non c’è che dire, un assaggio precoce di quello che risulta essere il peggiore fanatismo di tutte le estremizzazioni ed esasperazioni di ogni credo religioso monoteistico. Crediamo che nel movimento càtaro, vi siano molte delle conquiste di una nuova classe di fedelidi una nuova “frontiera”, non ottenebrati dalla cieca obbedienza a concetti dogmatici e a leggi temporali, pur restando nel solco della Fede.

Enzo Salatiello

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