Marano, c’erano una volta le antiche masserie


Un documento eccezionale. Ancora di grande attualità una lettera che inviò venti anni fa al periodico l’attesa l’insegnante Maria De Biase, oggi famosa preside “terra terra” degli orti e delle eco-merende. “Permetteteci di conservare un pezzetto della nostra memoria, prima che questa sia irrimediabilmente persa”

A partire dagli ultimi decenni, ogni cambiamento nel paesaggio maranese è equivalso a imbruttimento o distruzione. Le case di campagna, le antiche “masserie” vanno in rovina o scompaiono; non passa settimana senza che appaiono tabelle che invitano all’acquisto di ville e appartamenti. Sempre, questi preludono alla dissoluzione di qualche grande o piccola proprietà terriera. La vecchia casa viene valutata da demolitori e costruttori, la terra invasa e sconvolta dalle ruspe e dai mercanti di legname. Alberi enormi vengono giù, tutti abbattuti, ciliegi, peri, peschi, noci crollano, senza alcun ripensamento. I bulldozer sfondano come arieti le vecchie mura. Le cancellano per formare campi squadrati, enormi, anonimi, “lottizzati”.  I campi, un tempo ricchi e splendidi, vengono spogliati e sfregiati. Progettisti, pianificatori e “geometri” sempre legati alla “politica”, si appropriano della vecchia casa, sciamano all’interno di essa, nei vecchi cortili: la vecchia dimora diventa il quartier generale della lottizzazione. Che altro, ci chiediamo, deve ancora accadere all’antico, elaborato, produttivo paesaggio della campagna maranese? I barbari geometri l’hanno appiattito, spogliato, ridotto in numerose strisce di terreno arido, spoglio, da riempire di palazzi. E dei lunghi declivi della Recca, con i più splendidi esemplari di ciliegi, quanti ne hanno sacrificato alle arroganti esigenze di urbanizzazione e alla letale vicinanza alla metropoli? Su di essi rombano giorno per giorno le oscure sagome di ruspe e delle gru, lasciando una scia puzzolente nel cielo ancora azzurro. Marano del cemento, del calcestruzzo, dei recinti, degli autocarri carichi di materiale edilizio che arrancano dove prima era solo silenzio. Marano barbarica dei signori del cemento, dei palazzinari, dei politici selvaggi e primitivi. Permetteteci di conservare un pezzetto della nostra memoria, prima che questa sia irrimediabilmente persa.


Maria De Biase      

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