Calvizzano. Nel nuovo libro di favole per bambini, Lella Di Marino riporta alla ribalta diversi personaggi “tipici” di Calvizzano. La presentazione è prevista a fine giugno nel teatro della parrocchia


Lella Di Marino, poetessa e scrittrice, nonostante abiti a Brescia da tantissimi anni, resta comunque attaccata alle sue origini calvizzanesi. Nei suoi ricordi affiorano spesso personaggi tipici di un tempo che hanno segnato la sua gioventù: diversi li ha voluti rendere protagonisti nel suo nuovo lavoro editoriale di prossima uscita, un libro di favole per bimbi.  Si parla di Donna Rosa, la famosa tabaccaia di piazza Umberto I° che  gli over quaranta ricordano bene, per averci avuto a che fare…
Vincenzo il Santo, uomo  molto mite: “la cosa di cui mi ricordo particolarmente – scrive Di Marino -  era quella sua capacità di coinvolgere chiunque nel recitare il rosario. La moglie gli diceva sempre di smetterla per un pò di pregare, perché in questo modo poteva stancare pure Dio, ma lui proseguiva con una calma e una dolcezza incredibile”.
La signora Pupulin, detta  “’A Veneziana”, che ha fatto un gran bene al paese: faceva le punture gratis a tutti e a tutte le ore.
“Era ossessionata dal rosario – aggiunge Di Marino - e c'era anche una certa rivalità con un'altra donna di cui non ricordo il nome. Qualche volta trascurava perfino il marito e le figlie per il rosario. Un aneddoto che scrivo nella favola, riguarda la morte di suo parente stretto. Quel giorno di lutto, a casa sua avevano acceso la tv, cosa che, a quei tempi, appariva come una grossa mancanza di rispetto, per il defunto. Episodi che la dicono lunga  sulla differenza di mentalità tra nord e sud.
Spellicchione, nella favola diventa un vincente, al contrario di quello che è stato sulla terra.  
“ Ricordo quando Revenaz (ex sindaco deceduto recentemente, ndr) – continua Di Marino - scese in politica con la lista civica "La campana": mio padre, che, oltre a essere un suo grande amico, era soprattutto uomo all’antica, trasgredì ogni regola, permettendo a noi figlie femmine di andare a fare il tifo a un suo comizio elettorale. 
Otello, invece, aveva firmato il muro della mia cucina, come se avesse voluto lasciare un segno.
Lalina, mamma di Martemucci, faceva la mediatrice. Trovava le cameriere alle signore della Napoli bene. Poi suonava"a modo suo" il pianoforte della chiesa: lei ha accompagnato non so quante spose il giorno del loro matrimonio.
Negli anni ‘70 l'autorevolezza della madre era enorme:  bloccava i figli con uno sguardo. In loro, però, primeggiava  una mentalità paesana: noi donne dovevamo uscire con i rispettivi fidanzati, accompagnate dalle sorelle più piccole”. 



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