23 maggio 2017: venticinquesimo anniversario della strage di Capaci. A Marano cosa si fa per onorare la memoria del grande Giovanni Falcone? Eppure ci sono una strada e una targa dedicata al magistrato vittima della mafia


La mafia non è invincibile. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”. “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana”

Il testo sotto riportato, pubblicato dal Corriere della Sera, è tratto dal libro del presidente del Senato, Pietro Grasso, “Storie di sangue, amici e fantasmi. Ricordi di mafia (edito da Feltrinelli, pagine 234, euro 17)

Caro Giovanni, scriverti non è facile, mettere ordine nei tanti pensieri e nelle innumerevoli cose che ho da dirti. C’è quel lieve imbarazzo tipico di quando due vecchi amici, abituati a condividere la quotidianità, fatta di cose grandi e piccole, si rincontrano dopo essersi persi di vista per qualche anno: basta un saluto, uno sguardo, un abbraccio per ritrovare subito l’antica confidenza.
In realtà in questi venticinque anni non c’è stato giorno in cui non ti abbia parlato, in cui non ti abbia chiesto consiglio, in cui non abbia raccontato a un interlocutore un aneddoto o un episodio su di te. A volte me lo chiedo, a volte me lo fanno notare: perché parli sempre di lui? Perché racconti continuamente le grandi sfide che ha affrontato ma anche il suo spirito ironico e le sue piccole debolezze? La verità è che mi manchi moltissimo. Prima di essere Falcone, il mito, il simbolo che viene ricordato e commemorato da milioni di italiani con rispetto, amore e riconoscenza – a volte anche con qualche ipocrisia -, per me eri soprattutto Giovanni, all’inizio il collega, poi, col passare dei giorni, soprattutto l’amico (…).

Ne sono certo, Giovanni: pur sapendo di morire, rifaresti tutto quello che hai fatto. Il tuo credo era racchiuso in una frase di John Fitzgerald Kennedy, che ripetevi sempre ai tuoi nipoti e ai ragazzi che incontravi: “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana(…)
Alle 17.58, ogni anno, le migliaia di persone che si radunano lì sotto ascoltano il silenzio suonato dal trombettiere della polizia, e per qualche secondo restano ammutolite. In quei momenti, Giovanni, le foglie che vibrano per un alito di vento sembrano dirci che sei lì con noi, che siete tutti lì con noi, a testimoniare che nessuna battaglia è troppo lunga  e nessuna guerra troppo difficile per non combatterla fino in fondo. Perché, come hai detto tu “la mafia non è invincibile”. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.
Sono sempre stato d’accordo con queste parole e, anche se quel giorno non è ancora arrivato, sotto l’Albero Falcone, ogni anno, vedendo quel mare di gente, quell’esercito silenzioso è pieno di speranza, me ne convinco ancora di più. Hai ragione Giovanni: avrà una fine. 


     

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