Ma a Calvizzano la camorra c’è? Secondo l’ordinanza del Gip ci sarebbe, eccome. Gli affari illeciti erano sotto il controllo di clan maranesi
Se a novembre scorso, quando pubblicammo
l’articolo intitolato “Ma a Calvizzano
la camorra c’è?” potevano
esserci dubbi sull’esistenza di clan che
avessero il controllo degli affari illeciti anche nella nostra piccola
cittadina, ora, dopo l’ordinanza del Gip, sarebbero tutti fugati? Ordinanza,
attraverso la quale sono stati convalidati 30 arresti chiesti dalla Direzione
Distrettuale Antimafia (Pubblico ministero Mariella Di Mauro) a chiusura delle
indagini dei carabinieri di Castello di Cisterna nella quale si ipotizza che il
clan Orlando, gestito dal latitante
Antonio, sarebbe in grado di controllare gli affari illeciti su tre Comuni
dell’hinterland: Marano (base operativa della cosca), Calvizzano e Quarto. Riproponiamo l’articolo del 9 novembre
2016.
“Sarò io il boss del paese”.
La frase agghiacciante fu pronunciata diversi anni fa da un ragazzino di dodici
anni all’indirizzo della preside dell’epoca della media Marco Polo. La
dirigente era appena uscita fuori dalla scuola, per redarguire un gruppo di
ragazzi che schiamazzavano nel cortile. Quel richiamo, però, non impressionò
uno dei ragazzi, il capo, un bullo, che si rivoltò in malo modo alla donna,
aggiungendo: “A Calvizzano non ci sono boss, dipendiamo da Marano, ma un
giorno sarò io il capo del paese”.
Il tutto mentre i compagni ridevano
compiaciuti. Un riferimento alla camorra così duro, perentorio, nella voce di
un ragazzino, impressionò la preside, al punto da convincerla a parlarne al
comandante della stazione dei Carabinieri. Difficile intervenire nello
specifico. Fu contattata la famiglia e si fece subito un approfondimento sulla
biografia del ragazzo per capire se era in regola con gli obblighi scolastici.
Ma per il resto rimasero solo l’amarezza e l’allarme.
Ma perché quel dodicenne pronunciò
quella frase così terrificante? In fondo stava dicendo la verità, visto che si
è sempre saputo che a Calvizzano, perlomeno in passato, il controllo degli
affari illeciti fosse stato un’esclusiva dei potenti di Marano? Negli anni
80-90 addirittura si vociferava che la città fosse sotto scacco di
reggenti e affiliati. Ma oggi a Calvizzano ha ancora un senso la parola
camorra? Ci sono piazze di spaccio? Se sì, da chi sono controllate? I cantieri
pagano il pizzo? Chi deve aprire un’attività commerciale un po’ più redditizia
dovrebbe recarsi prima in qualche “santuario" per avere l’ok? E il
potere politico in che rapporti starebbe con i gestori del malaffare?
Interrogativi che richiedono una seria
riflessione, anche se per la maggioranza dei cittadini “Calvizzano resta una
città tranquilla”. Una frase che, a nostro avviso, potrebbe dire tutto e il
contrario di tutto.
P.S. In molti ci hanno contattato in privato, chiedendoci come mai non abbiamo
scritto articoli sugli arresti degli affiliati al clan Orlando, visto che, tra
questi, ci sarebbero anche due persone che abitano a Calvizzano (Mario Amitrano e
Aniello Schiattarella: i due pare siano cognati)?
Cogliamo l’occasione per dare una
risposta. Avremmo scritto le stesse cose che sono state riportate da quasi
tutti i mass media e siti locali, visto che il comunicato stampa viene fornito direttamente
dalla Direzione distrettuale antimafia. Chi, invece, è riuscito a leggere
l’ordinanza del Gip ha potuto pubblicare qualche stralcio, ma niente di più,
visto che si tratta di notizie molto delicate da prendere con le molle. A noi,
essendo un blog, la piovra interessa più come fenomeno sociale che criminale.
Che ruolo possono avere nella lotta contro la criminalità organizzata la famiglia,
la scuola, la parrocchia, le istituzioni, la comunicazione? Come si può
affrontare il problema psicologico e culturale della mentalità mafiosa, da cui
discende l’omertà? La politica sana in tutto questo avrebbe ancora un ruolo? E’ in
grado isolare eletti appoggiati da personaggi dalla fedina penale non proprio
immacolata?