La volontà di assumere un geometra all’Ufficio
Tributi è un’ammissione indiretta del fallimento della lotta all’evasione?
Sembra proprio così, visto che nella delibera della programmazione triennale
del fabbisogno del personale è scritto testualmente: “… Tra gli obiettivi perseguiti da quest’amministrazione, vi è, tra gli
altri, quello di attuare una sana politica economica finanziaria, attraverso
una oculata gestione sia delle entrate che delle spese anche mediante una
rigorosa verifica, accertamento e recupero di entrate non riscosse, atteso che
il mancato introito di quelle spettanti può configurare un danno erariale per
l’Ente. Le entrate tributarie
ancora da recuperare provenienti da precedenti esercizi sono cospicue,
di talché per l’Ente detto fine assurge ad obbligo improcrastinabile, onde non
incorrere in responsabilità di tipo contabile; che l’Ente necessita, di una
ulteriore riorganizzazione del servizio tributi; che la continua evoluzione
normativa, specie in materia tributaria, al fine di conseguire detto fine
(sarebbe stato preferibile scrivere obiettivo, ndr), rende ancora più
stringente l’obbligo, da parte dell’amministrazione di dotarsi di una unità
operativa in materia tecnica…”
L’amministrazione ha optato per la figura di un
geometra che dovrà effettuare controlli incrociati tra l’Agenzia delle Entrate
(ex Ufficio Catasto) e i corrispondenti dati tributari di cui il Comune è in
possesso, “atteso che spesso i medesimi non corrispondono alla reale
consistenza degli immobili dei contribuenti con conseguente minor gettito delle
entrate, specie ai fini del calcolo IMU”.