Calvizzano, un premio culturale in una città dove la cultura annaspa


E' vero che la cultura è un investimento, ma a Calvizzano non si è ancora capito come "investire" (fonte Noicattaro web)


Gli articoli, in particolare quelli di approfondimento, possono sicuramente indurre alla riflessione e fungere da sprone per fronteggiare e modificare alcuni atteggiamenti arroganti e populisti di certi politici e amministratori, ma non bastano a modificare lo status quo. Qual è l’alternativa? Ripartire dalla cultura, come antidoto a ogni forma di male, che, però, a nostro avviso, non si vuole nella nostra città. Altrimenti, non farebbero gestire un premio culturale da un blog. L’abbiamo già detto e scritto diverse volte che la cultura si costruisce insieme alla città. La scuola calvizzanese, attraverso le iniziative che sforna in continuazione, si avvia a diventare sempre più un vero e proprio Polo culturale. Questo obiettivo, tra l’altro, se lo è posto fin dall’inizio della sua avventura calvizzanese la dirigente scolastica Armida Scarpa: una scuola mai più vista come ambiente formale con rapporto alunni classe, ma uno spazio aperto al dialogo, alla cultura e allo scambio generazionale. E ci stava riuscendo, anche se, nel 2016, c’è stata una lunga fase di stand by.  Gli eventi dell’anno scorso (inaugurazione biblioteca, incontri letterari, storie sotto gli ombrelli) stavano andando in questa direzione. Ma c’è sempre tempo per rimediare, anche se tutto ciò, però, non basta se si vuole  una vera crescita sociale e morale della città. A nostro avviso esiste, dunque, la necessità di costruire una rete diffusa sul territorio di agenzie culturali. In sostanza, la cultura di un territorio la devono fare quelli che su quella zona vivono. Promuovere agenzie culturali significa far fiorire un tessuto di associazioni, di soggetti del privato sociale, attivare la rete scolastica, far nascere cioè un tavolo partecipato con tutti i soggetti dove ognuno mette il suo. Il grande progetto culturale di una cittadina deve per forza nascere mettendo in rete tutte le energie e le risorse. La cultura, infatti, non è un'opera pubblica che si progetta, si appalta, si realizza e si inaugura. La cultura è interazione, scambio, partecipazione: o si costruisce insieme alla città oppure diventa sterile programmazione di eventi fine a se stessa. Bisogna, dunque, sperimentare il metodo della progettazione partecipata, come fece Marano diversi anni fa, prima con il sindaco Bertini e poi con Perrotta, quando era assessore alla Cultura Antonio Menna, oggi scrittore affermato. Furono messe scuole e associazioni intorno ad un tavolo e fu detto "che vogliamo fare ?". Vennero fuori idee: furono fatte iniziative sulla legalità, il cinema all'aperto, le conversazioni sotto i portici. Lo stesso viene fatto a Villaricca da anni. Il Comune, dunque, deve fare da direttore d'orchestra. Questo è il ruolo di un ente locale per la promozione culturale del territorio, anche perché la cultura non è un lusso, ma un bisogno primario che se fattodi contenuti giusti può fungere anche da motore per lo sviluppo economico di un territorio.



Visualizzazioni della settimana