Al vaglio della commissione tutela ambientale l’ampliamento delle attività di gestione di un impianto di stoccaggio e trattamento dei rifiuti pericolosi a rischio infettivo
Dopo la riunione del 14
luglio scorso, andata deserta per mancanza di numero legale, questa sera è
prevista una nuovo incontro dei
componenti della commissione speciale
Foto scattata il primo giorno di convocazione della Commissione tutela ambientale |
Martedì scorso, alla riunione della Commissione Tutela ambientale, composta
da politici e cittadini, erano presenti solo Angela De Vito (membro
dell’opposizione consiliare), Dorotea Vallefuoco ( responsabile del comitato
Stop Antenne), il presidente Gabriele Granato (esponente di spicco del comitato
Stop Antenne e componente del laboratorio politico L.P. Kamo area nord).
Mancavano Mary Sarracino (altro componente della società civile), Giacomo
Pirozzi (consigliere comunale di minoranza), Vincenzo Trinchillo (consigliere
comunale di maggioranza) Giuseppe Santopaolo e Antonio Di Marino (entrambi
consiglieri comunali e neo assessori). Ma gli assenti della volta scorsa saranno
presenti questa sera? Si spera di sì, poiché l’argomento al vaglio della
Commissione è di estrema importanza in quanto riguarda l’iter di ampliamento
delle attività di gestione di un impianto di “stoccaggio e trattamento di
rifiuti pericolosi a rischio infettivo”, sito a Calvizzano in viale della
Resistenza. Alcuni mesi fa, Bruno Cesaro, amministratore dell’Ecologica Sud
(azienda in cui è ubicato l’impianto) ha presentato al settore Ambiente della
Regione l’istanza di valutazione di impatto ambientale che, tuttora, è ancora
in visione dei tecnici dell’Ente del Centro direzionale.
La società Ecologica Sud S.r.l. è impegnata dal 1988 nelle attività di
raccolta, trasporto e trattamento di rifiuti, con particolare riferimento a
quelli sanitari. Dal 2011 risulta regolarmente autorizzata alle attività di
stoccaggio di rifiuti pericolosi e non per una capacità massima complessiva di
270 metri cubi/d (di cui 135 metri cubi di rifiuti non pericolosi), nonché al
relativo trattamento di rifiuti pericolosi a rischio infettivo. In un’ottica di
crescita aziendale, la società con sede legale a Marano, lasciando inalterati i
rifiuti disposti a stoccaggio, intende incrementare le attività di trattamento
di rifiuti per un quantitativo massimo di 20 t/d (non essendo dei tecnici, immaginiamo
che t/d stia per tonnellate- die, quindi al giorno). Per quanto riguarda il
trattamento dei rifiuti a rischio
infettivo, c’è una prima fase di carico automatico del rifiuto, dopodiché
avviene la triturazione e la sterilizzazione con vapore saturo prodotto da un
generatore a metano. Il rifiuto trattato, non più a rischio infettivo, prima di
essere disposto nell’area di stoccaggio all’interno del capannone, verrà
sottoposto a una successiva fase di asciugatura, dopodiché verrà inviato alla
filiera di smaltimento o a quella di recupero. Sono previsti due punti di
emissioni in atmosfera, costituiti da due camini posti a una quota dal suolo di
almeno 10 metri, in linea con la normativa regionale. Il primo camino serve a
smaltire le emissioni della combustione del metano nel bruciatore per la produzione
di vapore e acqua calda. Il secondo a inviare in atmosfera le portate depurate sia delle emissioni di tipo diffuse
all’interno del capannone sia di quelle derivanti dall’aria aspirata nella camera
di triturazione.
Insomma, al di là delle questioni tecniche, alla gente interessa il tipo di
impatto che un impianto del genere, con annesso ampliamento delle attività di
stoccaggio, avrà sull’ambiente, ma
soprattutto sulla salute dei cittadini. Sotto questo aspetto la Commissione
ambientale, anche se di tipo propositivo, giocherebbe, a nostro avviso, un
ruolo fondamentale sia dal punto di vista politico che sociale. Dalla riunione
di stasera, infatti, si capirà chi veramente vuole difendere l’ambiente e chi,
invece, penserebbe a tutt’altre cose.