“Ora ridateci il verde strappato”

Lo reclamano gli abitanti della zona cooperative di via Aldo Moro, in particolare i condomini del parco “La Pineta 75”, dove, nelle  immediate adiacenze, c’è un appezzamento di terreno che doveva ospitare i campi da tennis e altre attrezzature sportive. Appezzamento di terreno che nel 1999, ai tempi della terza consiliatura Salatiello, subì una trasformazione urbanistica, diventando  area destinata a “edilizia convenzionata a scopo residenziale”. In pratica ci fu un passaggio di cubature (ulteriori case) dalla zona di fronte alla media Polo (dove due giorni fa è stato inaugurato lo spazio ludico-sportivo) a quella attigua al parco “La Pineta 75”. Adesso, l’amministrazione come  pensa di” risarcire” questi cittadini che hanno perso le attrezzature e rischiato di trovarsi a pochi metri di distanza dalle loro case altri tre palazzi?

L'area dove erano previsti i campi da tennis e la pista polivalente

La vera storia dei campi da tennis e i nomi dei complici dello strappo

Tutta l’operazione inizia nel 1997: all’epoca governava l’attuale sindaco Salatiello. Con delibera 20 del 27 febbraio viene approvato il piano finanziario per l’assunzione di un mutuo di 490milioni di vecchie lire con la Cassa Depositi e Prestiti, sostenuto dal contributo regionale per la realizzazione di attrezzature sportive, previsto dalla legge regionale 42/79. Nello stesso atto di indirizzo viene stabilito di avviare la procedura espropriativa dei terreni adiacenti il condominio La Pineta 75, per costruirci una pista polivalente, un campo di bocce e due campi da tennis.
Con delibera di giunta  124 del 17 aprile 97, viene approvato il progetto esecutivo, dopodiché viene espletata la procedura aperta. Il 18 settembre 1998 viene aggiudicata definitivamente l’appalto alla società CO.GE.SA. di Casal di Principe, vincitrice della gara con un ribasso del 30,77%. Insomma, la ditta è pronta a iniziare i lavori, ma accade un inconveniente (sarà stato un caso?). Mentre viene effettuata la presa di possesso dell’area, dove stanno per sorgere le strutture sportive, al Comune si accorgono (guarda un po’?) che una piccola parte dell’appezzamento di terreno è investita da un’autofficina con parcheggio coperto e che il proprietario G. S. aveva prodotto domanda di condono edilizio. Il sindaco Salatiello, a questo punto, investe del problema le forze politiche che suggeriscono di portare la questione al Consiglio comunale. L’assise pubblica si svolge il 21 giugno 1999. Il consigliere Antonio Migliaccio (uomo di sinistra ed ex sindaco), per consentire la realizzazione dell’opera in tempi brevi (ah ah), propone di delocalizzare l’intervento per la pista polivalente, campi da tennis, eccetera, sul suolo di fronte alla media Polo dove, invece, erano previste le case popolari dell’IACP . Il Consiglio comunale approva all’unanimità la proposta (con parere favorevole del Capo dell’Ufficio tecnico) e dispone anche la sospensione del contratto con la ditta di Casal di Principe che aveva vinto l’appalto.
Votarono a favore della proposta Migliaccio: Pietro Tarantino, Francesco Liccardo, Roberto Vellecco (attuale consigliere comunale di maggioranza), Salvatore Visconti, Antonio Ferrillo (oggi assessore al Personale), Corrado Di Maria, Claudio Grasso, Stefano Liccardi, Gennaro Cavallo, Antonio Migliaccio, Francesco Granata, Giovanni Zapparella, Gennaro Ferrillo, Pasquale Napolano (ex segretario dei Ds ed ex assessore ai tempi di Granata) . Non votarono perché assenti: Giovanni Di Rosa, Luciano Borrelli, Amalia Sansone, Giacomo Trinchillo, Raffaele Ruggiero.
Insomma, fu perpetrato un autentico “scippo” a danno, ma anche a totale insaputa, di tutti coloro che avevano comprato casa in quel posto, sapendo che davanti ai loro palazzi sarebbero state realizzate le attrezzature sportive, anziché altri casermoni. Il paradosso è che diversi consiglieri comunali complici dello strappo, nelle diverse tornate amministrative che si sono susseguite dal 1999 al 2013 (l’ultima) hanno avuto il barbaro coraggio di andare a chiedere voti agli stessi cittadini “raggirati”. Che facce toste!
Ancora oggi restano tanti gli interrogativi: perché con i lavori pronti a partire non fu fatto niente per fermare l’abuso edilizio? Chi è il politico che avrebbe preso a cuore il problema del proprietario dell’autofficina? Chi definì la pratica CO.GE.SA, la ditta vincitrice della gara d’appalto? E i rapporti con l’Istituto case autonome popolari da chi furono curati? Come mai la minoranza non si  oppose alla proposta? Perché i politici assenti alla votazione in consiglio comunale, in particolare coloro che giravano con il progetto dei campi da tennis per chiedere voti, non mossero un dito per impedire l’iniqua operazione? E, poi, sarebbe solo un puro caso che dopo alcuni anni dal varo del piano di recupero il sindaco avrebbe costruito la sua abitazione da quelle parti?   

Stralcio di un’intervista a Salatiello sulla questione verde attrezzato

Nell’ambito di un’intervista rilasciata a novembre 2011 al giornale l’attesa, a Salatiello (in quel periodo consigliere comunale di minoranza in rappresentanza della Margerita) gli fu posta la seguente domanda: Gli abitanti di via Aldo Moro, però, non le perdonano di aver spostato sotto casa sua il verde attrezzato che era previsto sorgesse davanti alle loro cooperative…
“Quando prendemmo questa decisione in Consiglio – rispose – non era nemmeno previsto che andassi ad abitare accanto all’area che decidemmo di destinare ad attrezzature sportive. Lo facemmo con l’intenzione di bloccare la cubatura poiché, in quel posto, dovevano sorgere le case popolari”.        
Adesso, però, incalzò il giornalista, queste case saranno costruite davanti alle cooperative? Insomma, per questi cittadini, oltre al danno anche la beffa?
“Stiano tranquilli gli abitanti di via Aldo Moro – continuò Salatiello - : in quell’angolo di verde non potrà sorgere nessun appartamento, poiché si sforerebbero gli standard di cubatura. Questa cosa l’ho ribadita in televisione durante la campagna elettorale e me ne assumo la responsabilità”.
Le case finora non sono mai state costruite, ma grazie alle battaglie dei cittadini delle cooperative che prima ricorsero al Tar e poi inoltrarono un’osservazione alla proposta di piano urbanistico varato dall’amministrazione Granata, finalizzata a cambiare la destinazione d’uso dell’appezzamento di terreno ubicato davanti alle loro case, per renderlo di nuovo verde attrezzato come, tra l’altro, era originariamente previsto nel piano di zona. Per dovere di cronaca, bisogna dire che a dare man forte ai condomini della Pineta 75, intervenne solo Giuseppe Salatiello (in quel periodo rivestiva il ruolo di presidente del consiglio comunale) che presentò anche lui un’osservazione riguardante  il lotto di terreno in questione. Lo fece per evitare di accendere i riflettori su un argomento pieno di misteri e zone d’ombra? L’osservazione, comunque, dopo varie vicissitudini passò. Poi si è insediata l’amministrazione Salatiello che ha bocciato la proposta di Puc di Granata. Adesso, bisognerà capire cosa succederà. Staremo a vedere.
                                           
I campi da tennis e la pista polivalente sull’appezzamento di terreno adiacente il condominio La Pineta 75, persi, secondo la versione amministrativa, per una domanda di condono edilizio relativa a un capannone abusivo, avrebbero, dunque, potuto vedere la luce già 15 anni fa, con tutte le conseguenze positive immaginabili. Purtroppo un certo tipo di  politica, probabilmente finalizzata ad altre cose, avrebbe fatto in modo che ciò non avvenisse. A distanza di anni una parte di verità è venuta a galla, perché, grazie alle nostre fonti, siamo venuti in possesso di tutta la documentazione prodotta all’epoca. Questa vicenda, a nostro avviso, rimane un esempio emblematico dell’arretratezza di Calvizzano, una città bloccata che non ha mai conosciuto uno sviluppo armonico ed equilibrato. Adesso, chi governa la città ha un’unica possibilità per rimediare ai danni causati dalla mala politica: quella di attivarsi repentinamente per reperire le risorse da destinare a questo luogo degradato (ubicato tra via Aldo Moro e via Peep) per farlo diventare una volta per sempre uno spazio pienamente vivibile.   
   


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