L’acqua potrebbe far “affondare” il Comune in un
mare di debiti, con conseguenze nefaste sulla città? Dal 2005, le bollette
relative ai consumi idrici sarebbero tutte illegittime, perché ancora basate
sul cosiddetto “minimo garantito”. L’art. 1 della delibera CIPE n. 52 del 4
aprile 2001, infatti, aveva previsto l’abolizione progressiva del minimo
garantito, attraverso un percorso di riduzione e graduale eliminazione entro
quattro anni, fissando il termine ultimo al 30 giugno 2005. Il Comune di Calvizzano,
però, non si sarebbe mai adeguato alla nuova normativa. L’illegittimità viene anche
sottolineata nella relazione stilata dagli
avvocati dello studio associato CGA, incaricati dal Comune per gli adempimenti
presso l’Autorita dell’Energia (AEEG) ai fini del calcolo della nuova tariffa
(di questo ne parleremo in un prossimo articolo). Ma l’illiceità sarebbe ancora
più evidente, se si considera che in bolletta continuano a coesistere sia il
minimo impegnato che la quota fissa (i famosi 15,40 annui che, a Calvizzano,
non si è mai capito a cosa servano davvero). Fu lo stesso sindaco, infatti, a
sottolineare questa anomalia, durante il dibattito in Consiglio comunale sulla mozione presentata da Sequino sulle tariffe acqua. Il Primo cittadino,
probabilmente, non si rese conto dell’autogol, perché con la sua dichiarazione
avrebbe potuto innescare il meccanismo dei ricorsi. Fortunatamente per il
Comune, al momento pare che non ci sia stata ancora alcuna richiesta di
risarcimento dei canoni idrici addebitati in eccesso. Ci risulta, però, che
diversi cittadini stiano aspettando che la questione venga sponsorizzata da qualche
consigliere di minoranza (qualcosa bollerebbe in pentola), da qualche partito
politico o addirittura dall’associazione locale dei consumatori, presieduta
dall’avvocato Salvatore Nasti. Organizzazione di tutela dei consumatori che finora
si è dimostrata molto attiva e battagliera nello sponsorizzare vertenze contro altri enti (Enel, Telecom, Wind, eccetera), ma,
chissà perché, abbastanza statica nei confronti del Comune.
Adesso alcune domande. Quest’amministrazione quando si
adeguerà alla delibera CIPE? Gli amministratori sono a conoscenza del possibile
danno erariale che si avrebbe in seguito a richieste di risarcimento? E’ stata
valutata l’ipotesi di restituire all’utenza l’importo ingiustamente versato dal
2005 per consumi e quantitativi addebitati forfettariamente e non
effettivamente erogati, attraverso una compensazione da effettuarsi nelle
bollettazioni successive? Il Revisore dei Conti e il segretario comunale sono a
conoscenza di queste cose?
Resta il fatto che al punto 4 del programma elettorale
della Lista civica Salatiello è prevista l’abolizione del minimo garantito dal
canone idrico. Meno male, però, che non è stato specificato l’anno, così come è
stato fatto per il piano urbanistico, altrimenti il sindaco avrebbe potuto “azzeccare”
un’altra brutta figura.
Dedicato
solo a coloro che vogliono approfondire la questione
Nel
2004 furono modificati gli articoli 19 e 20 del regolamento idrico
Il primo regolamento per la distribuzione dell’acqua
potabile fu approvato in consiglio comunale con delibera 56 del 2000 (il
servizio fu affidato in appalto alla ditta IDRO-TECH il 6 ottobre del 2000). Ma
la prima modifica arrivò nel 2004 ai tempi di Pirozzi con delibera 15 del 30
giugno 2004. All’articolo 19 furono cambiati i valori delle forniture massime
annue, oltre i quali si paga la tariffa prevista per l’eccedenza. Ma vediamoli
nel dettaglio.
a) per
nucleo familiare costituito da una persona: metri cubi 54,75, pari a 150 litri giornalieri
b) per
nucleo familiare composto da 2 persone: mc. 109, 50, pari a 300 litri giornalieri
c) per
nucleo familiare costituito da 3 persone : mc. 164,25, pari 450 litri giornalieri
d) per
nucleo familiare costituito da 4 persone: mc. 219, pari a 600 litri giornalieri
e) per
nucleo familiare composto da 5 persone: mc. 273,75 pari a 750 litri giornalieri.
L’articolo 20 invece fu
così modificato: La quantità dell’ acqua somministrata sarà verificata mediante
lettura da effettuare con periodicità semestrale. Il pagamento avverrà sull’effettivo consumo in base alle tariffe
stabilite annualmente dalla giunta municipale.
Tutto lasciava
intendere che i contribuenti avrebbero finalmente pagato solo l’acqua consumata
e l’eventuale eccedenza qualora fossero stati superati i valore massimi di
fornitura contrattualizzata. Invece, ciò, da quello che ci risulta, non sarebbe
mai accaduto. La questione fu ripresa nel 2007, quando con delibera consiliare
del 26 febbraio il regolamento idrico subì una ulteriore modifica. L’articolo
19, riguardante le fasce di consumo, restò inalterato, mentre l’art. 20 venne
così modificato: “la quantità di acqua
somministrata corrispondente alla richiesta dell’utente, sarà verificata
mediante letture da effettuarsi con periodicità semestrali. Se il consumo
dell’acqua alla fine di ogni semestre supera la quantità scelta sarà
considerata eccedenza e pagata in base alla tariffa eccedenza”.
Insomma, scomparve la
dicitura “pagamento sull’effettivo consumo”, ma venne introdotto il concetto
della semestralità ai fini del calcolo dell’eccedenza, a nostro avviso, molto
discutibile, per il fatto che in un’abitazione ci sono periodi in cui si
consuma più acqua e altri in cui se ne consuma di meno. Sarebbe più giusto,
dunque, tirare le somme a fine anno.
Entrambe le delibere furono votate all’unanimità.
Nella prima, quella del 2004, fu sancito il principio del pagamento
sull’effettivo consumo, ma, in quel
periodo, in città si mormorava più su strane e sospette compravendite che
dell’importante provvedimento consiliare.