Ser.T,
il crocevia dei giovani disperati
In
aumento le nuove dipendenze: gioco d’azzardo, internet, uso eccessivo di
televisione…
Al Ser.T (acronimo di servizio per le tossicodipendenze) di Giugliano, in poco più di trent’anni di attività, sono stati presi in carico 3mila130 tossicodipendenti residenti nei 7 Comuni del comprensorio giuglianese: Calvizzano, Marano, Giugliano, Melito, Mugnano, Qualiano e Villaricca. Per la maggior parte storie di droga, di prostituzione, di problemi mai risolti. E’ un luogo dove ogni mattina si svolge lo stesso rito: ormai i drogati si conoscono a memoria e il piazzale davanti al SerT è diventato il posto per scambiarsi esperienze, per raccontarsi le vicende più o meno tristi della sera precedente. Ma questi uomini e donne bollati come drogati, sono anche persone che hanno diritto alla speranza e la necessità di usufruire di un servizio che vada oltre l’ordinaria somministrazione del metadone o del suboxone (una sostanza a base di bruprenorfina e antagonista degli oppioidi, ndr). In passato i giornali hanno sprecato fiumi d’inchiostro per denunciare ritardi e disfunzioni della struttura giuglianese, tra cui la mancanza endemica di personale e forse di volontà di aiutare chi si era perso tra sogni impossibili e bruschi risvegli. Poi l’oblio, probabilmente perché certe storie di ordinaria routine non fanno più testo? Ma da alcuni anni, da quello che abbiamo potuto appurare, pare che le cose stiano cambiando in meglio anche al SerT: il personale sembra essere più motivato ed è aumentata anche la fiducia delle persone che si affidano alla struttura. Nello stabile di via Fortunato del Forno 26 (una traversa di Corso Campano) diretta dal dottor Luigi Franco, vi lavorano tre medici, un gastroenterologo che fornisce consulenza una volta a settimana, tre infermieri, un amministrativo, due psicologi, un sociologo, un’educatrice professionale e tre assistenti sociali. Nonostante siano aumentate le forme di dipendenza (dal gioco d’azzardo, da internet, dall’uso eccessivo di televisione, eccetera) il numero degli iscritti, però, è in lieve flessione, contrariamente al trend di crescita degli anni ’90: come mai?
“Innanzitutto – afferma un dirigente in servizio da
diversi anni al Servizio tossicodipendenze, che preferisce l’anonimato per
evitare rogne con la Direzione sanitaria – c’è stato un netto cambiamento delle
forme di dipendenza e dei modi di drogarsi. Il cocainomane, ad esempio, non si
sente un tossico, per cui rifiuta categoricamente di servirsi della nostra
struttura. Inoltre, perché non sono debitamente pubblicizzate le attività del
SerT”.
Ma qual è la mission e quali sono gli obiettivi del
Ser.T di Giugliano? Nella Carta dei Servizi c’è scritto che si pone come strumento per la prevenzione, la
diagnosi e il trattamento di situazioni di abuso o dipendenza di sostanze
stupefacenti, alcool, o tabacco, attraverso interventi personalizzati,
integrati sia all’interno della struttura (il trattamento è coordinato tra le
diverse figure professionali: medici, infermieri, psicologi, eccetera) sia con
altri Servizi e altre strutture (comunità terapeutiche, psichiatria, medicina
interna, gastroenterologia, inserimento lavorativo, ecc.). Il Servizio per le
tossicodipendenze si fa carico sia delle persone direttamente interessate, sia
delle loro famiglie, coinvolgendole, quando è possibile e opportuno nei
programmi terapeutici. Attraverso la valutazione medica, psicologica e sociale
viene individuato il percorso terapeutico più idoneo, con l’obiettivo di
riconoscere e trattare i problemi che stanno alla base dell’assunzione delle
sostanze d’abuso e di permettere alle persone interessate il reinserimento
nella vita familiare e sociale.
Le attività comprendono: accoglienza e ascolto;
consulenza individuale e/o familiare; diagnosi e cura medico-psicologica;
disintossicazione e trattamenti farmacologici; screening tossicologici;
screening e prevenzione delle malattie infettive; proposte di ricovero in
idonee strutture; psicoterapia individuale e di coppia; programmi di sostegno
alla famiglia; inserimento in comunità terapeutica e/o pronta accoglienza;
gruppi di autoaiuto per genitori di tossicodipendenti; inserimento in gruppi di
autoaiuto per alcoolisti e familiari; riabilitazione e reinserimento socio
lavorativo; interventi di promozione della salute a integrazione e in
collaborazione con l’Unità Operativa Dipartimentale Dipendenze Patologiche. La
sede del Dipartimento è a Quarto (Corso Italia, 129) ed è diretta dal
tossicologo Giorgio Di Lauro. Coordina i 6 Ser.T dell’Asl Napoi 2 Nord:
Giugliano, Acerra, Pozzuoli, Casavatore, Ischia, Sant’Antimo.
Il ritorno della droga pesante
L’eroina è tornata: nelle grandi città ma anche nelle cosiddette bistrattate periferie del malessere. Ce lo ha confermato il medico che gentilmente ci ha accolto nel suo studio al SerT di Giugliano. Poi ci ha sfornato alcune statistiche nazionali: sono circa trentaseimila gli studenti dai 14 ai 19 anni che l’hanno provata e 16mila coloro che l’hanno consumata dieci volte nell’ultimo mese. E’ allarme perché i numeri dei nuovi consumatori, tra cui anche i ragazzini di 12-13 anni sono destinati a crescere. Inizialmente, l’eroina la sniffano o la fumano, perché hanno paura dell’ago, ma poi finiscono quasi sempre col passare all’iniezione in vena. A una nostra domanda specifica, il professionista ci ha risposto che circola ancora il cobret, la cosiddetta droga dei poveri. La famosa pallina giallastra che viene posata su un pezzetto di carta argentata e si brucia con un accendino: un filo di fumo, come un serpentello, sale con un sinuoso giro a spirale e basta una cannuccia per aspirarlo. E’ “o cobret, il “piccolo cobra”, la droga oppiacea ottenuta prevalentemente dagli scarti dell’eroina.
“Gli effetti del cobret – dichiarò al periodico
l’attesa, il giornale di Marano e Calvizzano, Giorgio Di Lauro, numero uno del
Dipartimento dipendenze patologiche – sono più gravi di quelli dell’eroina: si
verifica una maggiore crisi di astinenza associata a dolori muscolari, vomito,
crampi, sudorazioni e brividi. Una volta scomparso l’effetto, si prova una
sensazione di vuoto angoscioso, che di solito viene attribuito a se stessi, in
particolare alle proprie incapacità, e non alla sostanza inalata. Bastano poche
assunzioni per diventare immediatamente dipendenti dal cobret”.
Droga di scarto, dunque, o droga per poveri, come il
consumatissimo crack : massimo sballo e massimo danno con una spesa minima.