Nessuno toglie i meriti all’amministrazione di aver
eliminato la Tari (nuovo nome della tassa sui rifiuti) sui box auto, garage e
cantine non allacciati alla rete idrica
e fognaria e di aver mantenuto, quindi, la promessa elettorale. Vanno, però,
sottolineati anche i demeriti. Se proprio si voleva rendere un servizio
completo alla città, i manifesti di pubblicizzazione dell’evento andavano
affissi prima di inviare nelle case dei contribuenti gli avvisi di pagamento
del saldo Tari e non tre giorni dopo la data di scadenza del pagamento della
tassa. Tantissimi contribuenti onesti, infatti, non essendo a conoscenza dell’atto
amministrativo, hanno provveduto tempestivamente a onorare il loro debito con
il Comune. Invece, molte altre persone che hanno appreso dal nostro blog o
attraverso il passaparola dell’abolizione della gabella si sono recate
all’ufficio tributi per farsi defalcare la somma non dovuta per la parte di
tassa riguardante box, cantine eccetera. Chiaramente hanno dovuto compilare una
domandina nella quale hanno dichiarato, assumendosene la responsabilità, che il
loro box (o cantinola, eccetera) non è allacciato alla rete idrica e fognaria.
Ritorniamo al
manifesto. “Come promesso in campagna elettorale – è scritto - , nella seduta
del 22-07-2014, il Consiglio comunale ha approvato con 14 voti favorevoli
(maggioranza) e 2 voti astenuti di
opposizione (consiglieri Angela De Vito e Biagio Sequino)….”
Così come è stato impostato il periodo si è voluto fare intendere (probabilmente in
maniera studiata) che i consiglieri di minoranza Sequino e De Vito hanno avuto addirittura
il coraggio di opporsi a un provvedimento utile alla collettività. Ma l’autore
del manifesto forse non ha pensato che in questo modo avrebbe potuto offendere
l’intelligenza di tantissimi cittadini che sanno bene la differenza tra voto
contrario e voto di astensione da parte della minoranza?
In ogni caso, ad ascoltare la gente sembra che i mormorii di disapprovazione
avrebbero fatto più effetto dei manifesti.