Maledette
maldicenze
che rovinano la vita di chi le fa e di chi le
subisce. Diffondere voci false e tendenziose è un vizio che può avere più
origini. Scoprire i giochi psicologici che stanno dietro la calunnia può
aiutarci a difenderci meglio e a non cadere nella medesima tentazione, imparando a risolvere i conflitti in modo più costruttivo.
Pettegolezzi, malignità, maldicenze
sono tra le forme di aggressività verbale più diffuse. Alcune sono lievi,
scherzose, bonarie. Altre decisamente "cattive", distruttive. Qualche
volta l'intento è quello di colpire direttamente l'obiettivo, il
"nemico". In altri casi, e sono forse quelli più diffusi e comuni,
invece, la diffusione di "voci", apprezzamenti poco lusinghieri,
critiche, è subdola e gli artefici della maldicenza restano nell'ombra, al
riparo dalle responsabilità. Ci sono maligni occasionali - spesso goffi e
facili da scoprire perché lasciano molte tracce di se' - e maligni specialisti,
organizzati, più difficili da sorprendere perché sanno bene a chi fare le loro
confidenze al vetriolo, quali sono i momenti e le situazioni migliori. Che cosa
si nasconde dietro questa forma insidiosa di aggressività? La maldicenza, dal
punto di vista di chi la produce o la diffonde, è una realtà complessa. Più,
probabilmente, di quanto si pensi. Si può ricorrere alla maldicenza perché non
si sa come comunicare in modo diretto alla persona interessata qualcosa di
sgradevole che la riguarda. Per esempio, siete stati criticati per qualcosa che
avete fatto e chi vi ha criticato non ve lo dice direttamente, ma c'è qualcun
altro che fa da tramite e ve lo riferisce. Se chi vi vuole muovere delle
obiezioni diffonde il pettegolezzo in varie direzioni, generalmente è perché
spera che prima o poi giunga alle vostre orecchie. La sua opinione vi arriva
così di rimbalzo. Probabilmente si comporta così perché teme le vostre reazioni
in caso di attacco diretto. Ma può anche accadere che chi vi critica voglia soprattutto
mettervi in cattiva luce presso gli altri. Oppure vendicarsi di qualcosa di
vero o presunto che voi gli avete fatto. La maldicenza in questo caso può
nascere, a seconda dei casi, da risentimento, da una frustrazione, dalla
gelosia, dall'invidia. La maldicenza può però anche nascere da sentimenti
ambivalenti. E’ il caso dell'amore e dell'amicizia. Non è raro che una persona
critichi in maniera aggressiva, in sua assenza, colui o colei con cui divide
l'esistenza, oppure un amico. Questo può verificarsi - anche se sembra
contraddittorio - perché spesso proviamo aggressività per la dipendenza che ci
lega alle persone che amiamo: in alcuni momenti vorremmo essere più liberi e
più autonomi. La maldicenza può anche corrispondere a una aggressività
"spostata" o alla dislocazione di un conflitto. Vi si critica ma
questa ostilità non era originariamente diretta a voi. Ha semplicemente trovato
in voi un punto di riferimento perché vivete nello stesso ambiente. Per
esempio, una persona che ha un conflitto coniugale o delle relazioni domestiche
difficili, sposta il conflitto altrove, ad esempio su di voi che siete un
semplice amico e non c'entrate per nulla, e quando alla fine il conflitto è
risolto, il suo atteggiamento nei vostri confronti cambia senza che da parte
vostra vi sia stato alcun cambiamento. Molte volte i pettegolezzi
"pesanti" negli ambienti di lavoro servono per dire cose che è
vietato dire o non è educato dire; oppure che altri (i ricettori del
pettegolezzo) vogliono sentir dire ma non vogliono mostrare di sapere o,
viceversa, che vogliono sapere ma non sentir dire pubblicamente... Se qualche
pettegolezzo malevolo di tanto in tanto è comprensibile e tollerabile, in
quanto è un modo per scaricare dell' aggressività senza troppi danni, diverso è
invece il caso dei maldicenti professionisti che sparano su tutto ciò che si
muove e vivono sentimenti di continua frustrazione. Essi danneggiano gli altri
ma anche se stessi. Il loro comportamento suscita reazioni negative così che la
loro frustrazione aumenta. Ne' va sottovalutato il fatto che il maldicente
sistematico può dare di se' un'immagine opposta a quella sperata perché, se e
quando viene scoperta "l'origine" della maldicenza, la gente può
cominciare a sospettare le intrinseche debolezze dell'autore il quale voleva
invece di dare di se' un'immagine di forza e autorevolezza. Anna Oliverio Ferraris Psicologa, Università
di Roma -----------------------------------------------------------------
Corriere salute.> Tre modi per non farsi ferire < Contrattacco vincente
Evitare collera, ansia e tristezza Quali armi ha a disposizione la
"vittima" per difendersi da quella forma di aggressività che è il
pettegolezzo? Poiché avanza per vie traverse la maldicenza è un nemico difficile
da combattere. Usando però alcune strategie si può reagire evitando di farsi
travolgere dalla collera, tormentare dall'ansia o deprimere dalla tristezza.
Realismo Quando veniamo a conoscenza di un pettegolezzo malevolo contro di noi,
i nostri pensieri sono facilmente di questo tipo: "Come si può dire questo
di me?" " E’ ingiusto!" "Lo ha detto a tutti, gli
crederanno. Me la deve pagare..." "Non sono amato...". Se questi
pensieri ci fanno star male è perché cozzano con una serie di convinzioni più o
meno inconsapevoli: "Non si può vivere senza amore", "Bisogna
avere la stima di tutti", "Non devo sbagliare", "Devo
piacere". E invece è il momento di essere realisti e di accettare il fatto
incontestabile che non si può essere amati da tutti, che fare degli errori di
tanto in tanto è normale, che una nostra azione sbagliata non ci bolla per
sempre. Calma Se la maldicenza è fondata, è bene riflettere con calma se siamo
disposti a modificarci oppure no. Se invece è infondata è evidente che il
maldicente è in errore, oppure parla per invidia, gelosia o frustrazione. Il
fatto di riuscire a tenere sotto controllo i nostri pensieri non elimina certo
la maldicenza, ne riduce però gli effetti. In alcuni casi la nostra
imperturbabilità può rappresentare già di per se' una sconfitta per chi ci critica
o ci vuole danneggiare. In altri, essa ci è indispensabile per agire con
lucidità. Azione Prendiamo le "cattiverie" sul luogo di lavoro:
possono essere logoranti, intollerabili. Si critica lo stile di vita di un
collega, il suo modo di lavorare, la sua vita intima, i suoi amici... A volte
agire sui propri pensieri e mantenere la calma non è sufficiente: bisogna fare
qualcosa sia per evitare un deterioramento dei rapporti, sia perché è giusto
difenderci. Se abbiamo individuato il nostro antagonista, il metodo migliore
consisterà nell'avvicinarlo a tu per tu (non in pubblico). Vistosi scoperto
questi potrà negare in blocco, ma da quel momento sa che noi sappiamo. Se
invece reagisce criticandoci o attaccandoci, avremo comunque creato le
condizioni per un confronto diretto, onorevole. Se non conosciamo la fonte del
pettegolezzo o pensiamo che il confronto diretto non sia praticabile perché
porterebbe a una frattura cui non vogliamo arrivare, possiamo usare delle
strategie indirette (accennare "in astratto" la questione in un
gruppo di persone, fare dell'ironia) con cui facciamo sapere che siamo al
corrente dei pettegolezzi.*
Oliverio Ferraris Anna
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(15 novembre 1998) - Corriere della Sera- Corriere della Salute
(15 novembre 1998) - Corriere della Sera- Corriere della Salute