Dopo l’annullamento della proposta di
Puc targata Granata si ricomincia daccapo con i nuovi indirizzi. Ma Salatiello
riuscirà a completarlo entro il 2014? E se ciò non dovesse verificarsi,
rimetterà davvero nelle mani dei cittadini la sua delega di sindaco, come è
scritto al terzo punto del suo programma elettorale? In pratica se ne andrà a
casa? Il dibattito è aperto.
Il nuovo iter del Piano urbanistico è iniziato il 18 marzo 2014, il giorno in cui l’esecutivo Salatiello ha revocato la delibera di giunta numero 63 del 7 ottobre 2010, attraverso la quale fu approvata la proposta di Puc targata Granata (ex sindaco di Calvizzano). A distanza di circa due mesi (stando alle comunicazioni ufficiali che apprendiamo solo dal sito istituzionale, visto che nessun amministratore vuole interloquire con noi) ancora non si conoscono gli indirizzi della nuova proposta di Puc e se, effettivamente, ne sia stata affidata la redazione, come è stato riportato da alcuni giornali, a tecnici della facoltà di Torino. Inoltre, se Salatiello dovesse mantenere la promessa di portare avanti un piano urbanistico partecipato, vale a dire di decidere insieme ai cittadini il futuro della città, si allungherebbero ulteriormente i tempi per il completamento dell’importante strumento urbanistico, annunciato per la fine di quest’anno. Appare, dunque, evidente che la promessa elettorale dell’attuale sindaco non potrebbe essere rispettata? Al punto 3 del programma elettorale della “Lista Salatiello”, infatti, è scritto testualmente: “Entro il 2014, Calvizzano avrà il suo Piano Urbanistico Comunale. In caso di fallimento, rimetterò nelle mani dei cittadini la mia delega di sindaco”. In pratica, l’attuale Primo cittadino dovrebbe andarsene a casa, a meno che… Ma come si è arrivati all’annullamento della proposta Granata, il cui percorso era quasi terminato. La nuova giunta Salatiello (composta anche da alcuni assessori che all’epoca approvarono la proposta di Puc Granata), a novembre 2013, ha deciso di conferire all’avvocato Antonio Sasso, esperto in diritto amministrativo e urbanistica, l’incarico di consulenza legale, finalizzato ad acquisire un parere pro-veritate, in merito ad alcuni quesiti, riguardanti principalmente la legittimità degli atti prodotti dall’Autorità di Bacino e dai tecnici progettisti, durante l’amministrazione Granata. Dal parere (costato al Comune 3mila euro) è emerso che il progetto di Piano urbanistico portato avanti dal precedente esecutivo è sostanzialmente inattuabile, così la giunta Salatiello, con delibera 16 del 18 marzo 2014, ha deciso di revocarlo. Fin qui i fatti. Adesso qualche opinione. Premessa. Noi del blog non abbiamo mai condiviso il percorso adottato dall’ex sindaco Granata nel portare avanti il Piano urbanistico, poiché non sono state interpellate le associazioni sia sindacali che territoriali e non è stata mai fatta una riunione pubblica per raccogliere anche il punto di vista di coloro che vivono e operano sul territorio, ma anche per spiegare in maniera trasparente ai cittadini le ragioni di certe scelte. In ogni caso, riteniamo che l’annullamento della vecchia proposta di puc poteva benissimo essere evitato, facendo risparmiare soldi alla collettività, ma anche perché nella delibera di revoca, stando al parere di un esperto di problematiche amministrative al quale abbiamo posto in visione gli atti, potrebbero prefigurarsi i reati di falso ideologico e di abuso di potere. Insomma, si sarebbe potuto partire benissimo dalla proposta di Puc della precedente amministrazione, eliminando le criticità e apportando le dovute migliorie. Va ricordato che il principio della saggia gestione della cosa pubblica deve puntare al migliore utilizzo dei costi già sostenuti, salvando tutto quello che non è coinvolto nelle “criticità” rilevate e correggendo solo le stesse punto per punto. Va aggiunto che, un nuovo incarico, in queste condizioni, potrebbe facilmente far rilevare un danno patrimoniale, visto che finora il Comune avrebbe già sborsato fior di quattrini ai vecchi progettisti e che l’Università di Torino non farà certamente il suo lavoro gratis.
APPROFONDIMENTO
Perché è stata annullata la
proposta di Puc dell’amministrazione Granata
Sostanzialmente la
proposta di Puc della vecchia amministrazione, da quello che emergerebbe dal
parere Pro-Veritate, è stata annullata perché sarebbero illegittimi sia il secondo parere dell’Autorità di Bacino (quello del
20-03-2012) sia il proposto articolo 19 bis (integrativo delle Norme di
attuazione del Puc) dei progettisti (i docenti universitari Renato Cristiano, Umberto
De Martinis, Lucio Morrica) giacché non circoscrivono l’intervento dell’Ente
Regionale alle sole aree “ubicate sulle cartografie delle pericolosità e del
rischio idrogeologico del Piano Stralcio Assetto Idrogeologico dell’Autorità di
Bacino (cfr.art.7, comma 2, del P.A.I.)”. In pratica, si legge nel parere,
l’onnicomprensività degli obblighi di verifica imposti dall’Autorità di Bacino
soverchia i limiti legali citati dalle fonti normative. Inoltre, non può
trascurarsi che la gravissima carenza infrastrutturale accertata dall’Autorità
di Bacino, renda sostanzialmente inattuabile il progetto di P.U.C. varato con
delibera 63/2010 della ex giunta Granata. Ricordiamo che l’Autorità di Bacino
formulò un primo parere negativo il 23-01-2012, osservando che “il livello
infrastrutturale (in particolare la dotazione idrica e la rete fognaria) non è
sufficiente a sostenere l’incremento abitativo proposto (6mila vani, quindi
circa 1500 case, ndr)…”. Perciò, ogni
futuro intervento urbanistico, bisognava sottoporlo al preventivo vaglio
dell’Autorità di Bacino, chiamata a verificare, volta per volta, che il
relativo incremento del carico urbanistico, fosse accompagnato dal
corrispettivo adeguamento infrastrutturale idrico-fognario. Così, per evitare
l’arresto del procedimento, i progettisti , prendendo atto del parere negativo,
proposero all’Autorità regionale l’integrazione della Normativa d’attuazione,
suggerendo l’introduzione del nuovo articolo 19 bis. il quale disponeva che:
“la realizzazione di nuove opere da eseguire in attuazione del Piano nelle
nuove aree di espansione urbanistica, residenziali e produttive, sarà
subordinata alla verifica e all’adeguamento della rete fognaria esistente e
alla compatibilità dell’adduzione idrica con le previsioni di incremento
urbanistico e alla realizzazione delle vasche di laminazione (opere per la
riduzione del rischio idraulico, ndr)”. Condiviso l’introduzione dell’art. 19
bis, l’Autorità di Bacino mutò radicalmente opinione, esprimendo, in data
20-03-2012 parere favorevole, con la seguente prescrizione: “i Piani attuativi
(cosiddetti PUA, ndr,) debbano essere sottoposti all’Autorità di Bacino per il
relativo parere di competenza, in quanto gli interventi proposti nel Puc sono
subordinati alla verifica della compatibilità del sistema fognario e
idropotabile, come prescritto dall’art.19 bis delle Norme di attuazione del
Puc”.
Tale art. 19 bis,
introdotto dai progettisti, però, secondo l’estensore del parere legale,
sarebbe illegittimo (oltreché incompatibile con l’interesse pubblico generale
del Comune di Calvizzano), “poiché consente un controllo generalizzato e
indistinto sulle nuove opere da eseguire in attuazione del Piano e su tutti i
Piani attuativi comunali, anziché soltanto rispetto a quegli strumenti di
pianificazione che dovessero afferire aree comunali a rischio e/o a
pericolosità idrografica”: per tali ragioni, come è scritto sempre nel parere,
la disposizione proposta dai progettisti si pone in contrasto sia con le linee
direttive e indirizzo dettate dal P.A.I. (art. 7), sia con la L.R.C. n. 8/94,
sia con il D.Lgs. n. 152/2006. “Essendo, dunque, illegittimo l’art.19 bis, che
costituisce presupposto vincolante del parere favorevole reso dall’Autorità di
Bacino, va anche considerato che la sua mancata approvazione implica la
sopravvenuta efficacia del primo parere (quello negativo) dell’Ente regionale”.
Siccome tale parere, in ragione della sua vincolatività, costituirebbe un
ostacolo fondamentale al procedimento di formazione del PUC, divenendo profilo
insuperabile, il Piano portato avanti dall’esecutivo Granata diventa
sostanzialmente inattuabile, e, in ragione della gravità e dell’incidenza del
deficit infrastrutturale, le previsioni urbanistiche proposte non sono affatto
emendabili.
Il parere dell’esperto da noi consultato
I punti sui quali si basa la decisione di revocare la
delibera di G.C. 63/2010 sono sostanzialmente i seguenti:
- Il parere reso dall’Autorità di Bacino sarebbe illegittimo e sarebbe
di conseguenza illegittima anche l’integrazione apportata dai progettisti,
perché sottopone a una supervisione dell’organo regionale “tutti i piani
attuativi comunali, anziché soltanto quelli che dovessero afferire ad aree
comunali a rischio”.
- Il giudizio della stessa Autorità di Bacino che ritiene inadeguate le
infrastrutture (leggi “fogne”) inabilitate a smaltire il maggior afflusso
portato dall’espansione urbanistica prevista nel PUC.
A mio parere sarebbe evidente la pretestuosità dell’assunto
perché
- L’eventuale illegittimità (tutta da dimostrare) del parere dell’Autorità di Bacino, in
riferimento al rischio idrogeologico, non inficia l’impianto complessivo
del PUC, tant’è che le stesse osservazioni del legale interpellato e fatte
proprie dall’atto deliberativo, ammettono che ci sono zone a rischio e
zone che a rischio non lo sono, per cui, limitatamente alle prime, sia il
parere che le conseguenti prescrizioni alle quali i progettisti si sono
riferiti nel proporre l’integrazione sono ritenuti legittimi dagli stessi
propositori della revoca; tutt’al più
si può parlare di una “estensione indebita”, perfettamente sanabile
con un intervento puntuale.
- L’incapienza del sistema fognario osservata dalla stessa Autorità di Bacino
potrebbe non essere riferita all’intero impianto fognario di tutto il
territorio comunale, ma solo alle parti interessate a ricevere l’apporto
delle nuove edificazioni; in questo secondo caso non vedo come possa
essere inficiato l’intero impianto del PUC, visto che come conseguenza
dovrebbe comportare un opportuno adeguamento finanziabile con gli stessi
oneri di urbanizzazioni afferenti le nuove costruzioni.
Le mie osservazioni:
- Prendere a pretesto elementi parziali e puntuali per revocare tutto il
piano, impegna i nuovi estensori a rielaborare un piano che vada a sanare
soltanto i punti eccepiti, altrimenti eccedono il mandato e presterebbero il
fianco al falso ideologico.
- La delibera di revoca può essere impugnata (entro 60 giorni) presso il TAR
da parte di chi veda lesi i propri interessi e, a mio parere, ci sono ottime
possibilità di successo, cominciando da una sospensiva che eviti l’assegnazione
del nuovo incarico fino a chiarimento definitivo, per evitare che si formi il
diritto dei nuovi progettisti che domani potrebbero chiedere i danni
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proposte di Puc nel giro di 18 anni
In assenza dell’adozione di un nuovo
Puc da parte dell’Organo consiliare, le attività edilizia e urbanistica sul
territorio sono tutt’ora disciplinate
dal Piano Regolatore Generale, approvato definitivamente nel 1982
Con delibera di consiglio comunale numero 3 dell’8 gennaio 1996 seguita da delibera di giunta numero 232 del 28 luglio 1997, il Comune, all’epoca amministrato da Giuseppe Salatiello, affidò al prof. Ing. Renato Cristiano, al prof. architetto Lucio Morrica e al prof. ing. Umberto De Martinis, l’incarico professionale per la redazione di tutti gli elaborati grafico-progettuali, necessari all’approvazione del nuovo Piano Regolatore Generale e del Regolamento di Edilizia comunale. Per effetto della sopravvenienza della legge regionale 16/2004 (“Norme sul Governo del territorio”) che introdusse nuove prescrizioni per la redazione della strumentazione urbanistica comunale generale e attuativa, l’originario incarico di progettazione fu rinnovato con delibera di giunta 47 del 24 luglio 2007, in pratica durante l’ultimo anno di amministrazione Pirozzi. Fra le tante novità, la sopravvenuta disciplina regionale introdusse il Piano Urbanistico Comunale (P.U.C.), in sostituzione del Piano Regolatore Generale, con diverso procedimento di formazione e diversi contenuti pianificatori. Il 26 novembre del 2007 i progettisti trasmisero al Comune gli elaborati formanti il PUC e gli strumenti a esso integrativi. Con delibera di giunta numero 11 del 28 febbraio 2008, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, l’esecutivo Pirozzi approvò la nuova proposta di Piano urbanistico, nonostante il parere tecnico non favorevole del capo dell’ufficio tecnico, ing. Lorenzo Tammaro. In linea di massima le osservazioni messe per iscritte dal capo dell’ufficio tecnico furono le seguenti: nella nuova proposta di Puc targata Pirozzi, era stata prevista un’area lottizzata in via Sandro Pertini, proprio dove passa un elettrodotto alta tensione; tutto ciò comportava una serie di verifiche tecniche sulle distanze di sicurezza che, però, non furono effettuate. Il Comune, alcuni anni prima dell’approvazione del Puc, aveva previsto un’isola ecologica, per cui bisognava reperire un’area dove poterla collocare, cosa che non fu fatta.
Fu prevista, inoltre, la costruzione di un nuovo
cimitero, collocato a 100 metri dai confini con Marano, mentre la normativa
parla di una distanza minima di 200 metri. Dulcis in fundo, i tecnici avevano lavorato su
un rilievo aereofotogrammetrico del 1998, per cui non avevano potuto tener
conto delle trasformazioni urbanistiche sopravvenute. Cosa significa? Che
furono previste strade che, per essere realizzate, avrebbero dovuto passare
dentro le case. Bisognava, dunque, fare una ricognizione di tutti gli abusi
edilizi avvenuti fino al 2003 (data dell’ultimo condono) e di tutte le abitazioni
condonate. Pochi mesi dopo il suo insediamento, Granata annullò la proposta di
Puc dell’esecutivo Pirozzi. La proposta Granata, invece, è stata bocciata, recentemente, dall’amministrazione
Salatiello.
Conclusione
Chiudiamo questa lunga discussione, riportando quanto
scritto nella sentenza 21851 della sezione VIII del TAR Campania (Napoli),
richiamata anche dal redattore del parere pro-veritate. “…Del resto, il
procedimento di approvazione di uno strumento urbanistico costituisce un atto
complesso ineguale in ragione del fatto che deve intendersi la risultante del
concorso di diversi atti di volontà, quello di livello comunale, esponenziale e
rappresentativo della collettività e degli interessi locali, e quello regionale
(e provinciale), espressione di un più ampio potere di indirizzo e di
coordinamento in materia urbanistica. Ciò comporta che la dialettica che si
instaura tra i diversi livelli di governo, sul piano procedimentale, non ha una
dimensione statica ed immutabile, bensì presenta margini di variabilità in
ragione della misura di convergenza delle valutazioni effettuate nei due
diversi stadi decisori; e, sul piano sostanziale, deve comunque salvaguardare
la primaria finalità di un equilibrato e sostenibile sviluppo del bene
territorio”.