A fine 2010, Granata riuscì ad avere una maggioranza quasi bulgara, per cui avrebbe potuto mettere definitivamente all’angolo Salatiello e continuare indisturbato il suo percorso amministrativo. Perché non lo fece? “Calvizzano futura”, infatti, il movimento politico composto da fuoriusciti dalla maggioranza, perse, nel giro di pochi mesi, tre pezzi: Francesco Agliata, Antonio Mauriello e Giuseppe Scimia, che, uno alla volta, rientrarono in maggioranza. In Calvizzano futura, dai sei originari, restarono in tre: Cavallo, D’Ambra e Sequino.
Ma in soccorso a Granata, arrivò anche l’apporto dei
“traditori del mandato elettorale”: Gianluca Ferrillo, Salvatore De Rosa, Antonio
Gala (tutti e tre oggi non più candidati) e Roberto Vellecco (candidato nella
lista Salatiello) che passarono dall’opposizione alla maggioranza. Granata,
dunque, si rafforzò enormemente, contando su una maggioranza solida, composta
da ben 15 consiglieri, contro i 6 dell’opposizione (i tre di Calvizzano futura
più il trio Pirozzi, Migliaccio Di Marino).
Salatiello, dunque, non risultò più l’ago della
bilancia, come lo era stato l’anno precedente. Al suo fianco, stando ai numeri,
rimase solo il fedelissimo Cristofaro Agliata, visto che Antonio Martiello, già
da tempo, veniva dato per certo vicino a Granata.
Insomma, i fatti
dicono che Granata avrebbe potuto disfarsi benissimo del peso politico
ingombrante di Salatiello, ma non ebbe il coraggio di farlo. Cosa temeva? E perché
ancora oggi Granata continua ad adottare la tattica del silenzio?