Aprite la strada che costeggia l’Alveo Camaldoli e date ai cittadini la pista ciclabile prevista dal progetto



Dei fondi stanziati restano ancora da spendere circa 550mila euro

Il caso della mancata apertura al traffico cittadino dell’importante arteria che costeggia l’Alveo Camaldoli (la strada che sbuca su Corso Italia a Villaricca, nei pressi della chiesa San Pasquale Baylon) diventa sempre più eclatante e intrigante, dove cattiva amministrazione e spreco  di denaro pubblico la fanno da padroni. Qualcuno ha invocato più volte l’intervento delle telecamere di Striscia la Notizia, mentre, a nostro avviso, occorrerebbe l’intromissione della Corte dei Conti e, forse, anche della Procura della Repubblica. Ricordiamo che la strada si compone di due tratti più o meno della stessa lunghezza di 900 metri. Il primo, quello ricadente nel territorio di Calvizzano, è stato realizzato dal Comune di Calvizzano che ha utilizzato fondi propri e un finanziamento regionale, previsto dalla legge 51. Attualmente è ancora chiuso al traffico, poiché deve essere ancora collaudato. Occorrono a tal fine circa 57 mila (stando alla stima fatta dall’ufficio tecnico) per realizzare le opere prescritte dal collaudatore (ing. Francesco Marino di Parete), tra cui una staccionata lungo la strada, per consentire il passeggio dei pedoni, un semaforo all’incrocio con via Mazzini e via Garibaldi, il ripristino dei cavi dell’impianto di pubblica illuminazione, in quanto sono stati rubati. Al prossimo sindaco toccherà, dunque, sciogliere questa ingarbugliata matassa tecnico-amministrativa, ma anche ingaggiare una battaglia politico-amministrativa con Villaricca, per  pretendere le opere sottoscritte in sede di Accordo di programma, che riguardano anche la nostra città e che non sono state mai realizzate. Adesso, siamo in grado di sfornare alcuni dati sulle cifre impegnate per la costruzione di questa strada, poiché siamo venuti in possesso degli atti gestionali redatti dal Comune di Villaricca.
Prima un po’ di storia, per chi vuole capire meglio la questione. Più di 10 anni fa la Regione, per spendere proficuamente i fondi europei Fesr per lo sviluppo delle infrastrutture, s’inventò i Piani integrati territoriali, meglio conosciuti con l’acronimo Pit. I Comuni decisero così di realizzare alcune strade a scorrimento veloce, con lo scopo di collegare le future aree industriali Pip dell’area giuglianese sia tra di loro, sia alla grande viabilità. Il progetto integrato della strada in oggetto fu approvato nel 2004 con delibera regionale n.549, secondo la quale a Villaricca, da Comune capofila, toccava progettare e realizzare sia il tratto di strada di circa 900metri ricadente nel suo territorio (l’unica cosa che è stata fatta insieme alla ripiantumazione di pini marittimi) sia la parte integrata del progetto riguardante i due Comuni. Del resto del progetto, però, non c’è traccia. Erano previsti infatti: una pista ciclabile (costo stimato 200mila euro) che doveva affiancare la via che costeggia l’Alveo per l’intera tratta di circa un chilometro e 800metri e la realizzazione di una parte di via Corigliano (la famosa strada dei roghi) con una carreggiata a doppia corsia di marcia, marciapiedi, illuminazione pubblica, che avrebbe dovuto raccordarsi con via Alveo Camaldoli, attraverso un ponte carrabile e una rotonda per lo smistamento ordinato del nuovo incrocio. Villaricca, inoltre, aveva promesso a Calvizzano che, a sue spese, avrebbe realizzato un altro ponte carrabile all’altezza di via Lavinaio (arteria di via Eduardo De Filippo, ex via Commone) per collegarla con via Alveo Camaldoli. Ponte che sarebbe di difficile realizzazione tecnica (non sarà ,quindi, più costruito?), come avrebbero scritto in una loro relazione i progettisti (ing. Lucio Flaminio e l’architetto Dario Bracci) del tratto di strada di competenza del Comune di Villaricca e della parte integrata (pista ciclabile, via Corigliano con relativa rotatoria al Corso Italia, eccetera).  Ricordiamo ancora che a Villaricca, per realizzare tutte queste opere, furono assegnati un milione792mila euro di risorse pubbliche ai quali si aggiunsero 448mila euro di fondi comunali (cofinanziamento), per un totale di 2milioni 240mila euro. Di questi soldi, Villaricca, finora, avrebbe speso, stando all’ultimo quadro economico, circa 1milione 900mila euro tra lavori (da 1milione68mila euro iniziali si è arrivati a poco meno di 1milione400mila euro, poiché si sono aggiunti lavori di variante per circa 200mila euro e maggiori lavori per circa 150mila euro, in quanto la strada è stata più volte vandalizzata) e spese per espropri (150.604,52 euro), di progettazione e di direzione lavori (per un totale di 150mila euro), eccetera, eccetera. Resterebbero, dunque, ancora disponibili circa 340mila euro (frutto del consistente ribasso d’asta del 34,464%), ai quali vanno sommati i circa 200mila euro che dovevano servire, come risulta dal contratto firmato tra il Comune di Villaricca e la ditta Capretto, aggiudicataria dell’appalto,  per realizzare la pista ciclabile che non è stata costruita e mai lo sarà, per quello che ci è stato riferito. Che fine faranno, dunque, questi circa 550mila euro rimasti? Ritorneranno alla Regione o saranno utilizzati per completare, una volta per sempre, le altre opere previste? Resta il fatto clamoroso che, a distanza di circa 10 anni dalla firma dell’accordo di programma, la strada è ancora chiusa al traffico e che le altre opere pubbliche previste nell’ambito del progetto integrato, probabilmente non saranno mai più costruite.    

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