Il gioco si fa duro. Mi era già capitato di subire minacce (“stai attento”,
“bada a quello che scrivi”, “ti spezzo le gambe”). Questa volta, però, è
diverso. Il signore impettito con lo sguardo fisso nei miei occhi,
probabilmente inviato a compiere la sua missione intimidatoria, mi ha fatto
intendere chiaramente che non ci sarà un prossimo avvertimento, nel senso che,
se ho inteso bene, la prossima volta mi lascerebbe a terra tramortito.
Il fatto è successo lunedì 8 aprile, alle ore 17; ero appena uscito dalla
mia auto, parcheggiata all’interno del viale dove abito. Si è avvicinato un uomo
di cui conosco l’identità che, con fare
minaccioso, mi ha detto: “Chello ch’e fatto ajere sera, nun te permettere do fa
chiù”. Si riferiva, probabilmente, a un articolo scritto sul blog. Dopo
l’avvertimento, con il tipico atteggiamento da guascone, si è rimesso in
macchina. Mi sono semplicemente limitato a dirgli che se il suo scopo era
quello di zittirci, non aveva sortito l’effetto sperato.
Fin qui i fatti. Adesso qualche piccola considerazione.
Le scomode verità
La comunicazione locale, specialmente quando è fatta senza guardare in
faccia a nessuno, è sicuramente tra i mestieri più difficili del variegato
panorama lavorativo. Espone gli operatori a grossi rischi, che vanno dalla
semplice contumelia alla più biasimevole aggressione fisica. Dalle nostre parti,
in particolare, dove non esiste la cultura della critica, dove imperano
prepotenza, arroganza e metodi camorristici, il rischio è elevato all’ennesima
potenza. Se scrivi contro il potere politico, ti viene precluso l’accesso alle
notizie; se parli contro l’opposizione, diventi un servo, un venduto, un
prezzolato che agisce solo per avere un mero ritorno di favori di ogni genere.
Se parli in modo critico di una persona, devi stare sempre sul chi va là,
poiché, incontrandola per strada, potresti aspettarti qualsiasi reazione.
Insomma, la comunicazione quasi “condominiale” è diventata una sorta di
“mission impossibile”. Allora, spesso si è sfiorati dal pensiero di deporre le
armi, specialmente quando si fa giornalismo senza rientro economico, con una
vocazione sociale, il cui obiettivo è unicamente quello di migliorare il
contesto in cui si vive. Finisce, così, che la mente venga assalita da
pressanti dubbi e logorata da un continuo interrogativo: “ma chi me lo fa
fare?”. Purtroppo, le verità scomode fanno male. In ogni caso, finché avremo
forza fisica e mentale, noi porteremo sempre avanti lo stesso metodo di
indagare la realtà, di cercare notizie che propongono ai cittadini
chiavi di lettura, punti di vista belli e brutti e di raccontare fatti comodi
e scomodi. Almeno fino a quando non ci venga impedito con metodi infamanti
e mafiosi, che, comunque, denunceremo in tutti i modi e in tutte le sedi.
Mimmo Rosiello
E’ tornato Pascal o cric?
Solo per dovere di cronaca. Giovedì mattina,
11 aprile, mi sono svegliato con la sorpresa: all’auto di mia moglie, una
Toyota Yaris, parcheggiata in un parco chiuso, mancava solo la ruota posteriore
sinistra. I ladri sono entrati forzando il cancelletto d’entrata al parcheggio
esterno. La povertà, purtroppo, è un fenomeno in continua crescita, forse per
questo sarà tornato Pascal o cric?