Questione rifiuti: 5 sindaci dell’area nord non firmano l’accordo di programma





Calvizzano, Mugnano, Marano, Villaricca e Melito, contrariamente ai restanti 9 comuni dell’area nord , accorpati nella bozza di programma sulla filiera rifiuti, non hanno firmato l’accordo con la Provincia. Ora sarà lotta dura. Ma perché Qualiano che, in un primo momento, pare fosse allineato sulle posizioni degli altri comuni del giuglianese, poi ci ha ripensato? Avrebbe contato molto la politica, a parere di diversi amministratori, poiché l’amministrazione qualianese è di centro destra (negli altri 5 comuni, invece, governa il centro sinistra), guarda caso dello stesso colore politico di quella provinciale.  
I sindaci dei 5 comuni si sono convinti a non firmare l’accordo, rispettando la volontà di tantissimi cittadini esasperati dal fetore nauseabondo e dai pericoli della vicina discarica di Chiaiano, del popolo degli indignados e dei comitati antidiscarica, perché Marano ha già dato in termini ambientali e non può essere ulteriormente martoriata, attraverso l’allocazione di altri siti, dove metterci la cosiddetta Fut (frazione umida tritovagliata), cioè il prodotto finale ricavato dalla tritovagliatura della parte umida non perfettamente separata dall’indifferenziato inviato agli Stir (ex Cdr). Va ricordato che l’umido che differenziamo nelle nostre case, invece, viene portato nei centri di compostaggio per diventare fertilizzante. Insomma, la Fut, come accertato da alcuni funzionari che si sono recati allo Stir di Tufino, non è perfettamente stabilizzato (materiale inerte), puzza e crea percolato.      
Ma quale alternativa propongono i comuni che non si sono allineati al diktat della Provincia?
“Un piano – spiega il sindaco di Calvizzano, Giuseppe Granata – che non preveda l’utilizzo di  discariche e di inceneritori, poiché è possibile e si chiama trattamento meccanico dei rifiuti. A Tale scopo sarà redatto uno studio di fattibilità tecnico che verrà presentato alla Provincia”.
Il trattamento meccanico dei rifiuti a freddo con estrusore è già operativo da diversi anni a Vedelago, nel trevigiano, e, ben presto, lo sarà anche a Benevento. I costi previsti per la realizzazione di un simile progetto anche dalle nostre parti, si aggirano intorno ai 5milioni di euro, ai quali andrebbero aggiunti altri 3milioni di euro per realizzare un centro di compostaggio comprensoriale.
Ma come funziona il trattamento meccanico con estrusione? Per prima cosa, c’è da tenere presente che tutto passa, inevitabilmente, per la raccolta differenziata “porta a porta” che già indirizza i materiali riciclabili presso i centri di riciclo collegati al CONAI (consorzio nazionale imballaggi).
Tale consorzio è diviso secondo le tipologie merceologiche in COREVE (consorzio regionale vetro), COREPLA (consorzio regionale plastica), CIAL (consorzio regionale alluminio), eccetera. Lo stesso discorso vale per altre tipologie di rifiuti come pneumatici, ferro, legno, che seguirà lo stesso iter, ma il conferimento deve avvenire con l’istituzione di isole ecologiche sul territorio.
Per quanto concerne la frazione umida, verrà dirottata presso i siti di compostaggio anaerobici, per la creazione del compost, da utilizzarsi in agricoltura per rinvigorire il terreno.
Cosa resta? Tutto quello che viene definito indifferenziato secco che, a tutt’oggi, viene smaltito presso discariche e inceneritori e che, quindi, provoca grosse problematiche sociali e ambientali. 
Ecco, quindi, l’estrusione, cioè quel meccanismo che dal differenziato secco crea una sabbia sintetica da riutilizzarsi per la creazione di materiali plastici come panchine, sedie, mattoni per l’edilizia. Il materiale creato, Materia Prima Seconda (M.P.S.), risulta riciclato e riciclabile al 99%. Ciò rappresenta l’essenza del ciclo virtuoso dei rifiuti, che rispecchia il noto principio della fisica e della chimica: in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma si trasforma”.
Ma dalle nostre parti, siamo pronti a questa nuova sfida?  

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