E’ mai possibile che con tutti questi talenti nostrani, giovani
attori proiettati sulla ribalta nazionale, i nostri amministratori non si siano
ancora resi conto che bisogna impegnarsi per dargli un luogo fisico, dove poter
esprimere le loro performance artistiche? E meno male che, da anni, esiste un
piccolo teatro, ricavato in un’ angusta sala parrocchiale, altrimenti avremmo
avuto il black-out teatrale. E’ l’unico luogo dove, oggi, è possibile fare
cultura, grazie all’impegno della chiesa, dell’azione cattolica e dei giovani
che la frequentano. E i risultati sono ben visibili. Anche negli anni addietro
abbiamo avuto un fermento artistico notevole, ma, probabilmente, gli
amministratori, in tutt’altre faccende
affaccendati, non avrebbero trovato il tempo per tener conto delle esigenze di
coloro che intendono portare avanti il teatro in tutti i sensi, anche come
mezzo di impegno sociale. Diverse compagnie teatrali giovanili, infatti, sono
dovute emigrare in altri luoghi, per poter rappresentare i loro spettacoli
teatrali. L’ultimo esempio è quello dei “Nuovi giullari”, la compagnia dei
giovani fratelli Furiano e di Fabio Izzo, che, per “Tre cuozzi in affitto”, un
lavoro scritto e interpretato da loro, hanno dovuto prendere a noleggio il
teatro “Le Maschere” di Arzano. Veniamo ad oggi. Forse i politici non hanno
ancora compreso la grandezza del fenomeno che impazza, in questo momento, dalle
nostre parti: Calvizzano, dopo Castellammare di Stabia, è la città della
provincia di Napoli a più alto tasso di giovani artisti di livello nazionale
che, tra l’altro, garantiscono un rientro di immagine eccezionale. E non è poco
per un paese che, altrove, stenta ad essere riconosciuto. Allora, egregio assessore alla Cultura, nelle
more che venga realizzato un posto pubblico, dove è possibile far esibire le
numerose compagnie amatoriali nostrane, vogliamo dare un riconoscimento
simbolico a questi ragazzi che, da alcuni anni, portano in alto il nome della
città?