Risorsa Ambiente, fulcro della nuova economia



Nell’ultimo ventennio il tema dell’ambiente ha dominato lo scenario politico mondiale, entrando, da tempo, nell’agenda dei paesi industrializzati. L’ambiente muove un’economia reale e sommersa, come ha scritto in un suo saggio il segretario della Cisl dell’Area Torrese-Stabiese, Matteo Vitagliano, che suscita insaziabili appetiti della criminalità organizzata che ne ha fatto uno dei suoi business principali. Ciò ha provocato nuovi e più gravi disastri ambientali, descritti in maniera esaustiva in Gomorra di Roberto Saviano, ponendo all’attenzione quello che era già sotto gli occhi di tutti. Peccato che anche nella nostra area giuglianese, in troppi ne hanno fatto un comodo e facile strumento per le loro campagne elettorali, mentre le nostre istituzioni si sono rivelate incapaci di adempiere al ruolo assegnato. Depuratori obsoleti, arrugginite condotte sottomarine, decrepiti impianti fognari, hanno fatto sì che il nostro mare si trasformasse in fogna. Il danno economico è enorme, incalcolabile quello di immagine. A tutto questo si aggiunge l’emergenza rifiuti: nuovi cumuli di spazzatura si presentano agli angoli delle strade (tranne in quei comuni dove la differenziata ha avuto un buon successo: Mugnano, Calvizzano, Marano …) nuove nubi si addensano sui termovalorizzatori ancora da costruire e su quello realizzato. Caliamo un velo pietoso sulle discariche gestite dalla camorra, sui rifiuti tossici, ancora sepolti sotto ettari di terreno sui quali si coltivano prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Insomma, l’intero ambiente è diventato, ormai, una merce a uso e consumo di imprenditori senza scrupoli, politici senz’anima, camorristi voraci e insaziabili. Nonostante tutto nulla, forse, è ancora interamente perduto: l’ambiente può continuare a vivere se non in tutto il suo splendore, almeno in quello che è ancora salvabile, tornando a essere una concreta fonte di reddito, per imprenditori e lavoratori impegnati nei vari settori del commercio, del turismo, dei servizi e dell’industria ecologica. C’è, però, da lavorare tanto. Negli anni addietro, nonostante il nostro hinterland avesse una tradizione forte sia nel campo sindacale sia nel mondo dell’associazionismo, è stato fatto poco in termini di proposte per la salvaguardia e la tutela del territorio. Così come non è stato mosso un dito per lottare, contro i signori della cementificazione selvaggia, contro gli improvvisati capannoni industriali senza licenza, i cui rifiuti venivano scaricati negli alvei naturali o direttamente a mare. Purtroppo il disegno di più ampio respiro, la progettualità più marcata è rimasta lettera morta, orfano di un sindacato ma anche di associazioni e pseudo comitati di cittadini che hanno delegato alla politica la difesa degli interessi di quest’area.
Se la ricchezza degli arabi è il petrolio, la nostra ricchezza si chiama mare, ambiente, tutela del patrimonio culturale e archeologico. Bisogna, dunque, costruire, tutti insieme, un progetto che punti al recupero ambientale, archeologico e culturale. Il progetto o i progetti, non serviranno soltanto a garantire nuova occupazione, ma soprattutto a difendere definitivamente un territorio massacrato in tutti i sensi. Oggi l’occupazione passa inevitabilmente attraverso la valorizzazione del territorio, il riconoscimento della sua identità, dei suoi valori più veri, sfruttandone al meglio le peculiarità, affinché le sue ricchezze siano patrimonio di tutti e non riserve da caccia dei pochi soliti noti, che parlano a nome degli altri, pensando esclusivamente al proprio portafoglio o ai Robin Hood al contrario di turno: quelli che tolgono a i ricchi per dare a loro stessi.
Il ruolo di organismo trainante dello sviluppo dovrebbe assumerlo per mission la “Liternum Sviluppo”, l’agenzia di sviluppo provinciale pensata e voluta dall’ex sindaco di Villaricca, Raffaele Topo, alla quale aderiscono i sette comuni dell’area giuglianese. Dovrebbe mettere a confronto le diverse istituzioni, per coordinare progetti e finanziamenti, mirati alla valorizzazione delle nostre risorse, per trasformarle in concrete opportunità occupazionali per le nuove generazioni. Lo sta facendo? Allo stato attuale, pare proprio di no.

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