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Con il suo nuovo album “Vorrei essere un gatto”,
Pasquale Musella firma un’opera intensa, ribelle e profondamente poetica. Il
brano omonimo, che apre il disco, ne rappresenta l’anima più autentica: un
desiderio di fuga, un richiamo alla libertà più istintiva e solitaria.
Nel testo, Musella si identifica in un gatto randagio,
creatura indipendente e indomabile, che attraversa la notte senza padrone né
meta, cercando nel silenzio e nella solitudine la propria verità. Le immagini
sono potenti: tetti, pioggia, ombre e stelle compongono una geografia emotiva
fatta di malinconia e forza.
Il gatto diventa simbolo di resistenza, di chi rifiuta
le catene del mondo moderno e sogna di “sparire nel blu”, lasciandosi tutto
alle spalle.
“Vorrei essere un gatto” è più di una canzone: è una
dichiarazione d’identità. Un album che graffia, accarezza e lascia il segno,
proprio come farebbe un felino libero nella notte.
VORREI ESSERE UN GATTO
Vorrei essere un gatto randagio e bastardo
Con gli occhi di fuoco ed il cuore bugiardo
Camminare sui tetti nella notte oscura
Sotto il cielo che danza con la luna pura
Le strade di pietra mi fanno da letto
La pioggia mi bagna manto imperfetto
Un’anima ribelle che nessuno comanda
Sotto le stelle la mia unica banda
Vorrei essere un gatto per scappare lontano
Da questo mondo crudele e disumano
Con un salto veloce sparire nel blu
Lasciare tutto e non tornare più
Nessuna catena mi tiene legato
Il vento mi chiama
Il mio spirito è alato
Un Re senza trono un vagabondo vero
La notte mi abbraccia
Il mio mondo è sincero
Non cerco padroni
Né mani gentili
Solo il silenzi0 e i sogni sottili
Danzare tra ombre
Sparire nel buio
Con l’alba che sorge
Io sono un diluvio
Vorrei essere un gatto per scappare lontano
Da questo mondo crudele e disumano
Con un salto veloce sparire nel blu
Lasciare tutto e non tornare più