Un documento toccante riporta alla luce l’amicizia tra i due sacerdoti e il ricordo di una formazione condivisa sotto la guida di grandi maestri
Siamo venuti in possesso di un documento storico: la lettera che don Felice Cerroni, parroco della Chiesa San Giacomo Apostolo dal 1970 al 1972, scrisse in occasione dell’incontro tra lui e il grande don Giacomo Di Maria. I due non si vedevano da molto tempo . Ve la proponiamo“Ricordare è bello”
Quando io e Di Maria ci siamo rivisti dopo tanto tempo, l’argomento principale della nostra conversazione è stato il periodo scolastico trascorso insieme e, in particolare, i nostri professori: bei tempi abbiamo esclamato insieme. Ci dettero insegnamento con cuore e intelligenza. Abbiamo ricordato insieme alcuni di essi, in particolare Monsignor Persico che con la sua arte di presentare il latino come una lingua moderna ci faceva gustare le pagine di Ovidio e di Orazio. Quei personaggi diventavano vivi e si ripresentavano alla nostra mente giovanile come qualcosa che appartenesse a noi. Abbiamo ricordato Monsignor Marinelli, sembrava burbero ma era tanto intelligente e pronto nell’insegnarci la lingua italiana. E Monsignor Strazzullo che con la sua semplicità ci apriva la mente allo studio della lingua greca. E non potevamo passare sotto silenzio Monsignor Mallardo che, con il suo fare sornione, liquidava la nostra ignoranza, quando non eravamo preparati, col dirci due tre volte :”Bravo!” e concludeva “Vada a posto, per questa volta le do tre”. E abbiamo passato a rassegna tutti, uno per uno, rimpiangendo, s’intende, gli anni di seminario. Né abbiamo potuto dimenticare la paterna figura di sua Eminenza il Cardinale Ascalesi che veniva a trovarci in classe interessandosi del nostro profitto. Fu un tempo veramente felice!
Infatti mi sono accorto di una cosa: quando abbiamo terminato il
nostro discorso il mio volto era diventato triste e a Di Maria cadeva sulla
gota una lacrima.
Sacerdote Felice Cerroni
Don Felice Cerroni, il parroco di Calvizzano “dimenticato”: è stato prete operaio”. E’ il titolo dell’articolo che Calvizzanoweb gli dedicò alcuni anni fa
Chiaro esempio di Sacerdote di Cristo, Don Felice è stato parroco della chiesa San Giacomo di Calvizzano dal 1970 al 1972. Amava la nostra città: espresse il desiderio di essere seppellito nel cimitero consortile Mugnano-Calvizzano
Mons. Orlando: “Sei Felice di nome, e sei felice di fatto” gli ripetevo spesso, con cordialità, nelle moltissime e prolungate nostre conversazioni; ed egli accettava di buon grado.
Don Felice Cerroni (qualcuno chiamava ancora padre Bernardo, poiché da giovane aveva indossato il saio monacale) nacque a Monte San Giovanni Campano (provincia di Frosinone) nel 1914, morì a Calvizzano, in seguito a un blocco intestinale (fu operato alla Villa dei Fiori), nel 1997. E’ stato uno dei primi preti operai italiani: in questa veste ha lavorato nello stabilimento della Coca Cola e nel porto di Napoli. Uomo di grande umanità, tendeva spesso, e in maniera silenziosa, la mano a chi ne aveva bisogno. Era un umanista, un uomo di immensa cultura che metteva a disposizione degli altri. Così lo ricordò, nel trigesimo della sua morte, Mons. Pasquale Orlando.
Da un ricordo vago,
dagli anni 1937 (nel Seminario Maggiore di Napoli) al 1970 quando venne parroco
a Calvizzano, nel XIII Decanato, ad uno intenso e profondo, di lì fino
all’ultima ora…per poi…Felice Cerroni, Bernardo in religione, dei Carmelitani,
venne a noi dall’agro frosinate nel 1925: aveva solo 11 anni.
Studiò nel Liceo
Filosofico della Diocesi di Napoli: divenne sacerdote il 19-02-1937.
Nell’Università Statale della città partenopea si laureò in Lettere e
Filosofia. Fu preside alla scuola Media Statale del suo ordine a Vico Equense
per 14 anni; fu Provinciale del S.O. (Sacro Ordine) fino al 1969, per 29 anni.
E’ stato parroco a
Calvizzano dal 1970 al 1972, e alla Concordia, ai quartieri Spagnoli a Napoli
dal 1972 al 1986.
Indi: a Calvizzano, di
nuovo, in vita nascosta, ma circondato dalla stima, dall’affetto di molti,
sacerdoti e non, che frequentavano il suo romitaggio a ridosso della Chiesa
Parrocchiale, o per motivi spirituali, o per quelli culturali od anche…sociali.
Ha qui chiuso la sua lunga giornata terrena, “bonus miles Christi”, dopo lunga
e penosa malattia, con cristiana rassegnazione sopportata, con il sorriso sulle
labbra fino all’ultimo.
Si è, Felice, dedicato
molto alla pastorale per gli operai nelle fabbriche e quale delegato diocesano
del servizio sociale ONARMO: me ne disse quando il 19-02-1987, celebrò il suo
giubileo Sacerdotale per il discorso di circostanza che volle ch’io tenessi:
notizie che ho cercato di ordinare. Così, pure, mi disse di aver pubblicato 12
lavori. Sono questi di squisito contenuto, teologico-morale-spirituale degli
operai, il suo modulo specifico. Vanno dal 1948 al 1962. Li indico secondo la
cronologia.
1) L’Arcobaleno sull’orizzonte, Mese di Maggio, Piccoli quaderni per
Operai (Tip. Napoli, via San Sebastiano, 468; pag. 64-1948).
2) Andate e predicate, dedicato al cardinale M-Mimmi, con
prefazione di Mons. M. Capano per i Cappellani dell’ONARMO, per commemorare la
Rerum Novarum (Napoli, 1956: pagine 104).
3) Uomini di poca fede, dedicato a S.E. Alfonso Castaldo, con
prefazion di M.Capano (1957, pag. 144).
4) Prepariamoci alla Pasqua, Piccoli Quaderni per
operai (Napoli, 1957: pag. 31).
5) Liturgia della Pasqua (1957, pag. 16).
6) La vera unità nella Parrocchialità, Piccoli Quaderni
(1957, pag. 24).
7) Gesù e il mondo del lavoro, dedicato a Pio XII
(1957, pag. 89).
8) Il Papa ha indicato la via della Verità unità della
pace.
9) La Liturgia della Quaresima.
10 Se tu conoscessi il dono di Dio.
11) Luminosi
insegnamenti dell’enciclica “Mater et Magistra per il terziario di oggi.
12) Il Concilio
è per me.
Felice era sempre cordiale, affabile, sereno, disponibile per i fratelli, verso il popolo tutto, e lo ha dimostrato l’immensa presenza il dì 8 febbraio alle ore 15.00 nella Parrocchia San Giacomo: quella cordiale serenità che traluce da una coscienza retta, pel bene sacerdotale compiuto, quasi pregustava, come prefigurava, le ascose gioie d’una ricompensa divina.
“Sei Felice di nome, e
sei felice di fatto” gli ripetevo spesso, con cordialità, nelle moltissime e
prolungate nostre conversazioni; ed egli accettava di buon grado.
Mons. Pasquale Orlando
L’esperienza di prete operaio
Don Felice Cerroni ha vissuto l’esperienza di scaricante di porto a Napoli, come prete operaio. Sono dei preti che rinunciano alle prebende del Vaticano e vivono del proprio lavoro. Preti che fanno delle scelte sociali e di vita diverse.