Amarcord della giovinezza vissuta durante i favolosi anni ‘60
Con questo articolo mi piace ricordare la famosa sig.na Lucia Lamagna, da sempre “maestra di doposcuola.”Erano gli anni sessanta e mia madre per un motivo più legato alla disciplina che al profitto volle che andassi a lezioni private dalla sig.na Lamagna, presso la sua abitazione in via Roma di Calvizzano,precisamente nel palazzo “ del cavaliere Visconti”. Frequentavo la quarta elementare e la cosa mi stupì un poco in quanto a scuola me la cavavo e mamma all’occorrenza era brava ad aiutarmi quando mi trovavo in difficoltà. In realtà ero contento di andarci per il semplice motivo che mi dava l’opportunità di attraversare a piedi quasi tutto il paese, passando per la piazza: per me che abitavo “ abbasci o’camp” era motivo di orgoglio, in quanto avevo meno di dieci anni . Inoltre, potevo passare per i nonni materni che abitavano proprio in piazza, i quali sicuramente mi avrebbero donato qualche monetina per comprare da “puppniell o’ principal” un paio di bustine delle mitiche figurine dei calciatori della Panini Modena . Eravamo in tanti a frequentare quel doposcuola, per cui la sig.na Lamagna ci divise in due gruppi. Ricordo che i più quieti non capitarono nel mio gruppo, ove il capo incontrastato era Claudio Trinchillo , anzi, per essere preciso, lui era il capo di tutto il doposcuola. La sig.na Lamagna, molto distinta e rigorosamente nubile, la cui famiglia pare fosse originaria di Capua,viveva con il padre (ex capo stazione della Piedimonte Alifana) ed il fratello Giuseppe, che conseguì brillantemente la laurea in medicina. Peccato che, per problemi di salute, dovette interrompere la professione di medico da poco intrapresa. Un nutrito gruppo di noi era particolarmente veloce nello svolgere i compiti assegnati a scuola, non per particolare diligenza, ma per trattenerci un poco nell’ampio cortile del palazzo per giocare con le palline di vetro o “ a palummell “ oppure o “paccr”, ove in gioco erano le figurine dei calciatori della Panini Modena. Questo ,fino a quando il nostro vocio non raggiungeva un’intensità tale da far intervenire da un balcone che dava sul cortile la sig.ra Maria vedova del cav. Visconti. Era una sig.ra anziana, distinta e di corporatura snella: vestiva sempre di nero e ricordo che era molto severa. Puntualmente in modo risoluto e con piglio autoritario ci intimava di andarcene, cosa che senza alcun indugio facevamo . A proposito della sig.ra Maria, i più temerari del doposcuola , per dimostrare il loro coraggio , volto a guadagnarsi la simpatia delle ragazze del doposcuola , nei momenti in cui la sig.ra Maria era in casa dal giardino di sua proprietà posto alle spalle del palazzo prendevano qualche mandarino. Ricordo che una volta Claudio, presenti alcune ragazze del doposcuola, volle saggiare il mio coraggio chiedendomi se ero capace di tale impresa. A quella richiesta, che rappresentava per me una vera e propria sfida, considerato soprattutto la presenza delle ragazze, non potetti esimermi dal sottopormi a quella prova .Così , quatto quatto, con il cuore che batteva a mille, al solo pensiero delle conseguenze che avrei subito se mia madre avesse saputo della cosa ,oltre al timore di essere scoperto sul fatto dalla sig.ra Maria , raggiunsi il primo albero di mandarini e toccai un frutto senza però staccarlo, ritornando, poi, rapidamente al gruppetto che osservava. Mi andò bene, Claudio ritenne superata la prova e mamma mai seppe di quella bravata. Ritornando al doposcuola, la sig.na Lamagna ebbe l’infausta idea di assegnare ai turbolenti la stanza dove c’era un vecchio tavolo di legno sicuramente d’epoca da usare per i compiti . Le quattro gambe poggiavano ognuna su una specie di corpo sferico anch’esso di legno. Bastava quindi una piccola spinta e il tavolo traslava paurosamente come sospeso nell’aria. Lascio immaginare quante volte questo accadeva . Al termine delle elementari lasciai il doposcuola e frequentai la prima media nel seminario del P.I.M.E.(Pontificio Istituto Missioni Estere ) in Trentola –Ducenta. Ero la mascotte del seminario avendo frequentato la primina a cinque anni. Terminato l’anno scolastico dovetti lasciare il seminario a seguito di un piccolo problema di salute. Conservo di quell’anno un ricordo bellissimo e ritengo che esso è stato fondamentale per la mia crescita . Lì ebbi modo di apprezzare l’assoluta grandiosità dei Padri Missionari,dei loro sacrifici, della loro semplicità. Una vita per il Signore tra gli ultimi tra mille difficoltà e pericoli . La sig.na Lamagna forse non tollerando più la solitudine in cui si ritrovava (aveva già smesso di dare lezioni private), si sposò in età matura con un vedovo di Napoli, stabilendosi in via Ponti Rossi. Alcune volte volta io e Marisa, di cui la madre era sua grande amica, siamo andati a farle visita .Nostalgicamente lei, puntualmente , ripercorreva gli anni del doposcuola, ricordandosi perfettamente di ognuno di noi e delle cose di Calvizzano che gli era rimasto nel cuore.
Peppino Pezone