Esclusiva Calvizzanoweb: La Cappella gentilizia della Famiglia Mirabelli. Un’altra perla di storia locale del prof. Trinchillo

 

Foto di repertorio risalente a prima della ristrutturazione

Nel palazzo storico della Famiglia Mirabelli a Calvizzano, attualmente con ingresso dalla Via Conte Mirabelli, al numero civico 8, in un locale che affaccia sulla strada, con cancello in ferro battuto ottocentesco a protezione degli scalini di accesso e con varco immediatamente successivo e di lato al monumentale portone ligneo, si trova la Cappella gentilizia della Famiglia, con ingresso, naturalmente, anche dall’interno dell’edificio, all’altezza del primo pianerottolo di collegamento del livello stradale al piano nobile del palazzo. La Cappella di concezione e struttura architettonica risalente a metà Ottocento, era, un tempo, arredata di ogni oggetto necessario per la dignitosa e rituale Celebrazione liturgica dell’Eucaristia, con addirittura un soppalco con harmonium e spazio per una ridotta corale. In essa, fino all’epoca immediatamente precedente il terremoto catastrofico che interessò di Sud dell’Italia domenica 23 novembre 1980, vi si celebrava Messa, nei periodi estivi e in altre occasioni sporadiche particolari. La si apriva, poi, ai fedeli sempre, in occasione dell’annuale processione del Corpus Domini, quando anche tutte le altre Cappelle gentilizie del Paese, come la Cappella Carandante, oltre alla Congrega, alla Chiesa del Ritiro di San Francesco Saverio e dell’Addolorata e ad altari provvisori sopraelevati, l’Eucaristia solennemente trasportata dal Parroco o da un Sacerdote, sostava in tali punti-chiave, per consentire di impartire al popolo orante la benedizione. C’è da dire che il rito della Processione Eucaristica, proprio a partire dagli inizi degli anni Ottanta è andato progressivamente riducendosi all’osso, vuoi per le mutate condizioni del traffico stradale, vuoi in ottemperanza delle nuove linee-guida per gli atti liturgici e paraliturgici tradizionali da tenere in ambiente esterno all’edificio parrocchiale della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Ebbene, la Cappella Mirabelli veniva spalancata e per i fedeli partecipanti alla processione era una delle pochissime occasioni per visitarne l’interno. Essenziali le pareti, con poche immagini religiose presenti nel locale adibito alle celebrazioni, con una bella lapide marmorea ottocentesca sulla parete di destra entrando e, soprattutto, una splendida icona dell’Immacolata: un olio su tela, di un pittore non noto, ma realizzato con fine sensibilità, addirittura alcuni anni prima della proclamazione ufficiale del dogma dell’Immacolata Concezione della Vergine, da parte del Pontefice Pio IX. Tale evento risale al 1854, mentre, nella Cappella gentilizia dei Mirabelli, una lapide porta incisa la data del 1848. È appena il caso di ricordare qui che la nostra Comunità di Calvizzano  ha sempre riservato a Maria un’attenzione ed un culto straordinari, al di là degli atti di riconoscimento di titoli particolari riservati alla Vergine: non a caso, la Congrega settecentesca che troviamo poco distante dalla Chiesa Madre (guarda caso dedicata alla Madonna delle Grazie!) è intitolata all’Assunta, laddove il dogma dell’Assunzione in Cielo della Madre del Signore ha avuto effettivo riconoscimento del 1950, ben 250 anni dopo l’edificazione della Chiesa fatta edificare dalla Confratanza locale. La tela dell’Immacolata presente nella Cappella Mirabelli, luminosa, espressiva, col volto di Maria dolcissimo e davvero ispirato, era ben conservato, integro ed ancora circondato da una semplice cornice di stucco che la incastonava. Ebbene, mentre si stavano effettuando impegnativi lavori di consolidamento e recupero post-sisma del 1980, l’immagine scomparve, staccata semplicemente dalla parete, probabilmente senza aver riportato traumi, vista la semplicità con la quale avevano operato gli ignoti trafugatori, mai identificati. A tanti anni da allora, considerare tale piccolo capolavoro definitivamente perduto non è atto di sfiducia nella possibilità di ritrovamento o di restituzione tardiva da parte dei ladri, ma semplice presa di coscienza che la tela possa o (più!) debba trovarsi sistemata da qualche altra parte, senza attuale collegamento con l’edificio originario. Perfino l’annessa Sacrestia, ricca di tele, stampe, messali e libri per il culto e le celebrazioni e con parecchi oggetti di valore antiquario più o meno notevole, venne depredata e impoverita di ogni arredo settecentesco originale, mai più recuperato. È la storia di uno dei tanti furti di opere religiose avvenuti nel tempo che hanno sottratto al culto dei fedeli piccoli e grandi capolavori che, oltre al loro valore venale estrinseco, rappresentavano una secolare dimostrazione del profondo animo religioso del nostro popolo. Allo stesso modo, sono scomparse, per furti protrattisi negli anni, tutte le icone delle edicole votive con immagini della devozione soprattutto mariana, che contraddistingueva ciascuna delle nostre strade secondarie o principali del Paese. La Cappella Mirabelli, rimasta per anni del tutto sbarrata, ha conosciuto una brevissima riapertura, grazie al Parroco Don Ciro Tufo, qualche anno fa, quando, il Parroco accolse il desiderio di una discendente diretta del Conte Mirabelli, la nobildonna Maria Ida Pensa (per tutti, Maryda), figlia della contessa Maria Teresa Mirabelli coniugata Pensa, di poter ricevere l’ultimo  Saluto e la celebrazione del Rito funebre di Congedo nella Cappella di Famiglia[1]. Così avvenne, in un ambiente spoglio e semplice, che richiamava, attraverso l’essenzialità del rito, la memoria di chi aveva conosciuto la defunta, la sua stessa semplicità religiosa, che era legata alla fede e al culto dei valori cristiani e familiari e non certo ad una tardiva volontà di rinverdire antichi privilegi né fasti ormai relegati ad un’epoca storica superata definitivamente.    

 

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Qui di seguito si riporta la trascrizione fedele delle varie lapidi e iscrizioni presenti in detta Cappella Mirabelli. 

 

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Documenti e scritti presenti nella Cappella gentilizia

del Conte Mirabelli a Calvizzano

 

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O Divina Genitrice

(O Maria Madre di Dio)

Se mai (quest’) altare

Nella Cappella fu

Dedicato a te

Stia sicura anche

Questa Casa (questo Palazzo)

Sotto la Tua protezione. 

 

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MONUMENTUM HOC D(OMINI) PHISYCI DOMINICI MIRABELLI EIUSQ(UE) HAEREDUM ACTUM SUB ANNO MDCCXLVIII

(È) QUESTO IL MONUMENTO DEL DOTTOR FISICO DOMENICO MIRABELLI E DEI SUOI EREDI ERETTO (INNALZATO) MENTRE CORREVA L’ANNO (DURANTE L’ANNO) 1748.

 

{Nel contesto storico-familiare della Famiglia Mirabelli ed in considerazione di altri documenti presi in esame, l’espressione qui presente SUB ANNO MDCCXLVIII deve essere corretta, per manifesta incoerenza storica, con la presente, maggiormente pertinente: SUB ANNO MDCCCXLVIII. In tal caso la traduzione, ripeto, più credibile, diventerebbe MENTRE CORREVA L’ANNO (DURANTE L’ANNO) 1848}

 

 

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Iscrizione presente nella Cappella gentilizia della Famiglia Mirabelli

Testo originale in latino epigrafico:

DEIPARI SINE LABE CONCEPTAE SACELLUM

CONCEPTIONIS DIE DEDICATUM A.D.  MDCCCLIV

 

Deipari = Alla Madre di Dio

Sine labe = senza peccato

Conceptae = concepita

Sacellum = tempietto, cappella

Conceptionis = della concezione

Die = nel giorno

Dedicatum = dedicato

A. D.  = nell’anno del Signore

MDCCCLIV = Mille + Cinquecento + Trecento + Cinquanta + Quattro = 1 8 5 4

 

 

Traduzione italiana in lingua corrente:

{(Questa Cappella)}  (Questo) Tempietto è (stato) dedicato a (Maria) Madre di Dio

concepita senza la colpa (originale) nell’anno del Signore 1854.

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 Frontespizio del poema PETREIDOS

 

PETREIDOS

(Poema della) PETREIDE

LIBRI XXIV

(in) 24 Libri

ANTONII MIRABELLI

(di ANTONIO MIRABELLI)

SANCTAE NEAPOLITANAE ECCLESIAE

(della) SANTA CHIESA NAPOLETANA

PRESBYTERI

PRESBITERO

VOL. I

Volume I

Neapoli

(Stampato a) Napoli

EX TYPIS AGRELLIANIS

Dal Tipografo (Gennaro) Agrelli

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MDCCCLIX

(Nell’anno) 1859             

 

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Da pagina 3 a pagina 9 

(Segue la dedica di) ANTONIO MIRABELLI

A Pio IX Pontefice Massimo

Consegnato a Napoli alla Calenda di Dicembre (il 1° Dicembre) dell’Anno della Redenzione del Signore 1859

Volume I

 

Alle pagine 11 e 12

(Segue la lettera di ringraziamento di) PIO IX PADRE DEI PADRI (della Chiesa)

AL DILETTO FIGLIO E PRESBITERO ANTONIO MIRABELLI (inviata a) NAPOLI)

Consegnato a Roma presso (la Basilica di) San Pietro il giorno 31 Dicembre dell’anno 1859

14° Anno del (Nostro) Pontificato 

(Firmato) PIO IX PADRE DEI PADRI

 

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PRESIDENZA DEL CONSIGIO GENERALE DI PUBBLICA ISTRUZIONE

Rip°.  Car°.  N. 14      Oggetto

Napoli 25 luglio 1858

Vista la domanda del tipografo Gennaro Agrelli con che ha chiesto porre a stampa l’opera intitolata Petreidos libri XXIV dell’Abate Mirabelli;

Visto il parere del R.R. sig. Don Raffaele di Gennaro;

Si permette che la suddetta opera si stampi; però non si pubblichi senza un secondo permesso che non si darà se prima il Regio Revisore non avrà attestato di aver riconosciuto nel confronto esser l’impressione uniforme all’originale approvato.

Il Consultore di Stato Presidente provvisorio

Capomazza

Il Segretario Generale

Giuseppe Pietrocola

Commissione Arcivescovile

per la

REVISIONE DE’ LIBRI

Nulla Osta (Nihil obstat)

Antonio Cercià

Censore Teologo

Può essere stampato (Imprimatur)

Per il Deposito

Leopoldo Ruggiero

{Iscrizione posta a pagina 392 del primo volume del poema PETREIDOS}

 

 

 

Prof. Luigi Trinchillo

 

 

 

 

 



[1] Nello spirito e secondo quanto previsto dalla lettera del Catechismo della Chiesa Cattolica attualmente vigente, ai canoni dal 1684 al 1690, in modo particolare, al canone 1690.

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