Don Giacomo Di Maria, 28 anni dopo: l’oblio che non merita. Nato a Calvizzano, visse a lungo a Marano
Don Giacomino, com’era affettuosamente
chiamato, non è solo un nome da ricordare: è un’eredità culturale da onorare.
Farlo adesso significherebbe colmare un vuoto e restituire dignità a una storia
che appartiene a tutti. Fu insignito del titolo di Doctor honoris causa
dall’Accademia Pontificia
Oggi, 24 giugno, ricorre il 28esimo anniversario della morte di don Giacomo Di Maria, figura di spicco del Novecento calvizzanese. Prete, storico, archeologo per passione e rigore, fu un uomo che ha dedicato la vita allo studio e alla promozione delle radici culturali della sua terra. Eppure, a distanza di quasi tre decenni, il suo nome sembra svanire nel silenzio dell’indifferenza.
Nato a Calvizzano, visse a lungo a Marano, ma mai
dimenticò le sue origini. La sua opera fu immensa: tra il 1950 e il 1995
pubblicò 24 libri, molti dei quali rappresentano ancora oggi fonti di
riferimento per chi studia la storia locale e la Campania antica. Fu insignito
del titolo di Doctor honoris causa dall’Accademia Pontificia, riconoscimento
che testimonia la portata del suo lavoro ben oltre i confini comunali.
A lui era stata dedicata la biblioteca comunale di
Calvizzano, gesto simbolico ma significativo. Tuttavia, quella biblioteca oggi
non esiste più: al suo posto vi sono uffici comunali. Un luogo di cultura
trasformato in burocrazia, un simbolo svuotato. E per don Giacomo, francamente,
era già troppo poco.
Il 25 giugno 1997, giorno del suo funerale, celebrato
nella chiesa di San Giacomo, nessun rappresentante del Comune era presente: né
il sindaco, né la giunta, né il gonfalone. Una grave assenza istituzionale,
tanto più grave se si pensa a quanto quest’uomo abbia fatto per far conoscere
Calvizzano nel mondo.
E allora la domanda, oggi, torna con forza: quando
sarà il momento di rendergli giustizia? Intitolargli una strada, una piazza,
un edificio pubblico non sarebbe solo un gesto formale, ma un atto doveroso di
memoria e riconoscenza.
Don Giacomo Di Maria non è solo un nome da ricordare:
è un’eredità culturale da onorare. Farlo adesso significherebbe colmare un
vuoto e restituire dignità a una storia che appartiene a tutti.