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Colonnina di ricarica ubicata nei pressi della villa comunale |
Tre settimane in auto
elettrica, attraversando mezza Europa: dalla Scandinavia ai paesaggi alpini,
fino all’Italia, senza mai un problema di ricarica. Poi, l’arrivo a Calvizzano,
paese d’origine, e la doccia fredda. “Scopro che tutte le colonnine di ricarica
pubbliche sono inutilizzabili perché i cavi sono stati rubati. Ma veramente
facciamo parte del terzo mondo?” si chiede con amarezza Adriano Scherillo,
calvizzanese emigrato da anni a Rotterdam, nei Paesi Bassi.
Il danno non è isolato. I ladri, interessati al rame contenuto nei cavi, hanno preso di mira le quattro colonnine presenti a Calvizzano, rendendole completamente inutilizzabili. Il fenomeno, secondo quanto emerge, si sta estendendo anche ai comuni vicini, mettendo in crisi non solo la mobilità elettrica, ma anche l’immagine di un territorio già in difficoltà.
“È ovvio che i delinquenti esistono ovunque,” prosegue Scherillo, “ma quando lo Stato abbandona i territori al degrado, all’incuria e alla criminalità, allora c’è davvero da preoccuparsi”.
L’episodio solleva interrogativi seri sull’efficacia dei sistemi di sorveglianza e sulla volontà politica di proteggere le infrastrutture pubbliche, specialmente quelle legate alla transizione ecologica. Mentre l’Europa investe milioni per incentivare la mobilità sostenibile, qui basta un taglio di cavo per riportare tutto al punto zero.
Intanto, chi possiede un’auto elettrica in zona è costretto a cercare soluzioni alternative, spesso scomode o a pagamento, oppure, come nel caso di Scherillo, a riflettere amaramente sul divario crescente tra due Europe: quella che guarda al futuro, e quella che ancora arranca.