Il pozzo di piperno: leggende e misteri. Sembra il titolo di un horror fantasy o di un giallo criminale, ma, in realtà altro non è che una spinosa questione che, alcuni anni fa, ai tempi della consiliatura Cavallo, creò qualche attrito tra l’amministrazione comunale e la polizia municipale. La storia riguarda l’antico pozzo che si trovava a piazza Plebiscito. Costruito più di un secolo fa, è scomparso da oltre trent’anni. Oggi avrebbe un valore storico importante, per questo ci si è chiesti che fine avesse fatto e se non fosse possibile recuperarlo. Documentazioni fotografiche dimostrano come già nei primi anni Ottanta non ci fosse più traccia dell’antica struttura. La memoria storica di Marano, ossia quegli inossidabili vecchietti che sono una presenza costante della zona, riferisce problematiche che cominciarono a sorgere già dalla metà degli anni Settanta: infiltrazioni d’acqua nelle abitazioni adiacenti e allagamenti continui, soprattutto nel periodo invernale costrinsero l’Amministrazione del tempo a eliminare la cisterna.
Ma che fine ha fatto quel pozzo? Dopo la rimozione, fu distrutto o rubato? Si sa solo che, in epoca più recente, la sua sovrastruttura in ferro fu consegnata dalla famiglia dell’ing. De Vita a membri della polizia municipale, con la promessa di una sua ricollocazione nella piazza. Nel 2007 ci furono lavori di riqualificazione della zona. Fu sistemata, in quell’occasione, una semplice riproduzione dell’antico pozzo, in pietra grigia, ma non fu utilizzata quella originale sovrastruttura di ferro: i vigili urbani riferirono di averla consegnata alla ditta appaltatrice dei lavori. Per quanto concerne la balaustra in piperno, difficile ricostruire, dopo tanti anni, il percorso. Il piperno è un tipo di roccia che, come il tufo, solo recentemente ha visto lievitare il proprio valore sul mercato: in passato si trattava di materiale di larghissima diffusione. All’epoca blocchi di pietra così ingombranti, difficili da trasportare con gli obsoleti mezzi del tempo, venivano utilizzati per riempire cisterne abbandonate. Pe questo motivo, prima di cominciare i lavori di riqualificazione della piazza, gli stessi vigili chiesero l’intervento di speleologi per un’esplorazione nell’incavo dell’antico pozzo (nel 2007 furono inviati dalla Soprintendenza ai Beni archeologici). Si pensava che la balaustra e il basamento fossero stati gettati nella profonda cavità della cisterna, divenuta ricettacolo di calcinacci e di ogni altro genere di rifiuti. Ma la massa compatta di detriti rese difficile l’esplorazione: impossibile stabilire se ci fosse materiale in piperno. Il mistero del pozzo, quindi, rimane irrisolto. A piazza Plebiscito resta una produzione.