Negli anni ’30, in località Sorbo, furono rinvenute alcune tombe
di epoca romana. Questo ritrovamento ci portò a ipotizzare la presenza di
ulteriori reperti nella zona. La recente scoperta di una vasca rivestita in
cocciopesto idraulico ha confermato che avevamo visto giusto.
Ecco la parte finale dell’articolo in esclusiva di Calvizzamoweb
a firma di Gianpaolo Cacciapuoti
Chiedendo informazioni sull’area nei pressi della Masseria Paragliola, ci viene fornita una prova documentale: in via Santa Maria a Cubito, negli anni ‘30, furono ritrovate delle tombe, precisamente nel fondo “Sorbo”.
A prova di questa informazione, c’è infatti una relazione della Soprintendenza dell’epoca, redatta dal soprintendente onorario Cav. Giacomo Chianese, riportata a pag. 58 del libro di Barleri intitolato “Parrocchia di San Giacomo e Testimonianze Archeologiche Romane a Calvizzano”.
Dalla relazione si ottiene un’informazione importante per identificare la zona: il fondo era di proprietà di Domenico Mirabelli, nipote del senatore Conte Giuseppe Mirabelli e Podestà di Calvizzano dal 1929 al 1938.
Domenico Mirabelli
Ad aiutarci a riconoscere il fondo, ci è accorso in aiuto in primis il prof. Luigi Trinchillo, che ci ha fornito, grazie anche al contributo di suo fratello Antonio, ex responsabile della Biblioteca comunale, memoria storica del paese, una prima collocazione generale: ci dice che il fondo Sorbo “è una zona nei pressi del ponte di San Pietro ad andare verso Marano. Era anticamente proprietà del terreno la famiglia del Conte Mirabelli che la vedette agli affittuari del fondo. L'antico nome era "terra abbascio Sovera" (probabilmente perché c'erano numerose piante di nespole, che facevano frutti che erano chiamati popolarmente e volgarmente "sovere" dal momento che, quando non sono mature, sono aspre e sgradevoli al palato)”.
Il “Ponte di San Pietro” altro non è che l’incrocio tra via Sandro Pertini, via San Pietro e Viale della Resistenza (cioè via Santa Maria a Cubito nel tratto calvizzanese), che veniva definito “ponte” poiché prima dell’urbanizzazione odierna la strada di via Santa Maria a Cubito era più elevata rispetto alla via Provinciale San Pietro (cioè via Sandro Pertini), dato che, come via San Pietro, erano delle strade di campagna; di conseguenza, per collegarsi alla strada pavimentata fatta fare dai Borbone, vi era una specie di ponte.
A darci ulteriori particolari è stato poi Bruno Davide, erede dei Mirabelli, che ci ha fornito nientemeno che le foto del contratto di vendita del fondo, datato 1941 (il fondo fu venduto dalle figlie di Domenico, Maria Teresa, Maria Rosaria e Maria Pia, dopo la morte del padre avvenuta nel 1940).
Pagina del contratto di vendita del fondo Sorbo, 1941. Fonte Bruno Davide
Dalle foto, come si può vedere, c’è una pianta che mostra le dimensioni e le divisioni del fondo tra i coloni.
Dato che, come ci ha detto il prof. Trinchillo, il terreno fu venduto proprio ai coloni, è facile immaginare che la suddivisione delle aree sia rimasta praticamente intatta. Con questa concreta possibilità, abbiamo analizzato la mappa satellitare di Calvizzano nei pressi di Viale della Resistenza, e, infine, abbiamo identificato la località: il fondo Sorbo dovrebbe essere il terreno su cui oggi è costruito l’Hotel Donato, e arriva fino ai pressi della Casa di riposo “Villa Ionia”.
L’area dell’Hotel Donato. Nell’ordine: suddivisione secondo il contratto, suddivisione attuale visibile
Andando a guardare il PRG, non vi è segnato alcun vincolo archeologico (l’unico è segnato, a penna, nei pressi del Vallone del Carmine a San Pietro, nella zona della Masseria Arcangelo-Petrusciano), ma si nota come il fondo Sorbo era locato di fianco a una masseria denominata “Contrada De Rosa”, e risultava già urbanizzata nel 1985; questo significa che, a meno di altri interventi da parte della Soprintendenza, la tomba e altri ritrovamenti potrebbero essere andati perduti. La relazione non specifica quanto dentro il fondo sia stata ritrovata la tomba (l’urbanizzazione del fondo è avvenuta solo ai lati, da quello di Viale della Resistenza e quello di via Adda a Marano, che una volta si chiamava strada comunale Caracciolo), quindi non tutte le speranze sono perdute.
L’area del fondo Sorbo e di via Sandro Pertini nel PRG del 1985 (evidenziate in arancione). Le zone colorate in viola indicano che erano già urbanizzate
L’unica area indicata con vincolo archeologico nel PRG del 1985, in zona San Pietro
In conclusione, l’area che va dalla Masseria Paragliola all’incrocio con via Sandro Pertini non dovrebbe giacere su un’area archeologica nota… Ma questo non significa che non lo sia veramente.
Secondo il Piano Urbanistico Comunale redatto nel 2017, c’è una vasta area di Interesse archeologico che insiste nella zona, e si estende lungo tutto Viale della Resistenza ad andare verso San Rocco e occupando tutta l’area di San Pietro; ma si ferma proprio sul lato sinistro della strada, mentre il distributore verrà costruito sul lato destro, proprio di fianco alla masseria.
Gianpaolo Cacciapuoti