Marano, il presidente dell’associazione Salandra Lovers Giampaolo Calone: “i reperti di epoca romana furono ritrovati nel Bosco verso la fine degli anni ’80”. No, la scoperta avvenne nel 1933

 

Calone (col giubbotto verde) durante una visita guidata nel Bosco

Solo per chiarire: il presidente del gruppo Salandra Lovers, l’ottimo Giampaolo Calone, invitato, insieme all’attivista Renata Falanga, alla nota trasmissione radiofonica di Radio Marte “La Radiazza”, condotta da Gianni Simioli, ha detto che i reperti archeologici sono stati ritrovati verso la fine degli anni ottanta, inizio anni novanta dal Gruppo Archeologico Napoletano (GAN)

Il breve filmato

Invece, come riportato dal giornalista-scrittore Enzo Savanelli nel suo libro “Marano: storia, tradizioni e immagini”, vennero rinvenuti il 26 settembre 1933, durante una ricognizione sul territorio capeggiata dal cav. Giacomo Chianese, all’epoca ispettore Onorario ai Monumenti, il quale ha scritto diversi libri tra cui uno pubblicato nel 1938 intitolato “Marano: memorie paleocristiane; Liternum: sprazzi di storia”, nel quale si parla anche dei reperti di Faragnano/Bosco della Salandra

 


Alcuni spezzoni del libro di Savanelli

Giacomo Chianese, il 26 settembre 1933, organizza una ricognizione archeologica sul territorio.

“...Scendendo un po’ giù a Faragnano di sopra, ci accoglie una casa colonica la cui forma è quella di un fortilizio con una gran torre ancora agibile.

L’attuale casa sembra essere stata fabbricata utilizzando fondamenta di un’altra molto più antica, Si osservano difatti a circa 50 m. innanzi, vari ruderi di muri ad isodomo, a reticolato che si allungano per alcuni metri in varie direzioni”.

Più avanti, tra i castagneti, svettano altri avanzi di costruzioni (li chiamano “ciaurrielli”). Per terra tracce di altri muri per un raggio di più di cinquanta metri. Il tutto dovette appartenere ad un solo edificio abbastanza grande e composto di molti ambienti”.

 

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