Di don Pascale Carandante Coscia, ne parla lo
scrittore maranese (ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Calvizzano,
dove risiedeva) Giuseppe Barleri, buonanima, nel libro “Chiesa e Parroci di San
Castrese”, finito di stampare nel 1995.
“Con molta probabilità – è scritto a pag. 62 del libro
– fu un parroco rivoluzionario perché, dalla rivoluzione partenopea del 1799 in
poi, cominciò a controfirmare atti pubblici iniziando con la frase “libertà e
uguaglianza” e aggiungendo al proprio nome l’appellativo di “cittadino”. A tal
proposito nel libro VIII dei matrimoni, sul foglio 18, datato 29 dicembre 1799,
c’è scritto che, per ordine della Curia, sono state eliminate due pagine, poi
ricopiate, per cancellare per sempre il frasario pro rivoluzione adottato da
detto parroco. Figlio di Sabatino e Agnese Zuccaro, fu battezzato il 16 agosto
1729 da don Antonio Moyo e gli furono imposti i nomi di Pascale, Castrese, Rocco.
Fu eletto parroco il 1770 e prese possesso il 14 agosto dello stesso anno. “…Il
14 agosto, sortì sotto la felice memoria del fu Ecc.mo cardinale Ottavio
Sensale con l’auspicio della beata Vergine Maria SS Castrese Giuseppe e
Arcangelo Raffaele…”.
Esplicò il proprio mandato in un periodo in cui si
riaccese la lotta tra la Curia di Pozzuoli e quella di napoli sulla
giurisdizione della chiesa S. Maria ad Scandalos a Quarto. Questa, pur
trovandosi su territorio maranese, e dovendo dipendere dalla parrocchia di San
Castrese, pur tuttavia era giurisdizione di Pozzuoli. Do Pascale Carandante
soffiò sul fuoco inviando sacerdoti di sua fiducia, infischiandosene della
Curia di Pozzuoli, fin dal maggio 1778.
Morì il 22 dicembre 1801 e fu sepolto nella parrocchia
di san Castrese.
Dopo la sua morte si ebbe un solo partecipante al concorso a
Parroco, svoltosi dal 3 al 5 febbraio 1801. Questi era il Rev. Don Tommaso
Ioffreda (Loffredo) che divenne ovviamente parroco. Restò al suo posto fino al
22-02-1822.