Marano. Fra Michele Antonio di Napoli, l’instancabile questuante simbolo di candore e povertà francescana: morì il 22 gennaio 1985. Un altro personaggio storico del Convento Santa Maria degli Angeli dove risiedeva dal 1948

 L’articolo che gli dedicò lo scrittore Peppe Barleri nel suo libro sul Convento Francescano

“L’atteso fraticello, l’amico dei contadini, della gente semplice e dei bambini non girerà più , perché Francesco lo ha portato con sé nella chiesa dei suoi figli che godono in eterno della visione di Dio”

 “…Il nostro caro fra Michele di Napoli partito di qui per il “Fatebenefratelli”, non tornerà mai più in questo suo tanto amato convento, dove risiedeva dal 1948, perché alle ore 14.30, assistito dal P. Elia, guardiano, P. Oronzo e P. Daniele, cappellani dell’omonimo ospedale, è passato a miglior vita. Così sorella morte ha bussato alla nostra porta per portare con sé alla gloria di Dio il nostro fratello Michele. Noi non piangiamo non perché insensibili di fronte al mistero della morte, ma perché abbiamo fiducia nella misericordia di Dio verso Michele che è stato un uomo, un personaggio, un francescano.

Un uomo: coloro che lo hanno conosciuto o sono vissuti insieme hanno avuto la gioia di intravedere dietro l’apparente ruvida scorza delle qualità umaneinteressanti e belle. L’uomo che non ha avuto la sventura di essere toccato da ciò che lo rende equivoco e pieno di imbrogli nella personalità, cioè non è stato toccato dalla falsa cultura, dalla cultura che svanisce ed è inutile e dannosa allo spirito. San Francesco dice nella Regola: “Coloro che non sanno di lettere, non si curino di apprenderle”. Fra Michele ha appreso molto dal libro della vita e ci ha lasciato una profonda eredità umana: uno spirito semplice e comunicativo, un’anima limpida e senza complessi, una gioia di vivere nella libertà dei figli della natura allo stato vergine, un vivo senso di ottimismo e di adattamento a qualsiasi situazione umana. Noi lo ricordiamo con grande simpatia ed accogliamo volentieri la sua eredità di maestro di umanità.

Un personaggio: Marano e il Convento dei frati, senza fra Michele, mancano di qualcosa che fa parte della loro storia, del loro folklore. Per le vie della città, per le campagne d’intorno, non ci sarà se non nello spirito e nei cuori di tutti l’immagine esile, quasi diafana dell’uomo col saio di San Francesco e con la bisaccia ad armacollo.

L’atteso fraticello, l’amico dei contadini, della gente semplice e dei bambini non girerà più, perché Francesco lo ha portato con sé nella chiesa dei suoi figli che godono in eterno della visione di Dio. Marano e il Convento dei frati, con la scomparsa di fra Michele, sono diventati più poveri. Ma il suo messaggio di semplicità e di umiltà resterà inciso nel cuore di tutti e nella tradizione francescana di questo Convento.

 

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