Calvizzano, Museo della Rivoluzione Partenopea: un sogno rimasto solo sulla carta

 Un' idea che verrà sicuramente riportata in qualche programma elettorale delle prossime amministrative: e poi? Quest'amministrazione non è riuscita neanche ad avviarne il percorso. Ecco perché a Calvizzano occorre un vero cambiamento: ma chi lo garantirà?

                                                     

E' ancora di grande attualità un articolo che pubblicammo a dicembre 2020

“Identità e Vocazione (economica), due sostantivi che cominciano ad avere un senso anche a Calvizzano: così titolammo un articolo oltre quattro anni fa, in seguito all’intervento del sindaco Giacomo Pirozzi in Consiglio comunale sulle linee programmatiche di mandato della sua amministrazione che mi piacque molto. La sua autocritica, unitamente a un senso forte della realtà, faceva ben sperare per il futuro della città. Finalmente, per la prima volta in un’assise cittadina, venne pronunciata la parola “identità”. Pirozzi, inoltre, riconobbe, con buona dose di onestà intellettuale, che “a Calvizzano non ci sta niente”, per cui era giunto il momento di invertire il trend delle vane promesse. In passato, i programmi elettorali, compreso i suoi, erano lunghe liste di problematiche sconnesse tra loro che non miravano alla ricerca di una identità e una conseguenziale vocazione economica da dare al paese (sue parole), insomma  le risorse del territorio (tante) erano un optional e non il substrato da tener presente per costruire una vera progettualità. Bisognava, quindi, lavorare, disse e condividiamo, per modificare l’immagine "storica" del paese e attrarre capitali privati e visitatori da altre città per far crescere il livello culturale ed economico della nostra comunità. Scrivemmo che andavano bene, dunque, gli ombrelli sospesi in via Diaz, così come i murales lungo il centro storico, la rassegna annuale di pittura e un premio letterario, ma non bastano: bisogna, a nostro avviso, concentrarsi su un’idea forte che possa creare le premesse per avviare un processo  di sviluppo duraturo. I reperti storici, le belle chiese si trovano in tanti posti della provincia napoletana, tra  cui anche Calvizzano, di cui bisogna comunque tenerne conto, ma un museo della rivoluzione partenopea costituirebbe un attrattore unico nel suo genere e di proporzioni culturali notevolissime. Un museo da realizzare, preferibilmente e compatibilmente con le risorse a disposizione, in un appartamento del Palazzo ducale (di fronte al Municipio) dove fu catturato l’ammiraglio Francesco Caracciolo (uno dei protagonisti della rivolta napoletana del 1799) mentre si nascondeva in una botola tra la soffitta ed il  soppegno. Essendo un’opera del genere un’autentica originalità (nessuno ci ha mai pensato) diventerebbe un attrattore turistico fenomenale per studiosi, scolaresche e appassionati di questo scorcio di storia rivoluzionaria. D’altronde Pirozzi e l’ex oppositore Pisani (uscito fuori dalla scena politico-amministrativa calvizzanese: ora è un dipendente del comune di Pozzuoli, anzi cogliamo l'occasione per augurargli una brillante carriera) hanno inserito questa idea nei loro programmi elettorali, un motivo in più per passare dalle parole ai fatti. Ad ogni modo, per concretizzare l’idea non occorrono neanche grandi investimenti, ma solo tanta buona volontà. Nel museo verrebbero allestiti anche tutti i reperti storici rinvenuti negli anni e conservati nei depositi della Soprintendenza. Conviene, dunque, iniziare a lavorare subito per  cercare di avviare l’idea prima del termine di questa consiliatura. 

Un’altra proposta forte che lanciammo come calvizzanoweb è quella della realizzazione di un parco urbano lungo la sponda calvizzanese dell’Alveo Camaldoli (previsto tra l’altro nel piano urbanistico approvato dai Commissari straordinari), precisamente nelle adiacenze del parco urbano di Villaricca, in modo da mettere a sistema i due polmoni naturalistici e costruirci un progetto di valorizzazione turistico-ambientale che rilanci le due città. Ne parleremo prossimamente.

Mi.Ro.

 

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