Giovanni Fanelli, uno degli ultimi veri comunisti di Marano: la figura del padre della consigliera comunale Stefania è stata ricordata ieri durante la presentazione del libro di Tonino Scala dedicato a Berlinguer
Fanelli con papà Giovanni e sua madre, anche lei deceduta |
Il post di Stefania Fanelli
"Il Giovane Enrico" di Tonino Scala ed Andrea De Simone
Un bellissimo momento quello di ieri mattina
presso la sede dello Spi CGIL a Pozzuoli quando Tonino ed Andrea hanno
presentato il loro libro partendo da un periodo della vita di Enrico
Berlinguer.
Durante il mio intervento non ho potuto fare a
meno di partire dalla mia storia. Figlia di un uomo che ha sempre rivendicato
con orgoglio la sua fede politica essendosi iscritto per la prima volta a
Milano nel 1952 alla sezione A. Gramsci del PCI. Ho ripercorso alcune tappe
della nostra vita : da quando sin da bambina andavamo ai Festival de L' Unità a
quando mi portava al Centro Diffusione Stampa a quando andava fuori le
fabbriche o a fare porta a parte per diffondere L' Unità perché come ha
ricordato Federico Libertino per lui diffondere L' Unità significava diffondere
un' idea di libertà e di democrazia. Quella democrazia inquinata dalle
politiche clientelari che proprio Enrico Berlinguer aveva denunciato in un'
intervista ad Eugenio Scalfari " Oggi i partiti sono macchine di potere e
clientele" . Questione sociale e questione morale quella evidenziata da
Enrico Berlinguer nell' assemblea straordinaria del partito a Salerno dopo
pochi giorni dal terremoto dell' Irpinia.
Ci siamo dette tante cose ieri ma soprattutto
che per noi essere di parte significa mettere sentimento ed emozione nella
politica. Niente di più vero , niente di più bello per me.
Grazie a tutti voi per la bellissima mattinata
Grazie segretario Stefano Ioffredo
“Con Giovanni Fanelli se ne va un testimone di impegno civile”: così titolò il giornale L’attesa nel numero di maggio 2009, in occasione della morte di del padre della consigliera comunale Stefania Fanelli.
L’articolo che pubblicammo all’epoca
Giovanni Fanelli, all’età di 82 anni, ci ha
lasciati. Dopo una lunga malattia è morto confortato dai figli, dalla
moglie (all’epoca ancora viva, NdR) e dagli amatissimi nipoti. La figlia
Stefania, consigliere comunale a Marano, ancora con le lacrime agli occhi, nel
ricordare il padre ha solo la forza di dire che è fiera di aver avuto un papà
così. Giovanni le ripeteva continuamente: “Meno male che ho te”. Fuor di
retorica, non crediamo di esagerare dicendo che con Fanelli se ne va uno degli
ultimi veri comunisti di Marano. Giovanni, infatti, pugliese di origine (nato a
Cassano delle Murge, provincia di Bari il 13 febbraio 1927 da una famiglia di
braccianti agricoli, umile e povera) ha sempre rivendicato con orgoglio la sua
fede politica. Primo di sette figli, giovanissimo, lasciò la Puglia per cercare
lavoro. Nel 1952 a Milano si iscrisse al PCI nella sezione Gramsci. Nel 1955 si
trasferì da Milano a Napoli e cominciò subito la sua attività di strenuo
diffusore dell’Unità.
Come hanno ricordato, partecipando alla festa
dei suoi 80 anni, i senatori Eugenio Donise e Massimo Villone, Giovanni è stato
il simbolo di una battaglia per un partito, per un’idea, per la speranza e la
volontà di cambiare le cose. Gran parte della sua vita l’ha spesa proprio nel
diffondere l’Unità nelle fabbriche, dove si recava anche per
sostenere la Cgil. E’ stato, per anni, il re delle sottoscrizioni.
Era bravissimo a raccogliere soldi sempre per scopi benefici, vuoi per le
tessere del partito, vuoi per ricostruire un teatro o per aiutare le famiglie
in difficoltà. Nei primi anni Novanta, per poco tempo, è stato anche
consigliere comunale a Marano. Alle ultime feste di compleanno ha ricevuto
tante lettere, compreso gli auguri di Giorgio Napolitano, presidente della
Repubblica.
“Un’intera generazione – hanno detto
Teresa Granata e Federico Libertino della segreteria regionale Cgil – gli
deve molto, perché, più di un insegnamento, ci ha consegnato un esempio di vita
sobria, di umiltà, di discrezione, ma, insieme, di volontà fortissima di
contribuire a migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici e dei
lavoratori, di possibilità di esercitare un ruolo, forse piccolo ma per tanti
fondamentale, attraverso l’impegno personale e quotidiano, volontario,
disinteressato. Ci mancherà il suo brontolare e dovremo saper indicare, alle
nuove generazioni che vogliono cimentarsi con la politica, il suo instancabile
lavoro la sua presenza discreta, la sua causa giusta di emancipazione e
crescita, sociale e civile delle lavoratrici e lavoratori di questa regione”.
“Tanti ricordi – ha dichiarato
Bassolino (all’epoca governatore della Campania, NdR) – mi legano a
Giovanni. Incontri, manifestazioni, assemblee e l’immancabile Unità da
diffondere. Quanto dobbiamo essere grati a uomini come Giovanni. Quanto deve
essere grata la democrazia nel nostro Paese a tanti uomini e donne semplici che
hanno fatto dell’impegno civile e della giustizia sociale una ragione di vita.
Grazie Giovanni”.