Da quest’anno il Premio Bontà sarà dedicato alla memoria di Giuseppe Biglietto, persona colta, generosa e umile: per una vita si è occupato dei randagi
"Un Natale volle lui donare alla Parrocchia i 50 euro che gli stavamo consegnando in una busta". Che dignità!
Biglietto e sua moglie in una foto del 2007 scattata davanti all'ex rifugio per cani di via Eduardo De Filippo |
Giuseppe Biglietto (è morto ieri il 17 dicembre 2023 all'età di 77 anni) e sua moglie Irma hanno “speso” la loro vita per i cani. Le loro giornate erano scandite quasi sempre dagli stessi ritmi e con un unico obiettivo: girare il territorio (Calvizzano e alcuni Comuni limitrofi) a bordo di una vecchia panda alla ricerca di randagi da sfamare e da curare.
Biglietto era un uomo dall’aspetto comune, all’apparenza “normale”: la prima impressione era quella di un uomo scostante. Ma bastava dialogare con lui per qualche minuto per rendersi conto di avere di fronte una persona colta, generosa e umile. Questo era il profilo di Giuseppe Biglietto, che, insieme a sua moglie, aveva deciso di fare dei cani, quelli abbandonati la sua occupazione primaria. Nel 1998, in uno spazio tra le traverse di via Eduardo De Filippo (ex via Commone), allestì una sorta di rifugio dove offrire accoglienza a tanti randagi della zona, esistito fino a circa quindici anni fa, quando l’asl glielo chiuse. Un vero e proprio amore per i cani quello che lo animava. Lui raccontò nel 2007 al cronista del giornale L'attesa che tutto era iniziato poco più di 35 anni fa, quando ancora il suo lavoro da manager permetteva a lui e alla sua famiglia, di vivere in maniera agiata; per amore nei confronti degli “amici a quattro zampe” osò avventurarsi lì dove nessuno oserebbe mettere mani e piedi: ha fatto centinaia di giri notturni, con qualsiasi clima, per cercare di portare in salvo cani affetti da malattie o solamente affamati. Cani randagi e abbandonati in cerca di cura e sostegno. Il rifugio che creò a Calvizzano partì nel 1998, con numerose difficoltà e scontri frequenti con la diffidenza della gente. Il desiderio, però, di dare asilo ai cani più bisognosi fu più forte di tutto: per loro rinunciò ai beni materiali e, per il suo “rifugio” (un canile fantasma di cui pochi conoscevano l’esistenza), divenne questuante, in qualche modo randagio anche lui. Per Biglietto e sua moglie (hanno due figlie grandi, una vive a Londra, l’altra a Lauria, provincia di Potenza) non è stato facile andare avanti senza risorse economiche, tutti i loro averi li hanno “donati” ai cani. Per un certo periodo ha anche toccato la povertà con mano, quando perse il lavoro da manager.
“Povero ma dignitoso – affermò Biglietto – Purtroppo l’indifferenza è totale e ci circonda sempre di più. Combattiamo strenuamente contro un muro di gomma, ognuno è alla ricerca del proprio particolare, il senso del vuoto che alberga nella gente è profondo e incolmabile, le paure vicine e possenti la cattiveria più infame e noi sempre più soli”.
Ecco alcune sue riflessioni che inviò al nostro portale alcuni anni fa
Chi ha paura del postino!
Ne ha paura chi è stato spinto verso una miseria iniqua e ha all’orizzonte un futuro incerto e di abbandono; ne ha paura chi da anni lotta per un lavoro e poche mura; ha paura chi conosce bene la strada del Banco dei Pegni; ha paura chi vive di misera pensione e carità; ha paura chi è precario ed è sempre ai limiti della sopravvivenza.
Del postino ha grande paura chi è senza risorse, soggetto debole e vulnerabile, destinato sempre e comunque a perdere, al quale più che la miseria, fa male l’umiliazione.
Il popolo minacciato ha poche speranze di salvezza e chi si accanisce contro di esso è lo stesso che dovrebbe condurlo da Buon Padre di Famiglia, il quale conosce bene che “all’impossibile nessuno è tenuto”: l’equità è rimasto solo un sostantivo. Ormai questo Buon Padre di Famiglia ha assunto il volto truce e patibolare del giustiziere.
Chi ha paura del postino! Io tra i tanti, uomo mite e mediocre.
Ne ha paura chi è stato spinto verso una miseria iniqua e ha all’orizzonte un futuro incerto e di abbandono; ne ha paura chi da anni lotta per un lavoro e poche mura; ha paura chi conosce bene la strada del Banco dei Pegni; ha paura chi vive di misera pensione e carità; ha paura chi è precario ed è sempre ai limiti della sopravvivenza.
Del postino ha grande paura chi è senza risorse, soggetto debole e vulnerabile, destinato sempre e comunque a perdere, al quale più che la miseria, fa male l’umiliazione.
Il popolo minacciato ha poche speranze di salvezza e chi si accanisce contro di esso è lo stesso che dovrebbe condurlo da Buon Padre di Famiglia, il quale conosce bene che “all’impossibile nessuno è tenuto”: l’equità è rimasto solo un sostantivo. Ormai questo Buon Padre di Famiglia ha assunto il volto truce e patibolare del giustiziere.
Chi ha paura del postino! Io tra i tanti, uomo mite e mediocre.
"Un Natale - ricorda un volontario della Caritas di Calvizzano - volle lui donare alla Parrocchia i 50 euro che gli stavamo consegnando in una busta".
Che dignità!