Curiosità politiche calvizzanesi :Antonio D’Errico, un sindaco in 60 anni… Anzi due. Un'altra eccezionale ricerca di storia locale che ci ha inviato in esclusiva Gianpaolo Cacciapuoti

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Ritorniamo a parlare dei sindaci della storia di Calvizzano, ma questa volta andiamo molto indietro, agli albori dell’Universitas Calvizzani.

Era il 1806 quando Napoleone Bonaparte dichiarò “decaduta” la dinastia borbonica, proclamò Re di Napoli suo fratello Giuseppe e occupò il Regno delle Due Sicilie. Il regno borbonico era da poco uscito da un periodo di tumulti, quello della Repubblica Napoletana (di cui Calvizzano fu indirettamente protagonista della sua fine, con l’arresto dell’ammiraglio Francesco Caracciolo), e tutta Europa era stravolta dalla “Rivoluzione” che nacque in Francia nel 1789 e che diede vita a quel tornado che fu Napoleone.
A ogni modo, nei 10 anni di regno napoleonico di Napoli, Giuseppe Napoleone tra le varie cose riuscì, per la prima volta nella storia del regno, a dare vita a una proprietà borghese: con un ponderato lavoro di mediazione, abolì la feudalità. Fino ad allora, infatti, ben pochi erano nel regno di Napoli i comuni “indipendenti”, ovvero quelli che si autogestivano e eleggevano il proprio governo; molti, come Calvizzano, erano casali feudali, di proprietà di un nobile che li gestivano come loro proprietà.
Già nel 1806, quindi, il duca Giuseppe Maria Pescara, proprietario del casale calvizzanese, cedette la proprietà, e nacque così il comune di Calvizzano. Questo, fino all’Unità d’Italia, era governato da un Decurionato, un consiglio di dieci uomini, che a loro volta eleggevano il Sindaco; poi nacque il classico Consiglio comunale.

La lista dei sindaci calvizzanesi ce li ha forniti due storici locali: Luigi Di Maro, nel suo Calvizzano ieri e oggi, sprazzi di storia del 1988, e Don Raffaele Galiero, nel suo Calvizzano: dalle remote origini al IX anno del Littorio del 1931.

In questa lista, c’è un nome che si ripete più di una volta: quello di Antonio D’Errico. Il suo nome si estende nella storia calvizzanese per quasi sei decadi: è uno dei primissimi sindaci di Calvizzano, governando il paese da dicembre 1807 ad aprile 1808, poi sarà sindaco per ben 6 anni, da gennaio 1815 a giugno 1821 (intervallato solo per un mese, nel marzo 1821, da Antonino Di Donato, trisprozio di Giulio Di Donato, ex onorevole) e, infine, ha governato da maggio 1863 a maggio 1864.
È una carriera molto estesa per un politico… Anche troppo: siamo sicuri, quindi, che sia sempre lo stesso Antonio d’Errico?

Seguite con me questo ragionamento: dal 1807 al 1864 passano ben 57 anni, e per essere sindaci certo non si veniva eletti a maggiore età appena compiuta, bisognava essere notabili, rappresentanti della società borghese e signorile del paese, essere uomini fatti e finiti; e questo comportava per forza avere almeno una trentina d’anni di vita. Conseguenza di ciò, auspicando che sia stato eletto in giovane età, la sua ultima consiliatura dovrebbe essere terminata con lui alla veneranda età di 87 anni! Decisamente un’età avanzata, specie ai tempi, dove l’aspettativa di vita, soprattutto in Campania, era di 25 anni e l’età che mediamente si raggiungeva erano i 50 anni (per i benestanti possiamo immaginare delle condizioni migliori, ma non certo in grado di raggiungere la vita di oggi con facilità). Il dubbio che, quindi, non si tratti sempre della stessa persona, sovviene.

Ho provato a diradare questo dubbio, sempre avvalendomi del Progetto Antenati del Ministero della Cultura, e questo è quel che posso affermare.
Dal periodo che posso osservare, nei documenti posso avere prova della giunta d’Errico del 1815-1821 e del 1863-1864. Andando a verificare le firme, si può affermare come sono differenti, tramite un confronto calligrafico:



Firma di Antonio D’Errico nel 1818 (es. https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216002/58AymNO )



Firma di Antonio D’Errico nel 1863 (es. https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216046/5vWQ8bB )

Come si può notare, il nome nel 1864 è scritto in modo differente, con la A più appuntita e T più alta; e anche il cognome ha una E più larga e corta e le R più definite.

Per capire se si tratta di due persone differenti, o solo della stessa che però ha cambiato il modo di fermare invecchiando, possiamo provare a supporlo cercando di capire una cosa: è morto a Calvizzano, tra il 1807 e il 1864, un Antonio D’Errico che poteva rientrare nei canoni per essere stato Decurione, e quindi sindaco?

La risposta, dopo aver spulciato tutti i registri, è :

https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua215950/0JzrQ9G

Il 26 agosto 1831, all’età di settantadue anni, muore a Calvizzano tale Antonio D’Errico, vedovo di Maddalena Noviello.
La professione indicata è significativa: proprietario. Questo termine può farci pensare a semplicemente un contadino possidente di un terreno; ma in realtà indica un vero e proprio possidente terriero. Per dire, Cipriano Di Donato, uno dei figli di Notar Martino, e quindi di una famiglia benestante, era indicato proprio come “proprietario” nei vari atti di nascita e di morte a suo nome nei registri calvizzanesi, e certo non si può dire che i Di Donato fossero una famiglia poco agiata, specie per il mestiere di famiglia.
Inoltre, si aggiunge un altro particolare: “Fu Matteo, di professione negoziante”. Il padre quindi, era una persona che lavorava nel commercio; e chi lavorava nel commercio era tra le persone che più investivano nell’educazione e nella scalata sociale, per far funzionare le proprie attività. Questo, quindi, ci indica ulteriormente che possa essere ancora più probabile che questo Antonio D’Errico, che nel 1807 avrebbe avuto circa 47 anni (in piena età per essere un sindaco, anche d’età saggia volendo), era un uomo non solo benestante ma anche colto, e quindi in grado di poter partecipare alla vita amministrativa pubblica.

Bene, ora sappiamo che il sindaco dal 1807 al 1821 potrebbe essere morto nel 1831; ora tocca capire se c’è stato un Antonio D’Errico anche dopo di lui. La seconda domanda con cui avallare la supposizione, quindi, è: è nato a Calvizzano, entro il 1864, un Antonio D’Errico che possa avere avuto i requisiti per diventare sindaco?

Guardando tutti i registri di nascita dal 1809 al 1846 (quindi entro i diciott’anni precedenti al 1863, per dargli al massimo solo la maggiore età), posso dire di nuovo di sì:

https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216009/wlo8amE

Il 1° novembre 1827, nasce a Calvizzano nella strada Oliva (cioè Via Molino), Antonio D’Errico, di Raffaele e Palma Biondi.

La storia, però, si fa intrigante: nell’atto di nascita è scritto che il padre, di professione “vende farina”. È un lavoro abbastanza umile, come può quindi un figlio di una famiglia di così bassa estrazione poter essere un signore, colto, benestante, tale da diventare sindaco?
Ebbene, grazie a questi registri di nascita, posso affermare che i D’Errico forse non sono nati signori, ma lo sono diventati o lo sono perfino sempre stati; e questo lo possiamo affermare ricostruendo la vita del padre:

1)    https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216002/wOZAjzZ
Iniziamo con il 1820: Raffaele D’Errico e Patrizia Simioli danno alla luce due gemelli, chiamati Antonio e Maddalena. Purtroppo, Antonio e la madre moriranno il giorno dopo, mentre Maddalena morirà il mese successivo. Nell’atto di nascita, la professione di Raffaele è “cannavaro”, ovvero venditore di tessuti di lino e canapa. È comunque un lavoro umile, per quanto è un lavoro commerciale.

2)    https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua215939/LqjgMDm
Nella lista dei defunti del 1820, la professione della prima moglie di Raffaele D’Errico è “possid.”, cioè possidente; e questo già presagisce una eredità; nonché una possibile estrazione medio-alta anche dello stesso Raffaele (ai tempi la posizione sociale era ancora più importante d’oggi, quindi si cercava di preservarla se era ben posta anche e soprattutto nelle unioni)

3)    https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216007/0Z32qpm
Nel 1825, Raffaele D’Errico è sposato con tale Palma Biondi, e con essa dà alla luce il primo figlio, Giovanni. Nella dichiarazione, c’è scritto che lui “vendeva farina”. Ancora un mestiere umile, ma forse quel che lo farà arricchire. Nel 1827, nell’atto di nascita del “nuovo” Antonio, è segnato che la madre Palma Biondi, fa la filatrice.

4)    https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216011/w6RjzMa
Nel 1829, nasce Francesco Saverio D’Errico, e nella dichiarazione è indicato come “molinaro”. È quindi il periodo in cui è stato costruito il mulino che darà poi il nome ancora oggi alla via storica di Calvizzano; e Raffaele, come mugnaio, è il suo addetto.

5)    https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua216013/w6RjzVm
Nel 1831, nasce un’altra figlia di Raffaele, e quindi sorella di Antonio d’Errico, Maddalena Teresa Mitilde; e nella dichiarazione Raffaele è diventato “negoziante”. Questo è un grande salto lavorativo: da operaio, il padre ora ha una professione commerciale, e questo significa non solo condizioni di vita migliori ma soprattutto la possibilità di elevare ancora di più il proprio stile di vita. Nel 1833, inoltre, nasce un’altra sorella, Teresa. Il padre è ancora “negoziante”.

6)    https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua215954/5dkA7Vx
Il 22 dicembre 1834, con un figlio in arrivo (nascerà nel 1835, e si chiamerà Raffaele come lui), muore Raffaele D’Errico, padre di Antonio. Nella dichiarazione, c’è scritto che di professione è “proprietario”; è quindi diventato a tutti gli effetti parte della società “medio-alta” del paese. Non solo: nelle generalità, è scritto “fu Antonio, professione proprietario, e Maddalena Noviello”; quindi non solo probabilmente non ha mai vissuto in condizioni poco agiate, ma Raffaele D’Errico era figlio di Antonio, morto nel 1831.

Questo ci porta alla seguente affermazione: Antonio D’Errico, sindaco fino al 1821, e Antonio D’Errico, sindaco nel 1863, sono parenti, ovvero nonno e nipote.

Ecco quindi come un nome solo, in sessant’anni, ha ricoperto la carica di primo cittadino.

Questa è solo un’altra delle storie della politica calvizzanese.

L'autore della ricerca, Gianpaolo Cacciapuoti, è stato uno dei tre vincitori del "Premio Culturale Città di Calvizzano 2024".


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