“Le Cento Camerelle, il sito del 1200 sul crinale dei Camaldoli verso Pianura ha ospitato monaci eremiti: è in completo stato di abbandono
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Cartellone esposto durante gli eventi "Il respiro dell'Eremo dei Camaldoli" |
I riferimenti relativi a questo sito fanno data dal
1200 e non sempre sono chiari. E’ immerso nella vegetazione collocato sul
crinale dei Camaldoli verso Pianura, non poco distante dall’antica Nazareth,
ma, attualmente, in completo stato di abbandono. Quasi sicuramente si tratta di
un vecchio convento, all’interno del quale si distinguono due parti: una
adibita ad abitazioni, da qui il nome “Cento Camerelle; l’altra al culto con il
nome di “Cappella di San Giovanni Battista”.
Cento Camerelle
Questa parte del sito si sviluppa su tre piani: ha
vasti ambienti comuni, corridoi larghi e lunghi, giardini interni e tante unità
eremitiche autonome, dotate di camini e condotte idriche private. Servizi per
molte persone: cucine, refettori e scale d’accesso da un piano all’altro.
Il complesso è aggrappato alla roccia di tufo con l’accortezza
di porre le camere da letto distanziate dalla roccia attraverso ambienti
comuni. La luce arrivava attraverso finestre e ampi lucernari. L’accesso era
sicuramente dal vallone di Pianura: sono ancora visibili ponti e tratturi che,
a zig zag, attraverso il castagneto raggiungono Pianura.
Questo sito, in tanti secoli di storia, ha avuto vari
usi: sicuramente fino al 1700 è stato abitato da religiosi, molto probabilmente
monaci. Passato ai monaci Camaldolesi, verso la fine del ‘500, per un lungo
periodo, pare abbia ospitato monaci
provenienti dall’Oriente, in seguito alla separazione delle religioni Cristiana
e Ortodossa.
Si narra che questo sito, espropriato per odio verso
la religione, fu convertito in carcere per i condannati ai lavori forzati, i
quali espiavano la loro pena, estraendo piperno dalle cave di Pianura.
Sul carcere, il vecchio parroco di Torre Caracciolo
(frazione di Marano), Padre Francesco Impagliazzo, buonanima, raccontava una
storia sugli ergastolani da egli ospitati. Storia a lieto fine per molti di
quei detenuti. Il beneficio di una vita serena per grazia del Re, convinse
quasi tutti a cambiare vita: i condannati ai lavori forzati si ritrovarono a
essere ordinari lavoratori e buoni padri di famiglia che abitavano nell’antico
villaggio di Pianura.