In esclusiva per calvizzanoweb la descrizione dei singoli elementi presenti sulla facciata anteriore della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Calvizzano e la loro storia essenziale, prima parte: la statua di Santa Veronica

                                                          


E’ posta a sinistra della facciata, rispetto all’osservatore


Secondo la storia che si racconta sul suo conto, Santa Veronica era una donna di Gerusalemme che, presa dalla compassione alla vista di Gesù sofferente, condotto verso il Calvario, asciugò il Suo viso sudato e coperto del sangue gocciolante dalla corona di spine posta sul capo di Lui, con un semplice panno, che aveva occasionalmente con sé. La tradizione vuole che su di esso rimase impressa l’immagine dei lineamenti del Cristo Tribolato. Non vi sono, in realtà, riferimenti o testi biblici né prove attendibili che un tale avvenimento si sia davvero verificato, ma la storia di questa tradizione, anche per una innegabile verosimiglianza, ha esercitato sempre un fascino straordinario sui fedeli cristiani, fin dai primi secoli del Cristianesimo. Come per tutte le tradizioni che mescolano elementi realistici con altri più o meno fantasiosi, l’evento ha dato luogo a varianti, ampliamenti ed arricchimenti nel tempo. Ecco allora che la Veronica è stata identificata con svariate figure femminili, storicamente riprese dai testi canonici e/o apocrifi oppure di libera interpretazione, che sarebbero state al seguito di Gesù. Fra le altre, l’individuazione maggiormente accreditata sarebbe quella con la donna che soffriva di emorragie, di cui parla nel suo Vangelo Matteo (9, 20-22): “Intanto, da dietro, una donna si accostò [a Gesù] e toccò l’orlo del suo mantello. Da dodici anni questa donna perdeva sangue; ma aveva pensato: ‘Se riesco anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita’. Gesù si voltò, la vide e le disse: ‘Coraggio, figlia mia, la tua fede ti ha salvata’ e da quel momento la donna fu guarita”. Com’è evidente, parecchi degli elementi giustificativi dell’identificazione sono credibili e sovrapponibili con il personaggio: il lembo del mantello, il sangue, la sequela del Salvatore, la Croce, un panno-velario, l’aria contrita, il volto rasserenato dallo sguardo di Gesù, che ha apprezzato l’atto di umana pietà dell’asciugargli le lacrime e il sangue versato per la salvezza dell’umanità. Un panno legato a quest’episodio è conservato con estrema cura e venerazione: si trova in San Pietro, a Roma, e i documenti lo attestano fin dall’ottavo secolo. Deve far riflettere, tuttavia, la circostanza che questa Santa non è citata nel Martirologio Romano e la dedica a lei della sesta Stazione della pia pratica della Via Crucis (“La Veronica asciuga il volto di Gesù”) è stata, di tanto in tanto, criticata, non solo per l’incertezza sull’effettivo evento di riferimento, ma anche per lasciare nella genericità del personaggio l’immagine dell’umanità tutta, che compirebbe, così, un gesto di fraterna compassione verso Cristo, che sta per offrire il sacrificio della propria vita per la redenzione comune. Nell’icona di marmo che fa mostra di sé sulla facciata della nostra Chiesa parrocchiale, l’ignoto artista ha voluto fugare ogni dubbio di possibile attribuzione, scolpendo sul piedistallo la scritta “S. Veronica”, ovvero, letteralmente, “Santa Vera Icona”: titolo originariamente attribuito al Velo che recava impressa l’immagine di Cristo, poi trasferito dall’oggetto alla persona che aveva reso possibile l’intera vicenda, cioè una ‘pia donna’. Che ci fosse una particolare venerazione locale per la Veronica è confermato dal puntuale riferimento allo stesso personaggio, rappresentato sulla tela realizzata da Nicola Vaccaro e posta sull’altare laterale sinistro (guardando verso l’altare maggiore), nel quadro detto di “Gesù che cade sotto il peso della Croce”. Con grande maestria, il pittore napoletano secentesco ha saputo offrire un’icona della Veronica, già apprezzabile nella sua bellezza attualmente, e che maggiormente lo sarà all’atto del restauro del dipinto, programmato per i prossimi mesi, nell’ambito del progetto di recupero in atto, delle tele barocche presenti nella nostra Chiesa-madre. La statua della Veronica, così come quella dedicata a Maria, sistemata in posizione simmetrica sul lato destro, ha indubbie qualità artistiche: il panneggio è curato meticolosamente, la mano sinistra sul petto attesta la confessione di fede del personaggio, un velo stretto accanto ai piedi della croce, che rivela lo specifico ‘topos’, lo sguardo rivolto verso l’ingresso della Chiesa, che fa tandem con quello della corrispondente icona della Vergine posta a destra. I segni del tempo e della mancata manutenzione conservativa sono visibili nell’azione dello smog, dell’esposizione alla polvere e alle piogge acide, che stanno corrodendo la pietra dura pregiata; il colorito bianco brillante originario del marmo è ormai sostituito da una patina ocra che, sebbene attribuisca una sensazione antichizzata all’opera, le toglie luminosità, anche se questo sembra arricchirne i pregi, per strano che possa sembrare, conservata com’è, al meglio, sul doppio piedistallo di appoggio. Alcune parti delle dita di una mano sono scomparse; un braccio della Croce, già sistemato in origine con difficoltà nell’alloggiamento della nicchia un po’ troppo angusta, nello specifico, e leggermente più corto del corrispondente, non è più presente; il gioco di luci del panneggio non è più apprezzabile e valutabile con precisione nei particolari: tutti questi elementi fanno in modo da dover qui segnalare l’urgente necessità di un buon restauro conservativo e di sicurezza, prima che ulteriori danni rendano l’impresa ancora più difficoltosa ed onerosa.   

Prof. Luigi Trinchillo   

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