Marano-Calvizzano, Alveo Fossa del Carmine: il vallone dei veleni risale agli inizi del ‘600. Cronistoria degli scempi ambientali. Terminati i lavori di risanamento idrogeologico di metà canalone di epoca borbonica


                                             

Dalla relazione scientifica della società Naus incaricata dal Comune di Calvizzano, dietro prescrizione della Soprintendenza dell’Area Metropolitana di Napoli, per le indagini archeologiche propedeutiche ai lavori di pulizia e ripristino degli argini relativi a un tratto del Vallone (è lungo circa 2 km ) la cui sponda nord orientale rientra nel territorio di Calvizzano, mentre quella sud-occidentale in quelli di Marano e Qualiano

 

Inquadramento

                     


Il Vallone del Carmine ha origine nel territorio di Marano e, con pendenza da Sud a Nord, giunge in quello di Qualiano confluendo nell’Alveo dei Camaldoli dopo aver toccato anche i comuni di Calvizzano e Villaricca. Esso è stato realizzato verosimilmente insieme al più grande Alveo dei Camaldoli nel corso della realizzazione del piano di intervento di epoca borbonica che interessò il bacino inferiore del Volturno (Giuseppe Fiengo, “I Regi Lagni e la Bonifica della Campania Felix durante il Viceregno Spagnolo”, 1988). Nella cartografia seicentesca, infatti, che documenta la realizzazione dei Regi Lagni, opera di bonifica del Viceregno Spagnolo, non è riportato alcuna indicazione o simbolo che possano rimandare a canali o alvei ed i centri del giuglianese sono solo sinteticamente disegnati attraverso un campanile circondato da case (Si veda la carta del Cartaro del 1615-1631 (Fiengo 1988, tav. 24) e quella del Baratta del 1616 (Fiengo 1988, tav. 20). Un primo accenno del Canale del Carmine si ha, probabilmente, nell’Atlante del Regno di Napoli del 1793 di Antonio Rizzi Zannoni, dove non è indicato il toponimo del Vallone ma un tratteggio sembra raffigurarne il percorso; sono invece ben segnalati il “Cavone di Guagliano” che corrisponderà in parte all’attuale Alveo dei Camaldoli e il Cavone di San Rocco. Nella pianta del Reale Officio Topografico della Guerra del 1821, il Vallone del Carmine è invece ben visibile ed indicato come “Cavone del Carmine”; esso ha un andamento un po' curvilineo da sud-est a nord-ovest molto simile a quello attuale sebbene meno leggibile risulta l’immissione nell’Alveo dei Camaldoli, denominato in questa pianta come “Cavone Grande”. Nelle piante dell’Istituto Topografico Militare del 1876, 1883 e del 1954 il Vallone del Carmine è sempre riconoscibile nel suo percorso sebbene sia nominato nella sola pianta del 1954 come Fosso del Carmine.

Il vallone deturpato

 

Tratto iniziale ricadente nel territorio di Marano: nel 1997 venne convocato un Consiglio comunale straordinario nel Vallone Fossa del Carmine, dove venne perpetrato un grave abuso edilizio. Bisognava dare una risposta a chi, incurante dei pericoli che potevano derivare per l’intera città, continuava a speculare e a devastare il territorio

Il tratto dell’ Alveo Fossa del Carmine che inizia in  via Marano Quarto (poco dopo l’incrocio con via Recca) e termina in via San Rocco (altezza semafori via Euclide), viene chiamato vallone Defrido.  Qualche anno fa, durante i lavori di decespugliamento del canale, fu scoperto un tubo dal quale fuoriuscivano liquami fognari. Eppure sarebbero dovuti defluire solo acque piovane che vanno a immettersi nello scatolare di via Platone (parte tombata dell’Alveo Fossa del Carmine-Defrido)   

 

Via Marano-Quarto, inizio Vallone Defrido

Via San Rocco, inizia la parte

In via Benedetto Croce (dall'altro lato è via Adda) inizia il tratto di circa 2 km scoperto, che resterà così ancora per circa 900 metri  poiché i lavori di  pulizia e ripristino degli argini, commissionati dal Comune di Calvizzano (sono terminati: mancherebbe il rivestimento delle due sponde, intervento indicato dalla Soprintendenza che costerebbe circa 100mila euro) hanno riguardato il tratto di via Corigliano (meglio conosciuta come strada di Candida) fino all'altezza del Centro raccolta di via San Pietro lato Calvizzano e masseria del Carmine, lato Marano. E’ il tratto più inquinato: da diversi anni vengono   sversati i liquami fognari, provenienti per la maggior parte dalle abitazioni maranesi della zona via Corree di Sotto-via Platone  

Alcuni tubi che fuoriescono dalla sponda calvizzanese dell'Alveo del Carmine: in passato qualcuno ha mai controllato se venivano sversati liquami? 


L’Alveo Fossa del Carmine termina in territorio Qualiano, dove va a innestarsi nell’Alveo Camaldoli, sottostante via Corigliano (la cosiddetta strada di Candida). In molti tratti si è quasi azzerata la profondità iniziale, poiché, negli anni, è stato utilizzato come discarica abusiva e riempito con materiale di scarto di lavorazioni edili    

Profondità originaria

Profondità attuale in alcuni tratti

Vallone nei pressi della storica Masseria Chiavettieri: tratto non interessato ai lavori di risanamento 

Lavori di risanamento idrogeologico Vallone del Carmine: la società Zaffiro Costruzioni, vincitrice della gara d'appalto, ha realizzato una grande opera di ingegneria idraulica




Il punto dove terminano i lavori a pochi metri da altri reperti storici di epoca romana



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