Premio Giuseppe Pezzuto, “Un gioiello per la pace”: si è svolta il 22 maggio presso il Teatro Alfieri di Marano la cerimonia di premiazione dei giovani vincitori. E’ stato un grande ed emozionante evento: “che il territorio riparta dall’arte”
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L'organizzatrice dell'evento Angela Mallardo con Giuseppe Pezzuto |
Il progetto è stato realizzato con il patrocinio morale dei Comuni di Marano, Mugnano e Calvizzano
In occasione del
sessantesimo anniversario dell’attività imprenditoriale della gioielleria
Pezzuto, il suo proprietario “Peppino”, noto per la sua generosità
disinteressata e per una spiccata attenzione e sensibilità per le istanze delle
nuove generazioni, coadiuvato dai figli Biancamaria e Raffaele, ha voluto
celebrare la ricorrenza offrendo agli alunni delle scuole secondarie di primo e
secondo grado del territorio maranese, e dei limitrofi Comuni di Mugnano e
Calvizzano, la possibilità di vincere borse di studio, mediante l’istituzione
di un concorso di idee, il “Premio Giuseppe Pezzuto: un gioiello per la
pace”.
Giuseppe Pezzuto non è
solo un’eccellenza del panorama dell’arte orafa, uno straordinario esempio di
abnegazione, di imprenditoria e talento, ma anche di una incredibile forza di
volontà, di altruismo e di continua capacità di reinventarsi, di scoprire nuovi
orizzonti, di trasmettere una passione ancestrale, legata alle “tradizione del
focolare” alle nuove generazioni. Al passo coi tempi, ha concesso ai ragazzi di
esprimersi, di dar libero sfogo alla propria inventiva, di essere protagonisti
di un’iniziativa che li ha visti attori principali sulla scena della promozione
culturale.
Fine ultimo del progetto,
l’avvicinamento dei giovani all’universo dell’arte orafa, e per estensione al
settore imprenditoriale in genere, mediante una estrosa attività
tecnico-artistica di progettazione di un gioiello, che oltre alla funzione ornamentale
rivesta anche una chiara e manifesta finalità e forza comunicativa, diventando un simbolo che testimoni la
volontà di affermare i valori della convivenza pacifica con gli altri, l’adesione al principio della non ostilità
sociale e della non violenza enunciati nella Costituzione italiana e nei
trattati costitutivi della Comunità Europea, del rifiuto di ogni forma di
violenza e sopraffazione, della concreta opportunità di abbattere le barriere
del pregiudizio, della discriminazione, spesso scintille e motori ideologici di
conflitto, pervenendo ad una piena consapevolezza di sé, del mondo naturale e
della realtà socio-economica che li circonda, ponendosi nell’ottica di una
globale interazione come strumento di cooperazione e di crescita del sé e
dell’altro.
E la premiazione della
prima edizione di questo eccezionale concorso, si è svolta nel pomeriggio di
mercoledì 22 maggio, presso il Teatro Alfieri, vedendo la partecipazione delle
scuole della conurbazione di Marano, Mugnano e Calvizzano, comuni patrocinanti
dell’iniziativa: i padroni di casa dell’IC “Amanzio-Ranucci-Alfieri”,
l’Istituto superiore di secondo grado “Carlo Levi”, l’IC “San Rocco”, la scuola
“Darmon”, l’IC “Socrate-Mallardo”; e ancora la SSPG “Illuminato-Cirino” di
Mugnano, il Liceo Scientifico “Emilio Segrè”, l’IC “Marco Polo” di Calvizzano.
Immancabile la presenza
delle figure istituzionali: il sindaco di Marano Matteo Morra; il vicesindaco e
assessore alla Cultura Luigi Carandente; l’assessore all’Istruzione Carmen
Bocchetti; l’assessore alla gentilezza del Comune di Mugnano Daniela Puzone; il
consigliere regionale Pasquale Di Fenza; la delegata alla cultura del Comune di
Calvizzano, la consigliera Francesca Nastro.
A presentare e moderare
l’evento, che ha visto tra i partecipanti anche il presidente del Centro Orafo
Tarì commendatore Enzo Giannotti, il professore Gianni Lepre, consigliere del
ministro della Cultura, il presidente di Oroitaly Salvio Pace, il presidente
del Borgo Orefici Roberto de Laurentis, il consigliere
del Centro Orafo Tarì Flavio Dinacci, don Giovanni Liccardo,
l’organizzatrice dello stesso Angela Mallardo, docente, giornalista e attivista
culturale.
Se
c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di
santo, puro, sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio di
infinito e di vago che chiamano anima, questa è l’arte.
E quando l’arte parte
dall’innocenza e dalla purezza dei giovani per caricarsi di significati altri,
inglobando in sé istanze sociali, divenendo strumento di legittimazione e di
riscatto, allora si realizza compiutamente un capolavoro.
Ed è quello che Giuseppe
Pezzuto e il concorso da lui istituito sono riusciti a concretizzare. Che il
territorio riparta dall’arte.
Martina Maja
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