Giuseppina Bianco, martire della purezza da non dimenticare: oggi ricorre l' 80esimo anniversario della sua morte

                                                            

Pio XII: "E' la Santa Agnese dei nostri tempi che tutti devono conoscere ed imitare!"

                   



I figli di questa terra vanno ricordati, soprattutto quelli che con i loro comportamenti coerenti, hanno pagato finanche con la vita, dando lustro a se stessi e alle proprie origini. Soprattutto quando si parla di quel pezzo di territorio compreso tra Piscinola, Scampia, Mugnano che soprattutto ultimamente risalta alle cronache per ben altri fatti. 

Questa è la storia di Giuseppina Bianco, vittima probabilmente dell'unica “marocchinata” a sud della linea Gustav. Vittima di una scheggia impazzita di quelle orde barbariche che erano le truppe “alleate” nordafricane, in maggioranza marocchine, da qui il triste epiteto di quegli eventi, sotto il comando francese.
Come sempre la storia la scrivono i vincitori e le vicende imbarazzanti vengono sottaciute se non insabbiate, di fatto di quei tristi eventi storici una delle poche testimonianze famose, se non l'unica, la ritroviamo nel memorabile film di Vittorio De Sica “La Ciociara”, in cui la protagonista (Sofia Loren)  e la figlia vengono violentate da suddetto tipo di energumeni.
I goumier erano una accozzaglia militare marocchina la cui sola peculiarità era proprio la bestialità, per questo il comando francese promise loro, nel caso avessero sfondato la linea di difesa tedesca, rappresentata dal fiume Garigliano e dai monti Aurunci,  50 ore di libero arbitrio su tutto e su tutti sul loro cammino. I goumier il 14 maggio 1944, strisciando su per i monti Aurunci, riuscirono nell'impresa e  questo portò a migliaia di vittime di stupri di ogni età e di ogni sesso, spesso compiuti in pubblico e centinaia di esecuzioni sommarie in caso di resistenza. Gli strascichi di quelle 50 ore si protrassero per anni con aborti e malattie veneree e di ogni genere.
Questi fatti si svolsero soprattutto nel basso Lazio, solo uno e praticamente in contemporanea, ebbe luogo qui, esattamente in quella che ora è via Aldo Moro a Mugnano. Non capiremo probabilmente mai i collegamenti reali fra le circostanze, chi ha fede può interpretarle con il martirio di Giuseppina Bianco come l'innocenza donata in perdono di tutto quel male.
Fatto sta che il 17 maggio 1944, alle ore 20,00, mentre era al lavoro nei campi, Giuseppina, appena sedicenne, cade vittima di un colpo di fucile di “un soldato di colore sotto il comando francese”.
Un strano soldato che durante la giornata si era mostrato innocuo alla famiglia di contadini, a cui si era anche presentato, aveva sbiascicato alcune parole in uno stentato italiano. “Cassino... Chiaiano...campo, aspetto fare notte”. Forse un disertore dal fronte di Cassino che aspettava il buio per rientrare al campo di Chiaiano per nascondere la sua fuga, la famiglia ne ebbe compassione ma continuò il suo lavoro. Con il calar della sera rispuntò da una siepe e le sue intenzioni erano completamente cambiate, senza curarsi degli altri familiari puntò dritto verso Giuseppina, alcuni di loro cercarono di fermarlo e furono feriti dal suo pugnale “signorina con me” e puntando la canna del fucile l'afferrò per un braccio. Giuseppina era un ragazzina molto devota alla Madonna e per ironia della sorte si trovava ancora lì perchè la mamma le aveva proibito di recarsi alla vicina cappellina dove ogni sera si recava per le orazioni del mese mariano. Il lavoro è tanto le aveva detto la mamma e Maria Vergine per una sera capirà. Tesa per la mano dal marocchino grida “Mamma, cosa mi hai fatto, se solo mi lasciavi andare alla cappellina” La madre cerca di rincuorarla dicendole di non preoccuparsi perché
 adesso l'uomo tornerà in se e la lascerà, ma non capiremo mai quanto potessero pesare per lei le parole della figlia in quel momento e per tutto il resto della sua vita.  
Giuseppina si divincola e cerca di scappare ma viene raggiunta da un colpo di fucile che le perfora un polmone e il cuore ma le parole da lei esclamate subito dopo, sono rimaste scolpite nella memoria dei presenti e tramandate ai posteri, parole indelebili: “Ma non mi hai fatto niente”.
Così muore Giuseppina Bianco, 16 anni, la nostra S.Maria Goretti.

Gennaro GB Ricciardiello

Giuseppina veniva a pregare dai Padri Passionisti, in quel posto fu messa una croce

Giuseppina veniva a pregare dai Padri Passionisti, in quel posto (la strada che da Mugnano conduce a Piscinola, nei pressi di via Sansone) fu messa una croce




La storia della ragazza piscinolese fu raccontata al pontefice, Pio XII, dal cardinale di Napoli, Alessio Ascalesi, come un esempio luminoso della gioventù napoletana dell'epoca. Il pontefice, commosso, rimase colpito ascoltando la frase che la ragazza pronunciò al momento dell'uccisione; la ripeté più volte: 

"Però non mi hai fatto niente"...
Poi rivolto al cardinale Ascalesi, aggiunse: "E' la Santa Agnese dei nostri tempi che tutti devono conoscere ed imitare!".
Al termine della Guerra, mentre tutta la stampa estera si divertiva a screditare l'onestà delle donne italiane, definendole "corrotte", il cardinale Alessio Ascalesi riparava a questa ingiusta accusa, indicando come esempio proprio la storia della nostra fanciulla: "Giuseppina Bianco - diceva il cardinale Ascalesi - con il suo martirio ha risposto alla stampa estera ed ha insegnato a tutti a conoscere la vera donna cattolica italiana". 
La tomba di Giuseppina si trova tra i giardini del vecchio cimitero comunale di Miano ed è meta continua di visite di persone che hanno conosciuto la sua triste storia; in tanti sono quelli che sostano in preghiera o portano semplicemente un fiore per onorare la sua memoria.

 

 


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