Personaggi, “Ntunettella”: la perpetua del professore don Raffaele Galiero, calvizzanese illustre

 

Abbiamo chiesto a un altro calvizzanese illustre, il prof. Luigi Trinchillo, di ricordare in poche righe la figura di Antonietta Mauriello (nata l’11-10-1916, deceduta il 6-01-1993) personaggio molto conosciuto a Calvizzano da coloro che oggi hanno i capelli bianchi: ci ha inviato un “capolavoro”  

A pronunciare il termine “perpetua”, la mente corre subito all’immagine della “Perpetua” per antonomasia: quella che prestava servizio presso Don Abbondio, nei “Promessi Sposi”: una donna avanti negli anni[1], un po’ petulante, molto curiosa, intrigante, che nella casa del curato manzoniano rappresenta la classica “serva padrona”. Infatti, sebbene prestasse semplicemente servizio, vista l’innata incertezza e la naturale pavidità del suo “datore di lavoro”, finiva spesso per svolgere molto più del ruolo che avrebbe previsto il suo incarico, finendo per elargire consigli, che, pur dettati dal buonsenso comune, non sempre venivano recepiti da Don Abbondio e, talvolta, malauguratamente. Se è questo il background mentale radicato in noi, siamo anni luce di distanza da quello che possiamo dire della “perpetua” che per anni si prese cura di Don Raffaele Galiero. Riservata e prudente, attenta e sollecita alle necessità organizzative della casa, capace di prevenire perfino le necessità non ancora espresse, attenta alle spese della casa, generosa nella carità spesso anonima. Il suo nome, in realtà, era Antonietta Mauriello, ma chiunque si riferisse a lei la identificava semplicemente come ‘Ntunettella du professor Galiero. Precisiamo che Don Raffaele era stato per molte generazioni di bambini e ragazzi di Calvizzano il maestro elementare, anzi, il professore, come si usava dire allora, che non solo si prendeva cura dei propri alunni, ma si interessava anche di tutti gli altri, in virtù della carica di “Fiduciario” del Direttore Didattico, in quanto, non essendo la nostra Scuola Armando Diaz sede degli uffici e della segreteria del Dirigente, era aggregata ora ad un Circolo Didattico di Marano, ora ad uno di Mugnano, e la nomina di un Vicario risultava indispensabile. Il professore Galiero era, pertanto, spesso impegnato al di là dell’orario abituale di servizio degli insegnanti elementari. A casa, a tutto provvedeva ‘Ntunettella: agli acquisti nei negozi abituali, a tenere linda e pulita un’abitazione che, per l’epoca, era abbastanza grande, a svolgere le comuni faccende di casa, provvedendo ad andare a pagare le bollette e adoperandosi per tutto quanto rappresenta la quotidianità di ogni famiglia[2]. Ecco, ‘Ntunettella, per chi frequentava l’abitazione del Sacerdote Don Raffaele era la collaboratrice ideale, colei che sollevava da tutte quelle incombenze ripetitive e spesso noiose per la donna ‘addetta alla casa’, ma senza mai prevaricare, senza mai fare avvertire al professore che “l’età è essa stessa una malattia”, per cui chi gli stava attorno doveva curarsi di tutto. L’anziano sacerdote, che, per anni uscì raramente di casa e celebrava perfino la Santa Messa su un altarino domiciliare di ridotte dimensioni, incluso in un armadio speciale (come all’epoca accadeva a tanti altri sacerdoti con mobilità ridotta), si spostava dalla sua cameretta, che fungeva anche da studiolo, alla stanza da pranzo, alla cucina, seguendo le indicazioni e i suggerimenti della perpetua, che “serviva” anche la Messa, se mancavano i pochi fedeli che avevano acquisito l’abitudine di andare a casa del reverendo, salendo attraverso una scala piuttosto angusta e ripida: questo particolare, probabilmente, fu uno dei motivi che impedì per anni a Don Raffaele di recarsi a celebrare l’Eucaristia presso la Chiesetta del Ritiro dell’Addolorata e di San Francesco Saverio, dove, fin da giovane, si recava ogni mattina. L’Istituto retto dalle Suore Catechiste del Sacro Cuore dovette essere sempre nelle attenzioni e nell’affetto del professore Galiero, se si considera che per testamento lasciò ad esso in eredità l’abitazione in cui egli abitava, mentre ‘Ntunettella ne fu l’usufruttuaria “vita natural durante”. La perpetua riceveva con squisita cortesia, mai affettata nei modi, chiunque andasse a casa di Don Raffaele per la Messa, per confessarsi, per fargli visita, per tenergli un po’ di compagnia: e, secondo l’antico aforisma, “non si usciva mai dal mulino, senza impolverarsi un poco della farina macinata e sospesa nell’aria”. Il professore Galiero, infatti, era sempre prodigo di racconti, memorie, aneddoti, episodi di quella “Storia minore”, erroneamente considerata, un tempo, inferiore a quella ufficiale ed oggi invece rivalutata come base e riferimento, secondo il modello storiografico de “les Annales” dei teorici francesi del Novecento Lucien Fabvre, Marc Bloch, Fernand Braudel. Spesso la stessa ‘Ntunettella si sedeva accanto, mai stanca di sentire parlare delle piccole grandi scoperte archeologiche e delle memorie storiche che il professore enunciava con massima semplicità, sebbene fossero il sedimento e il terreno di coltura di quella Storia locale che attualmente tutti noi cerchiamo di riscoprire, per conoscere le fonti e le radici degli eventi del presente. La perpetua ‘Ntunettella assistette Don Raffaele fino alla dipartita, così come aveva già fatto con la mamma, la signora Tommasina, giunta ad un’apprezzabile terza età, lucida e in buona salute. Ricordo che, in una delle ultime visite fatte a Don Raffaele, che aveva ormai problemi di accentuata artrosi ad entrambe le mani, al punto da non potere più quasi scrivere, ‘Ntunettella rifletté ad alta voce, informandomi che il dottore aveva detto che il problema circolatorio manifestatosi agli arti superiori, ormai era da considerarsi non risolvibile, vista la sua età veneranda e lo stato generale. La perpetua sopravvisse a Don Raffaele alcuni anni, conservando una gentilezza ed una cortesia che riservava a tutti, ma ancora di più a chi aveva frequentato la casa del professore Don Raffaele, dov’ella era stata sempre pronta ad offrire un buon caffè caldo preparato al momento, un sorso di rosolio fatto in casa e/o, almeno, un bicchiere d’acqua fresca, che rinfrancava nelle ore di calura estiva e che tanto gradiva anche il colto e raffinato professore. Alla fine, ‘Ntunettella scomparve anch’ella nel silenzio, così come era sempre vissuta, con la semplicità di chi avverte che “ha fatto semplicemente il proprio dovere”.     

Prof. Luigi Trinchillo

 



[1] A partire dal Concilio di Trento (1545-1563), si stabilì la norma inderogabile, per chiari motivi di opportunità, che le domestiche e le donne addette a prestare servizio nella casa degli ecclesiastici dovessero aver superato l’età della “discrezione”, vale a dire i quarant’anni ed essere nubili o vedove non risposate. I Promessi Sposi che narrano vicende calate nel primo Trentennio del XVII secolo non fanno altro che tener conto di questa norma stringente.

[2] Ricordo un particolare decisamente minore, forse addirittura trascurabile, ma che mi sembra utile anch’esso per mettere a fuoco una mentalità ed un comportamento che attualmente va inesorabilmente scomparendo. Il professore Don Raffaele Galiero, mi confidò una volta, quasi come una ricetta segreta per conservare la mente lucida e giovanile, che egli, all’arrivo di ‘Ntunettella dall’aver fatto scorta di frutta e verdura, un tempo avvolte entrambe in pratici fogli di giornali vecchi sagomati “a coppa”, era solito distendere sul tavolo, eliminando le pieghe, quei fogli e leggere qualche titolo o frammento di articolo, per recuperare una notizia sfuggitagli dall’ascolto pur attento dei telegiornali della Rai o da una delle tante riviste cartacee che continuavano a pervenirgli, parecchie con allegato bollettino intestato di c.c.p., per far loro pervenire un aiuto, sempre rappresentato come necessario ed urgente, con disappunto giustificato della perpetua, che ne disapprovava l’eccessiva frequenza. Questo sistema di ‘autoaggiornamento economico’ è ormai scomparso, anche perché i prodotti sfusi vengono imbustati in più comodi contenitori di plastica riciclabile. Ecco un altro motivo, probabilmente, per cui la curiosità dei potenziali lettori tende a diminuire, se non a scomparire, e con essa il “culto” della conoscenza disinteressata: ma anche, forse, premessa per conservare una mente lucida, attiva e giovanile, fino alla tarda età.  

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