Murale inizio via Pietro Nenni, cattura di Caracciolo da parte di due Sanfedisti: opera dell'artista calvizzanese Ivano Felaco |
La ricostruzione storica degli ultimi giorni dalla
tragica vita dell’ammiraglio Caracciolo risulta piuttosto difficoltosa, in
quanto, nonostante siano state prodotte diverse narrazioni, alcune delle quali
ben romanzate, vi sono, a riguardo, solo pochi riferimenti storici. Le notizie,
oggetto del seguente modesto lavoro, sono state attinte dalle più qualificate
opere sulla vita dell’eroico ammiraglio. Ricercato dalle guardie borboniche su
espressa richiesta della regina, Caracciolo, prima di raggiungere Calvizzano,
ebbe un incontro con Ambrogio Caracciolo di Torchiarolo, ufficiale
borbonico suo familiare, il quale gli riferì che Nelson aveva
arbitrariamente annullato i patti della capitolazione, nonostante la
determinata opposizione del cardinale Ruffo che era riuscito a
convincere il sovrano a sottoscriverli. Allora Caracciolo, prima di partire per
Calvizzano, raggiunse segretamente la duchessa di Motta Bagnara, Ippolita
Ruffo, sua cugina da parte paterna, nel palazzo di costei detto di “Bagnara”
nell’attuale piazza dante, all’epoca denominata largo Mercatello. L’intento era
volto ad attingere notizie dal cardinale Fabrizio Ruffo, sulla sua
sorte. La duchessa si diresse subito in compagnia della sua familiare, la
duchessa di Baranello, nipote del cardinale, al ponte della Maddalena (inizio
di San Giovanni a Teduccio) dove nel palazzo ai Granili il prelato aveva
stabilito il suo quartiere generale. Ricordiamo agli affezionati lettori, che Ferdinando
IV, dopo che aveva abbandonato Napoli e il suo popolo, scappando a Palermo,
il cardinale Ruffo riuscì ad organizzare un esercito costituito da uomini
pronti a dare la loro vita, tra cui tanti fedelissimi del re, altri ben
retribuiti e tantissimi invasati di fede cristiana, eccitati dal proclama (di
cui allego copia) a firma del cardinale Ruffo, che, facendo leva sui loro
sentimenti di cristianità e sull’amor patrio, li incitava ad affrontare l’invasore
francese e i sostenitori della Repubblica Partenopea. Marciando su Napoli
sgominarono con inaudita violenza i pochi rivoluzionari che tentarono di
ostacolare la loro marcia. Giunti a Napoli, repressero con ferocia violenza l’ultima
strenua resistenza posta dai rivoluzionari e si abbandonarono a irrefrenabili
atti di violenza per tutta la città, anche contro comuni e inermi cittadini.
Ritornando alla duchessa di Motta Bagnara e alla sua amica furono subito
ricevute dal Cardinale a cui chiesero in maniera accorata notizie sul destino
di Francesco Caracciolo. Il cardinale con tono deciso rispose: “fuggire e
presto”. Ritornate a casa, a Caracciolo che le attendeva, in compagnia del
fido Chiapparo, riferirono la triste notizia, invitandolo a passare la
notte lì al sicuro. Caracciolo, probabilmente, per non compromettere sua
cugina, decise di ripartire subito per Calvizzano. In quel momento
iniziò un vero e proprio calvario umano per l’eroico ammiraglio, durato fino
alla sua cattura e alla crudele, ingiusta e disonorevole fine. Cresciuto nell’agiatezza
della sua condizione nobiliare, valente e coraggioso ammiraglio, osannato dai
più come indiscusso dominatore dei mari, vedeva minacciata la sua vita, ben
conoscendo l’ignominia di Ferdinando IV e quanto fosse succube di sua moglie,
degli inglesi e quanto facilmente condizionabile anche da altri esponenti di
potenze straniere alleate. Queste considerazioni fecero crescere in lui il
timore che Ferdinando IV realmente non avrebbe rispettato i patti della
capitolazione, come aveva già saputo. La storia dimostrò dopo poco che i suoi
timori erano purtroppo fondati. Così, con il favore delle tenebre, raggiunto il
Vomero salendo dall’attuale via Salvator Rosa, pernottò nella villa del medico De
Rogatis amico del predetto don Ambrogio Caracciolo di Torchiarolo e,
alle prime luci dell’alba, si diresse verso Calvizzano con Antonio Chiapparo.
Dopo un faticoso viaggio a piedi, attraversando anche un impervio bosco, vi
giunsero sistemandosi nel Palazzo Ducale. Caracciolo riteneva Calvizzano un
luogo sicuro, avendovi trascorso tanti giorni felici con la sua amatissima
madre Vittoria Pescara di Diano duchessa di Brienza e per la gratitudine
che molti paesani gli dovevano, essendo stato sempre prodigo di favori nei loro
riguardi (anche questa circostanza è menzionata da molti storici). Sembra poi
certo che da Calvizzano fece di nascosto una rapida sortita a Portici e poi a
Torre del Greco. Per il resto, con il prossimo articolo cercherò di dare una
mia ricostruzione delle ultime drammatiche ore che portarono alla sua cattura e
al processo farsa organizzato da Orazio Nelson. A presto…
Peppino Pezone
Il proclama